Frankenstein

“Creatore spietato e senza cuore! Mi avevi dotato di sentimenti e di passioni, poi mi avevi scacciato, oggetto di disprezzo e di orrore per l’umanità”.

Ho conosciuto per la prima volta la storia di Frankenstein solo qualche anno fa. Fino a quel momento associavo, come molti, il nome alla creatura mostruosa, e la storia gotica, scritta da una giovane inglese, non mi ispirava nessuna curiosità. Grande è stata la mia sorpresa quanto ho scoperto che Frankenstein era il nome del creatore e che la storia era quanto di più romantico e tormentato si possa concepire.

Ci sono voluti altri anni per decidermi a leggere il romanzo di Mary Shelley e immergermi in questa storia cupa di desolazione e morte e rimanerne letteralmente rapita e conquistata.

Alla fine della lettura devo dire che nessuna simpatia e comprensione ho provato per Victor Frankenstein il creatore, l’uomo che sostituendosi a Dio decide di dare vita a pezzi di cadavere cuciti insieme, mentre ne ho provata tantissima per la creatura.

Un essere che viene abbandonato soltanto perché il suo aspetto desta repulsione nel suo stesso creatore. Un essere che da solo riesce a formarsi un pensiero critico, a provare sentimenti di affetto, di calore, di umanità, ma sempre a causa del suo aspetto repellente viene allontanato, cacciato, braccato. Un essere che vuole solo amore, comprensione, calore e che non ricevendone trasforma i suoi sentimenti in rabbia e in distruzione. Una creatura che vuole solo essere accettata per potersi finalmente rispecchiare negli occhi di chi l’ha messo al mondo e comprendere così la sua origine.

Il disprezzo con cui è trattato, lo sguardo di odio, o tutt’al più di compassione, penetra come una lama nel petto di questo personaggio e il suo animo intrinsecamente buono, si trasforma. Se non può far parte del consesso degli uomini, se non può essere trattati in modo uguale agli altri, allora può lasciarsi dominare dagli istinti più barbari ed animaleschi e compiere la propria vendetta, trasformando l’amore in odio, impedendo anche a chi non li ha accolti ed amati di essere felice.

A fare da contraltare alla dolente creatura senza nome, la figura del dottor Frankenstein, che, nel ripercorrere la sua storia, il suo dolore, mai prova rimorso, mai ha una parola di comprensione nei confronti di un essere da Lui messo al mondo e abbandonato, mai è consapevole di essere la sola causa delle disgrazie che gli cadono addosso.

In questa opera vedo rispecchiarsi l’arroganza dell’uomo che manipola la natura, gioca con la scienza, senza nemmeno domandandarsi quali saranno gli effetti delle sue sperimentazioni, dell’uomo che non si pone interrogativi etici prima di portare a compimento i propri esperimenti ma piange disperato quando il danno ormai è fatto.
E la creatura diventa simbolo del costante pregiudizio verso il diverso. Quella strisciante paura, che, a volte, diventa addirittura orrore, che genera in noi chi è difforme, per religione, per colore della pelle, per malattia, e così diventa mostro, senza nessun diritto, senza voce, destinato ad essere bandito dalla società civile, a celarsi.

Assolutamente da leggere per scoprire la travagliata vita di Mary e la nascita del suo capolavoro: Mary e il mostro di Lita Judge, una sorta di graphic novel dalle illustrazioni evocative e drammatiche.

Mary Shelley vedova a 25 anni, costretta a farsi carico di tutto il dolore di una vita costellata di lutti, di abbandoni, di tradimenti
Orfana appena nata; con un padre sempre a caccia di soldi, moderno solo in apparenza. Controparte di un rapporto intellettualmente e fisicamente appagante con Percy Shelley, ma tradita ripetutamente da lui. Emancipata ma anche costantemente additata per essere lontana dalla morale e dalla logica della sua epoca. Spezzata dai tanti lutti, soprattutto quelli dei suoi figli. Una mente lucida, una donna moderna, con tutte le luci e le ombre e soprattutto le contraddizioni che l’essere femminile incarna e rappresenta, autrice di un capolavoro con un personaggio doloroso e lacerato come la sua creatrice.

Frankenstein di Mary Shelley – Bur (2018) – pag. 254

Mary e il Mostro di Lita Judge – Il Castoro (2018) – pag. 311

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