Susan Ryeland, editor di una piccola casa editrice inglese con pochi titoli in catalogo, è pronta ad immergersi nella lettura dell’ultima fatica di Alan Conway, autore di punta e ideatore della serie di Atticus Pund, infallibile investigatore dalla tragica storia alle spalle.
L’editor inizia a leggere il manoscritto e noi lettori ci ritroviamo catapultati in un classico giallo all’inglese: un sonnolento paesino della campagna inglese degli anni Cinquanta, misteri, segreti e bugie, in un’atmosfera alla Agatha Christie.
La storia inizia con una donna impicciona caduta dalle scale in una casa chiusa dall’interno. Il caso è qualificato subito come incidente, ma dopo poco si verifica la morte, molto più cruenta, del padrone di cosa, un lord arrogante che ha appena venduto un bosco per lottizzare. Ad indagare sui due fatti, apparentemente slegati, un vecchio investigatore metà tedesco metà greco, con un’infausta diagnosi che gli lascia pochi mesi di vita.
Nell’idilliaca atmosfera di un piccolo villaggio vicino a Bath, tutti gli abitanti nascondono qualcosa: dal vicario, alla moglie del lord, dalla sorella gemella senza un soldo, al proprietario di un negozio di antiquariato dal passato non proprio specchiato…
Ma quando manca un unico capitolo per svelare il colpevole e comprendere tutto il meccanismo, Susan e noi con lei, si accorge che al manoscritto manca l’ultimo capitolo.
E la sorpresa ed incredulità aumentano quando scopre che l’autore del giallo, un uomo vanesio e ingestibile, che la celebrità ha reso ancor più irritante ed arrogante, ma da cui dipendono il destino di Susan e della casa editrice per cui lavora, si è buttato da una torre della sua abitazione. Qualcosa però non torna. Tutti quelli che circondavano l’autore: il compagno, l’ex moglie, il vicino di casa, la sorella, ma anche il vicario della chiesa locale, il produttore televisivo, il cameriere che aveva partecipato ad un seminario di scrittura poterebbero essere autori di un omicidio travestito da suicidio.
Inizia un’indagine atipica, in cui la donna si immedesima negli autori tanto amati e letti tante volte e cerca di venire a capo del mistero. Perché Susan intravede troppi riferimenti e coincidenze tra la vicenda romanzata e quella reale: la storia di Atticus Pünd e quella del suo creatore Alan Conway, sembrano intrecciarsi inesorabilmente. Ma sarà davvero così o è solo frutto della sua immaginazione? La lettura del giallo incompiuto non l’avrà suggestionata troppo? E soprattutto sarà in grado, come gli amati investigatori di carta, di dipanare la matassa, trovare il colpevole e capire tra gelosie, avidità e ambizioni sfrenate, qual è il movente? Perché non basta stilare la lista dei sospetti, trovare un movente per ognuno e fare una serie di domande per arrivare alla soluzione.
Già quanto detto fin qui rende la lettura de I delitti della Gazza Ladra estremamente intrigante, un doppio giallo, due piani temporali diversi, a cui si aggiunge il dietro alle quinte che si cela dietro alla pubblicazione di un libro: le ambizioni degli scrittori, nonché le loro gelosie, le politiche editoriali, i diritti televisivi, i personaggi seriali, che regalano gioie e dolori agli autori delle stesse. E l’indagine condotta da chi investigatore non è, consapevole che leggere un giallo e dipanarlo non sia proprio la stessa cosa.
“Leggere le imprese di un detective è un conto, calarsi nei suoi panni è tutt’altra cosa. Ho sempre adorato i gialli. Non solo per mestiere. Li divoro per piacere personale, ne faccio delle vere e proprie scorpacciate. Avrete senz’altro provato la sensazione di quando fuori piove, dentro casa c’è un bel tepore e letteralmente ci si perde in un libro. Continui a leggere e man mano senti le pagine scorrere tra le dita, finché d’un tratto quelle che mancano sono meno di quelle che hai letto e allora vorresti rallentare, invece prosegui a perdifiato verso una conclusione che hai quasi paura di scoprire. È questo l’eccezionale potere dei gialli che, a mio parere, occupano un posto speciale nel panorama generale della narrativa perché tra tutti i personaggi il detective instaura una relazione particolare, per non dire unica, con il lettore.
I gialli ruotano attorno alla verità: né più né meno. In un mondo pieno di incertezze non proviamo forse una naturale soddisfazione nel voltar l’ultima pagina sapendo che tutti puntini sono stati messi sulle I? Le trame ricalcano la nostra esperienza nel mondo. Siamo circondati da tensioni e ambiguità e trascorriamo metà dell’esistenza a tentare di risolverle, assaporando forse soltanto sul letto di morte il momento in cui tutto acquista un senso. Il piacere che infondo regalano tutti i romanzi gialli. La ragione della loro esistenza […] In tutti i libri che mi vengono in mente ci ritroviamo sempre a seguire le orme dei nostri eroi: spie, soldati, innamorati, avventurieri. Con il detective invece lavoriamo fianco a fianco. Fin dall’inizio abbiamo lo stesso obiettivo, in fondo banale, scoprire la verità…
Certo, i detective sono più astuti di noi. È quello che ci si aspetta da loro. Ciò non significa che siano modelli di virtù. Holmes è depresso. Poirot è vanitoso. Miss Marple è brusca ed eccentrica. Non devono neppure essere attraenti. […] Tutto questa premessa fa di me un narratore/investigatore di dubbia qualità. A parte non possedere alcuna qualifica, potrei non essere così in gamba. Ho cercato di descrivere tutte le persone che ho incontrato, i discorsi che ho sentito e, cosa più importante, i miei ragionamenti.”
Quello che ci offre Horowitz è un meccanismo a scatole cinesi, un romanzo dentro un altro romanzo e non l’accenno o la bozza di un libro, ma una vera e propria opera, con un carattere tipografico diverso, tanto per non sbagliarsi, una vera e propria suddivisione in capitoli, personaggi vibranti, un delitto misterioso e un detective che indaga.
Come ogni giallo classico che si convenga l’arte del non detto, del sospetto, delle bugie e delle omissioni dove tutti appaiono colpevoli o con almeno un movente per uccidere è centrale.
Riuscita anche l’alternanza tra le atmosfere del giallo classico, lineare e coinvolgente, a quelle più moderne di un’indagine condotta da una non professionista, che pur avendo entusiasmo e intuito, non è detto sia in grado di arrivare alla soluzione.
Horowitz ha una scrittura accattivante, fluida e di grande impatto. E I delitti della gazza ladra è un ipnotico giallo al quadrato, brillante e sorprendente.
I delitti della gazza ladra di Anthony Horowitz – Nero Rizzoli (2021) – traduzione di Francesca Campisi – pag. 528