Gli Inadottabili

Dopo La casa che mi porta via ecco un altro piccolo capolavoro assolutamente da non perdere. Se il primo trattava un argomento spinoso e difficile, come il momento di passaggio dalla vita alla morte, in modo delicato e poetico. Questo ci regala un’avventura sorprendente e adrenalinica. Un romanzo potente ed indimenticabile con personaggi vividi, anche grazie alle bellissime illustrazioni di Ayesha L. Rubio inserite all’inizio di ogni capitolo.

Siamo ad Amsterdam nel 1892, all’Orfanotrofio del Piccolo Tulipano, un luogo freddo e malsano retto con il pungo di ferro da una direttrice austera, l’espressione tagliente, sempre preannunciata dal ticchettio dei suoi stivaletti rossi, Miss Gassbeck, che ha imposto regole severe sia per l’ammissione che per la permanenza nell’istituto.

E veniamo subito catapultati nella storia facendo la conoscenza dei cinque protagonisti; cinque ragazzini davvero fuori dal comune.

C’è Milou, la protagonista assoluta, colei che crede fermamente che la sua famiglia d’origine non l’abbia abbandonata, che sia stata costretta, per qualche grave motivo, a lasciarla lì, ma che tornerà senza dubbio a riprenderla. Ha un Libro delle Teorie, che porta sempre con se’ e su cui annota scrupolosamente tutti gli indizi e le teorie che formula sui suoi genitori.

C’è Dita intraprendente ed intelligente ragazzina, con una vera e propria passione per i calcoli, un piccolo ingegnere in gonnella.

C’è Sem, goffo e poco aggraziato, il ragazzo più gentile e altruista di Amsterdam, abilissimo nel cucito.

C’è Oval un ragazzino dai tratti asiatici, che disegna incredibili e dettagliate mappe della città, oltre ad essere estremamente talentuoso.

E infine Finny, dolce, timida, amante degli animali e ottima cuoca. Non sorride spesso, ma quando lo fa un’intera galassia di stelle brilla nei suoi occhi.

Sono arrivati tutti nell’orfanotrofio ad un mese di distanza l’uno e dall’altro, violando le regole imposte dalla direttrice e sempre scrupolosamente osservate da tutti, e sono rimasti fra quelle gelide mura a subire le angherie e il duro lavoro per dodici lunghi anni, senza che nessuna famiglia li scegliesse. Per questo hanno formato una famiglia fra loro e hanno imparato ad essere solidali ed uniti come non mai e a superare, grazie all’arguzia, l’intraprendenza e la forza d’animo, parecchie disavventure.

Un libro che tiene incollati alle pagine pieno di avventure, colpi di scena, emozioni. Mentre scorrono le pagine ci perdiamo tra i canali di Amsterdam, viviamo in un mulino abbandonato, entriamo in un laboratorio di orologi, assistiamo ad un mirabolante spettacolo di marionette, leggiamo un racconto popolato di creature oscure e scaliamo un albero su cui sono incisi tanti nomi. Trepidiamo con Milou e con la sua speranza di ritrovare la famiglia perduta; soffriamo con Oval che, per i tratti orientali, si sente ancora più diverso degli altri; gioiamo della felicità di Finny quando adotta Mozart; ci inteneriamo per la goffaggine di Sem e siamo orgogliosi delle invenzioni di Dita. E soprattutto sentiamo il calore di un focolare, l’allegria di una famiglia riunita intorno ad un tavolo, e comprendiamo, ancora una volta, che famiglia non è solo un padre, una madre, dei figli, ma tutti quei legami in cui hanno valore più i sentimenti che il sangue, la voglia di esserci e di aiutare, accantonando i propri desideri e bisogni per il bene dell’altro, in cui il senso di appartenenza e di amore che lega le persone è veramente l’unica cosa che conta.

La letteratura è piena di storie di orfani, come non pensare ad Oliver Twist e David Copperfield di Charles Dickens, o Tom Sawyer e Huckleberry Finn di Mark Twain, senza dimenticare il più recente e famoso Harry Potter di J.K. Rowlings. Ragazzini che, nonostante tutto, riescono a far fronte a tutte le ingiustizie, le traversie e gli abusi a cui sono sottoposti e a scrivere la propria storia. Da oggi, a questa, sicuramente incompleta lista, aggiungerò senz’altro anche i fratelli Poppenmaker.

Gli Inadottabili di Hana Tooke – Rizzoli editore (2020) – pag. 411

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