Ancora una volta non sapevo bene cosa aspettarmi da questa nuova proposta Keller se non che ogni loro libro è sempre una garanzia. E non fa eccezione neppure questo.
Un’estate grandiosa di Ewald Arenz è un romanzo che parte in un modo, vira verso tutt’altro e ci regala una riflessione sulla giovinezza, sulle scelte e sulle possibilità.
Casa nostra era troppo piccola. Sei figli. Due cani. E due gatti. Sembrava che i miei genitori avessero bellamente ignorato la scarsa metratura del nostro appartamento. Era meraviglioso quando volevi far parte di un insieme variegato e chiassoso. Era orribile quando volevi startene per i fatti tuoi.
Friedrich aveva assaporato un’estate spensierata, in vacanza con i genitori ed i fratelli, senza problemi, ma i debiti in matematica ed in latino rivoluzionano i suoi progetti e si trova bloccato a casa della nonna Nana con cui ha un ottimo rapporto e con il suo severo marito, il Professore, un medico stimato ma un nonno tanto severo a cui ha dovuto dare del “lei” fino al compimento dei dodici anni.
A rendere l’estate meno pesante la presenza della sorella Alma, che rimarrà in città per frequentare il corso da infermiera e il miglior amico Johann a cui si unirà Beate, la ragazza dal costume verde bottiglia e i capelli scuri, che ha visto una sola volta in piscina ma che ha già conquistato irrimediabilmente il suo cuore e che farà di tutto per rincontrare.
Un’estate grandiosa di Ewald Arenz racconta l’evoluzione, il cambiamento, la maturazione di un giovane che trova incomprensibile la matematica e noioso il latino, che adora il fratellino Kolja e il suo profumo di bambino, incurante dei brutti voti, senza progetti per il futuro, ma che grazie alle tecniche del nonno, al lavoro che quest’ultimo lo costringe ad accettare all’istituto di batteriologia, e soprattutto agli eventi che lo vedranno protagonista e spettatore, vedrà quell’estate come una sorta di pietra miliare a cui fare riferimento, rappresentando un punto di non ritorno.
Il tempo vissuto con i nonni, i ricordi della loro vita, la scoperta di un diario, in cui la nonna annotava gli episodi della sua vita e le emozioni che provava, lo metteranno a contatto con un passato che non conosceva bene, quello della seconda guerra mondiale, facendolo riflettere su cosa vuol dire vivere in mancanza di tutto, con la paura costante per la propria vita e quella dei propri cari, delle malattie senza cura a causa di condizioni igieniche inimmaginabili, dell’impossibilità anche solo di immaginarsi un futuro migliore.
E così in quell’estate grandiosa Friedrich assaporerà i momenti trascorsi con i nonni, scoprendo l’importanza della famiglia come centro di sostegno e affetto; il batticuore del primo amore e l’emozione del primo bacio; le avventure anche inconsulte ed irresponsabili con gli amici; ma anche il tradimento, i deliri della mente e le difficoltà di fare la cosa giusta nei momenti difficili.
Poi all’improvviso si mise a piangere e lasciò cadere il sacchettino, io mi sedetti lì accanto e l’abbracciai, lei abbandonò la testa sul mio petto e continuò a piangere in silenzio, mentre con molta, moltissima cautela le tenevo una mano sui capelli, la stringevo e le sussurravo quanto mi era mancata, e che non avrei mai voluto essere da nessun’altra parte se non su quel parto in mezzo alle cavallette con lei tra le mie braccia.
Arenz è bravissimo nel restituire gli impacci e l’innocenza di Friedrich, la sua insicurezza e i suoi sogni, in un’altalena di sali e scendi che lasciano segni indelebili nell’animo di chi la sperimenta.
E Arenz, grazie anche ad un linguaggio veloce, che corre, proprio come il suo protagonista, sperimentando la vita e mettendosi alla prova ci regala un romanzo di formazione intriso di nostalgia, ma anche pieno di slancio e momenti divertenti.
Un’estate grandiosa di Ewald Arenz [Der Grobe Sommer 2021] – tradotto da Scilla Forti – Keller editore (2024) – pag. 292