Tilly e il treno dei libri perduti

Tilly e il treno dei libri perduti altra avventura a rotta di collo della piccola Mathilda.

Eccoci alla quarta e da quanto ho capito penultima avventura di Tilly, l’intrepida ragazzina inglese, che, dopo essersi scoperta librovaga e aver salvato in più occasioni il mondo dei libri, si ritrova ancora una volta alle prese con un super nemico e guai a non finire da risolvere. Anche perché stavolta Tilly deve salvare addirittura l’amatissimo nonno, caduto in una sorta di sonno profondo dopo aver toccato le pagine di un libro. Il libro in questione è una rara e preziosa edizione de Il mago di Oz, e sarà questo il romanzo in cui i nostri, ormai, amici letterari finiranno dentro, alla scoperta dei misteri nascosti tra le pagine della storia di Dorothy e dei suoi straordinari compagni d’avventura.

Rispetto ai libri precedenti qui Tilly e soprattutto il suo amico Oscar sono decisamente in secondo piano, perché il vero protagonista del libro, colui a cui sono collegati una serie di misteri è Milo, il ragazzino conosciuto nella scorsa avventura a bordo del Sesquipedalian, un treno magico che viaggia e scorrazza tra le storie, guidato da Horatio Bolt, di cui Milo è il nipote.

Il ragazzo conosce davvero poco della sua vita, del mistero che avvolge la morte dei genitori e del potere del treno su cui vive. Lo zio, non si sa se per proteggerlo o per controllarlo non gli ha mai rivelato nulla del suo passato per questo quando Milo ha la possibilità di metter le mani su un libro che contiene ritagli con annotazioni e didascalie e foto che molto spesso lo immortalano, il suo cuore perde un colpo. Ha forse la possibilità di conoscere finalmente qualcosa di più sulla sua famiglia e sul suo passato? Di penetrare nei misteri celati con tanta attenzione da suo zio?

Ma il ragazzo ha poco tempo per poterne capire di più tutta la sua attenzione deve essere dedicata al misterioso Alchimista, un potente ed enigmatico cliente di Horatio che vuole che Tilly usi il suo straordinario potere di librovaga per impossessarsi di qualcosa che lo renderà ancora più potente e gli permetterà di impossessarsi di un arcano Libro dei Libri.

«Dunque», proseguì «visto che la mia speranza è innanzitutto quella di stringere con te, Matilda, un accordo d’affari estremamente redditizio, sono ben felice di condividere con voi qualche informazione aggiuntiva. Non è un libro . E’ il libro. Il libro dei libri. Contiene i segreti del librovagare e della libromagia stessa. Rivela perché alcuni lettori sono capaci di viaggiare all’interno dei libri, mentre altri no. Ci dirà da dove proveniamo. Immaginate quello che potremmo fare con una simile conoscenza! Immaginate i traguardi che potremmo raggiungere!»

Lo zio di Milo sta probabilmente cercando di contrastare i piani dell’Alchimista con un’altra appassionata studiosa la Botanica, anche se il suo “doppiogioco” può costargli caro.

Tra corse sfrenate, viaggi sul Sesquipedalian, ricerche nel magico mondo di Oz e tuffi nella laguna di Venezia, Tilly e Milo, a cui si aggiungerà sul finire Alessia, figlia dell’Alchimista, e decisa a fermare il padre nelle sue mire folli, Anna James ci regala un’altra avventura a rotta di collo sulle ali della fantasia. I suoi libri, nonostante siano sempre piuttosto corposi, almeno quattrocento pagine, sono estremamente scorrevoli e, dopo poche pagine si viene completamente risucchiati nella storia, con la voglia di scoprire in cosa si imbatteranno stavolta i nostri eroi.

E se in Tilly e il treno dei libri perduti si sente un po’ la mancanza della centralità di Tilly, l’idea di spostare attenzione e storia su Milo danno nuovo lievito alle vicende che rischiavano di diventare ripetitive e di annodarsi su se stesse.

Ovviamente aspettiamo il prossimo che, come detto all’inizio dovrebbe essere l’ultimo e chiudere definitivamente le vicende della nostra amata librovaga, per vedere come deciderà di proseguire l’autrice inglese e se la protagonista della saga tornerà ad essere centrale.

Tilly e il treno dei libri perduti di Anna James – traduzione di Francesca Crescentini – Garzanti (2023) pag. 431

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