Amore o ossessione?

Una lunga, ripetitiva, ossessiva analisi d’amore.

Questo è il sottotitolo necessario a questo romanzo.

Chi si appresta o vuole leggere Un amore senza fine di Scott Spencer deve essere consapevole che non leggerà una storia d’amore ma leggerà una sorta di seduta psicoanalitica in cui il protagonista esporrà l’oggetto della sua psicopatia.

Probabilmente per apprezzare appieno la potenza di questo libro bisogna essere adolescenti o per lo meno ricordarsi molto bene la pulsione irrazionale e assoluta che domina quella fase della vita. Perché l’amore raccontato da Scott Spencer per ben 613 pagine è un ripetuto e sottolineato inno a quell’amore assoluto, totalizzante, assorbente, urgente, che può avere luogo solo quando si è molto giovani e tutti gli altri interessi, sentimenti, obblighi sfumano e si dissolvono nella potenza di ciò che si sta vivendo. Perché in queste 600 pagine succedono davvero poche cose, e il centro della storia è il continuo lavorio della mente del protagonista. E’ l’analisi minuziosa di quello che prova, vive, vede ad essere messo sotto il microscopio e vivisezionato fino alla più piccola particella. David, il protagonista, è insieme vittima e carnefice di sé stesso e delle sue contorsioni psicologiche. Nella sua mente, nell’analisi spietata e ripetuta che ne fa, l’amore finisce col trasformarsi in ossessione, ad attorcigliarsi come una spirale cieca e distruttiva. Il ricordo di Jade, di quello che hanno vissuto, la separazione da lei diventa una malattia, un pensiero fisso e costante in cui ostinazione, testardaggine e nostalgia, si mischiano in un connubio senza fine di pulsione irrazionale.

“Se l’amore senza fine era un sogno, allora tutti noi lo condividevamo, ancor di più di quanto potessimo condividere il sogno d’essere immortali o di riuscire a viaggiare nel tempo, e se qualcosa mi differenziava da tutti gli altri non erano i miei impulsi bensì la mia testardaggine, la mia disponibilità di portare il sogno oltre quei limiti che erano stati concordati come ragionevoli, a dichiarare che quel sogno non era un delirio della mente ma una realtà altrettanto tangibile dell’altra più tenue, più infelice illusione che chiamiamo vita quotidiana”.

Un amore talmente assoluto per il protagonista da rimanere un faro anche a distanza di anni, da non sbiadire nemmeno nella memoria, da rimanere vivido e reale anche rispetto al tempo che passa e quindi destinato a non cadere mai nell’oblio.

E ovviamente per un adolescente alle prese con la prima storia importante, insieme al sentimento vi è la pulsione sessuale, l’attrazione fisica, l’insaziabile fame dell’altro, la necessità di esplorare ogni centimetro, ogni piega, ogni spazio del corpo dell’altro. La scoperta del sesso ha dunque una inevitabile centralità e si mischia a quel senso di assoluto tipico dell’età che tende a bastare a se stessi ed escludere tutto il resto.

Nel primo amore tutto è assoluto, tutto ci appare possibile. Il senso di onnipotenza è totale e ottundente come una droga. I sensi sono amplificati e quello che viviamo è elevato a potenza. Un amore senza fine è il racconto intimo e febbrile di questa ammaliante ebrezza. Scritto con l’energia, il furore, l’oscurità, del primo amore. Un amore ingombrante, schiacciante, disarmante. Un amore che sboccia e si consuma come un fuoco che arde, che brucia ogni cosa e sconvolge tutto. Un amore che coglie di sorpresa e che amplifica ogni sensazione, ogni sentimento. Un amore che esclude e tiene fuori tutto quello che c’è oltre sé: il mondo, la scuola, l’arte, la società, la famiglia e le regole non sono ammessi in questo rapporto di coppia che è non solo totale, ma anche totalizzante, nel senso che “si basta nel suo stesso essere tutto”.

Il lettore viene sommerso dalle parole, dai sentimenti, dall’ardore di David anche se non può fare a meno di chiedersi se questo è davvero AMORE. Se questa totale e dissociante forma di ossessione può davvero essere definita così.

David è figlio di genitori comunisti, freddi e mal assortiti e trova nella famiglia Butterfield, la famiglia di Jade, l’ambiente stimolante ma anche un po’ strano che non può fare a meno di attirarlo. La massima libertà, l’uso di droghe prese tutti insieme, quella modalità intellettuale e svagata molto bohemien, anticonformista, disinibita, lontana da regole e costrizioni non può non affascinare il ragazzo. Soprattutto la madre di Jade, Ann che a sua volta è attratta in modo oscuro da David, che rappresenta ai suoi occhi la follia e l’ebrezza dell’amore giovanile, che vorrebbe rivivere sulla propria pelle e che invece le appare lontanissimo. Mentre il padre, Hugh, è il primo a rendersi conto dell’inadeguatezza della relazione delle figlia, strappata troppo presto dall’infanzia e data in pasto ad un amore che prende tutto senza scuse e senza attenuanti.

Nella lunga ricostruzione di questo amore senza fine troveranno spazio le storie di entrambe le famiglie e il modo in cui il sentimento furioso ed ingestibile inghiottirà anche le vite di chi orbita intorno a David e Jade.

Un amore senza fine, considerato, ormai, un classico della letteratura nordamericana del ‘900 pubblicato nel 1979, è considerato un romanzo cult e un best-seller internazionale da oltre 2 milioni di copie vendute, tradotto in 20 lingue, candidato al National Book Award e inserito nei migliori libri di quell’anno dal New York Times. Un romanzo da cui sono state tratte due trasposizioni cinematografiche, di cui una del 1981 di Zeffirelli con una giovanissima Brook Shields.

Tutto è al suo posto. Il passato riposa, respira debolmente nel buio. Non mi sta più addosso come un tempo; ora sono io che devo girarmi ed allungare un braccio, se voglio toccarlo. E’ notte e sono solo e ho ancora tempo, un momento ancora. Mi trovo su un lungo palcoscenico nero, con un cerchio di luce su di me: è il mio amore per te, un amore che dura. Sono fuggito – o forse sono stato espulso – dall’eternità e sono tornato nel tempo. Ma ne esco fuori ancora una volta per cantare quest’aria, questa confessione, questo testamento senza fine: le mie braccia sono spalancate non per accogliere te ma il mondo, il mistero in cui siamo imprigionati. Non c’è orchestra, non c’è pubblico; è un teatro vuoto nel mezzo della notte e tutti gli orologi del mondo ticchettano. E per l’ultima volta ti vedo, Jade, non mi importa e neanche mi chiedo se sia pazzia: vedo il tuo volto, vedo te, te; ti vedo in ogni ordine di posti.

Concludendo mi è piaciuto questo romanzo? Ni

Lo consiglierei? Non lo so, perché chi si appresta a leggerlo non deve pensare ad una storia sentimentale, non deve credere di leggere il racconto di un amore senza fine, perché in queste pagine si troverà immerso nell’ossessione malata e fondamentalmente psicotica del protagonista.

All’inizio ho detto che bisogna essere adolescenti per apprezzarlo appieno, lo ribadisco, perché se a 17 anni avessi letto questo romanzo ne sarei rimasta ammaliata, vi avrei visto un riflesso della storia che stavo vivendo. Storia che oggi a distanza di anni valuto sbagliata claustrofobica, tutto sommato malata, ma che all’epoca mi pareva assoluta ed indimenticabile. Se deciderete di leggerlo sappiatelo, non state leggendo la storia di un amore ma quella di un’ossessione.

Un amore senza fine di Scott Spencer – Sellerio (2023) – Traduzione di Tommaso Pincio pag. 613

2 commenti su “Amore o ossessione?”

  1. Francesca Maglione

    Condivido a pieno la tua analisi, Laura. A distanza di giorni, ripensandoci, ho capito cosa non mi ha convinto di questo romanzo: manca un punto di vista che non sia quello del narratore protagonista. Ci sono le lettere di Ann e Jade ma occupano uno spazio troppo piccolo e non danno volume e complessità alla storia.

    1. Credo che l’autore abbia scelto di far vedere solo il punto di vista del protagonista, per far vivere pienamente al lettore il senso di totale obnubilamento che prova David, totalmente assorbito dalla sua ossessione, senza nessun intenzione di ragionare in altro modo…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *