Chi è Génie?

Chi è Génie? La donna che il paese definisce matta. Matta perché non parla, se non alcune frasi smozzicate qua e là. Gènie la matta è una donna che lavora, lavora, lavora, si ammazza di fatica dall’alba al tramonto e oltre, anche quando tutti gli altri riposano. Génie non sdegna nessun lavoro: raccoglie legna, aiuta nell’uccisione del maiale, pulisce le stie dei polli e le gabbie dei conigli, munge le mucche, fa nascere i vitellini. C’è per la vendemmia, la semina o la raccolta della frutta. Non è mai troppo caldo o troppo freddo, mai troppo tardi. Instancabile e silenziosa.

Génie è una reietta, tenuta ai margini da tutti compresa la sua famiglia, una delle più in vista della zona. Reietta, perché dopo una violenza subita è rimasta incinta. Ripudiata dalla famiglia, soprattutto dalla madre, vive in una casa in piena campagna, tra le tane delle volpi e i loro versi notturni.

«Una zingara. Ecco cosa sei diventata. Hai disonorato la più bella famiglia della regione. E adesso, non contenta di aver partorito una bastarda, vai a metterti nella famiglia più sordida del paese. Ma sta attenta. Lo sai come ti chiamano tutti, Gènie la matta. Gènie la matta, niente male. Posso farti rinchiudere in manicomio. Una matta in libertà tutti la guardano. Ma una matta rinchiusa se la dimenticano.»

Genie la vediamo attraverso gli occhi di sua figlia, Marie. Una bambina che osserva la madre e allo stesso la venera, è terrorizzata dall’idea che se ne possa andare senza di lei, che possa lasciarla sola, abbandonarla. Nonostante il suo continuo «Non starmi tra i piedi»; «Vai via di qui»; «Dormi», Marie cerca di non perderla mai di vista, di farle costantemente sentire il suo affetto, la suapresenza, di colmare il vuoto della madre. La aspetta di notte, le va incontro quando torna dal lavoro, si accontenta di un abbraccio durante la notte, e sogna di poterle dare finalmente qualcosa di bello.

In meno di duecento pagine Inès Cagnati racconta di una madre e di una figlia. Una madre apparentemente irraggiungibile a cui la figlia corre dietro quanto glielo permettono le sue gambette corte. Una madre impermeabile a qualsiasi tentativo di consolazione.

I suoi occhi avevano assunto il colore delle lacrime.

Diceva: «Non ho avuto niente, io.»
Io dicevo: «Hai me.»
Ma lei continuava a piangere.»

E una figlia che sogna. Sogna un futuro diverso, una famiglia, composta almeno da animali che possano lenire la sua solitudine, il suo bisogno di calore: una vaccarella, un cane, un anatroccolo.

Con uno stile scarno ma estremamente lirico, una scrittura nitida, essenziale e tagliente che in poche pagine descrive la dura vita della campagna, l’alternarsi delle stagioni, il ripetersi cadenzato e monotono dei lavori dei campi e vi inserisce la vita di una madre e di una figlia, due vite disperate escluse dalla loro comunità perché macchiate di un “peccato” che non hanno commesso ma subito. Tratteggia la loro solitudine e la loro miseria che non è solo materiale ma soprattutto spirituale.

Attraverso frasi ripetute, immagini ricorrenti, si rispecchia la vita ripetitiva e sempre uguale delle due donne che non prevede via d’uscita, una sorta di labirinto da cui è impossibile evadere. E se attraverso il sogno o l’immaginazione si può essere tentati a farlo, la realtà brusca e fatale taglia loro ogni possibilità di fuga.

«Quando se n’è andato, mi è venuta voglia di dirle che ero contenta di continuare gli studi e imparare delle cose su tutto quanto, che volevo andare a La Rochelle per vedere l’oceano perché non avevo mai visto l’oceano, e che dopo, un giorno, sarei tornata a prenderla e l’avrei portata a vedere l’oceano e i paesi dove le vigne salgono al cielo, dove nei boschi di acacie sulle rive dei ruscelli crescono i ciclamini selvatici e ti perdi all’infinito alla ricerca del loro profumo.»

Gènie la matta è un libro spacca cuore, poche pagine ma emotivamente dense ed intense che restano incollate alla pelle. Uno schiaffo in pieno viso, a mano aperta, che lascia il segno anche chiusa l’ultima pagina. Un cazzotto nello stomaco per la cattiveria umana che non ha remore a distruggere.

Gènie la matta di Ines Cagnati – Adelphi edizioni (2022) – pag. 184

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