Siamo le nostre storie

Non è per niente facile parlare di Wellness il romanzo composito e denso di Nathan Hill.

Sicuramente Wellness è la storia di Jack ed Elizabeth e di quanto le loro rispettive famiglie abbiano condizionato la loro vita.

Sicuramente è una storia d’amore, dall’inizio incerto e fragilissimo di due estranei che si osservano, di nascosto da una finestra fino ai dubbi sul matrimonio che dopo vent’anni ha perso smalto ed entusiasmo.

Sicuramente è un romanzo su tutta la complessità della vita moderna, sui continui stimoli che riceviamo, sulle notizie contraddittorie, sul vero e il falso, sulle teorie che comprovano qualcosa e quelle che dimostrano l’esatto contrario. Un romanzo che a tratti pare quasi un saggio nell’analizzare molti aspetti del vivere: dalla presenza di un leader, riconosciuto o meno, in ogni gruppo sociale, agli studi sulla coppia; dalla psicologia dell’amore a prima vista, alla complessità e per certi versi obsolescenza del matrimonio romantico. E ancora il meccanismo psicologico che ci fa credere alle storie che inventiamo, a volte per coprire un buco, una pecca, una bugia, a volte solo per sentirsi migliori, perché una bella storia legittima, in qualche modo, il nostro stare al mondo. Perché se ci riflettiamo bene noi siamo le nostre storie, siamo quello che decidiamo di raccontare e quello che omettiamo, quello che infiocchettiamo o riduciamo all’osso, per giustificarci, per poter sopravvivere, per andare avanti, per spiegare il nostro passato, le nostre scelte, i nostri errori.

«Il segreto è persistere nella propria fantasia finché la fantasia non diventa realtà.»

Un romanzo che parte come un originale ed affascinante storia d’amore ma che lascia presto il posto a tutt’altro.

Jack che vorrebbe essere artista anche se non sa bene come e vive un costante ed inconsapevole senso di colpa che lo porta ad addossarsi la responsabilità per qualsiasi cosa solo per non far arrabbiare o intristire nessuno.

Elizabeth che frequenta psicologia cognitiva, economia comportamentale, biologia evolutiva, neuroscienze e teatro, perché vuole studiare la condizione umana nel suo complesso affrontandola da ogni angolazione possibile, e non si sente mai pienamente realizzata, ma tende ad analizzare ogni singolo avvenimento o sensazione.

Nel mondo dell’economia, gli esseri umani erano agenti razionali, che perseguivano con caparbietà e intelligenza il proprio interesse personale. Nel mondo di Sanborne, gli esseri umani erano matti, vittime di ogni sorta di illusioni, preda dei minimi stimoli, facilmente ingannabili, contraddittori, autodistruttivi, inaffidabili, malleabili, impulsivi, e agivano in base a motivazioni sconosciute persino a loro stessi, rendendo tutti infelici. Il mondo descritto in un manuale di microeconomia era una ricerca razionale e organizzata della massima felicità. Quello che offriva Sanborne era un mondo in cui la felicità era una soddisfacente funzione che celava le motivazioni più oscure della mente, il che si accordava abbastanza bene con le osservazioni di Elizabeth stessa, il suo sconcerto per i sentimenti caotici, superficiali e incoerenti delle persone.

In mezzo la loro vita imperfetta, il conoscersi, l’innamorarsi, il sentirsi anime gemelle, il vivere insieme, lo sposarsi, il fare un figlio, il decidere di comprare la casa che rappresenti “un per sempre”, la crisi, l’incertezza che nasce dopo tanti anni insieme, le cose non dette, le omissioni più o meno inconsapevoli sul passato, sui buchi dell’anima, sulle insoddisfazioni delle rispettive vite. E la storia delle loro famiglie, l’origine di ciò che sono: le praterie del Kansas, la sorella Evelyn dall’animo ribelle, maestra di vita e d’arte, per Jake; la famiglia arricchitasi tramite truffe e raggiri da cui vuole prendere le distanze Elizabeth.

L’aspetto più incredibile di questo libro è l’incastro perfetto di ogni singolo elemento. Ogni particolare che leggiamo si rivela pagine dopo, dimostrando come le azioni o le scelte fatte siano sempre scaturite ad una reazione inconscia o volontaria a qualcos’altro.

Impossibile raccontare qualcosa di più, chi ha la voglia e la curiosità di partire per il viaggio raccontato da Hill deve lasciarsi immergere dalla storia, farsi portare dentro l’universo descritto, consapevole che troverà brandelli di sé, riflessioni che probabilmente gli hanno già attraversato la mente, e troverà momenti in cui rispecchiare la propria esperienza personale.

Un romanzo di settecento pagine che arrivati alla fine si abbandona con sincero dispiacere, perché si avrebbe voglia di saperne di più sia di quello che succederà a Jack ed Elizabeth, ma anche perché tutte le informazioni su effetto placebo (fede o simbolo che spinge a credere a qualsiasi chimera), condizionamenti dei media, teorie psicologiche dello sviluppo, sull’educazione, sui rapporti di coppia sono talmente interessanti e hanno talmente tante connessioni con la nostra vita da non averne mai abbastanza.

Perché Wellness ha l’effetto di farci riflettere come in uno specchio su quello che siamo, su chi eravamo (chi non ha mai pensato che tutte le idee e l’entusiasmo del suo io ventenne sono sfumate e in qualche modo tradite crescendo?), sulle esperienze ed influenze che ci hanno fatto diventare così (il voler emulare o prendere le distanze dall’esempio della nostra famiglia e dei nostri genitori, ad esempio), sulla vita in questo pazzo mondo (esisterà davvero o sarà solo una simulazione di qualche folle creatore di videogiochi?), lasciandoci alla fine pieni di domande ma sicuramente arricchiti come è giusto faccia ogni romanzo degno di questo nome.

Odiava il giovane che era stato? Quel moccioso egoista e presuntuoso? O odiava l’uomo che era diventato? In un certo senso odiava entrambi. Vedeva il suo io più vecchio attraverso gli occhi del suo io più gioviane e si sentiva tradito. Adesso aveva un mutuo e un fondo pensione, un lavoro per il quale si vestiva bene, un matrimonio, un figlio. Il suo io più vecchio aveva abbandonato tutti i principi del suo io più giovane. Ritagliava i buoni sconto. Si svegliava presto. Indossava pantaloni eleganti. Possedeva un orologio. E si rammaricava del tatuaggio.

Come possono due persone così diverse abitare nello stesso corpo?

Wellness di Nathan Hill grazie anche a continue digressioni storiche, psicologiche, sociologiche, che arricchiscono il tessuto narrativo sena appesantirlo ci parla anche di gentrificazione, di padri incapaci di ammettere e correggere i propri errori, di difficoltà di comunicazione, della nascita di Facebook e dei trucchi dell’algoritmo, del vano tentativo che ognuno di noi fa per sfuggire al passato, dell’infinità potenza delle storie e della letteratura, di arte (da Gotico Americano a La prateria in fiamme) che può rappresentare una rottura o essere solo l’ennesimo inno al potere e di molto, moltissimo altro.

Insomma un romanzo acuto e colto, con ben dieci pagine di bibliografia finale, che unisce narrativa e saggio antropologico, che non solo coesistono ma dialogano insieme in un mix a cui non si smette di pensare per parecchio e su cui si torna a ragionare a distanza. Un testo ellittico affascinante e coinvolgente, estremamente attuale che si candida ad essere una delle letture migliori di quest’anno.

Wellness di Nathan Hill 2023 – Rizzoli (2025)-  traduzione di Alberto Cristofori pag. 732

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