Esiste il Destino? La nostra esistenza dipende da una sorta di burattinaio che tira le fila dall’alto?
Sulla realtà o meno di questa sorta di forza primordiale hanno ragionato filosofi e pensatori fin dall’antichità. Per il mondo greco il Fato era un’entità soprannaturale, una forza cieca e misteriosa contro la quale niente può resistere. Il Fato era talmente invincibile che persino gli dei vi dovevano sottostare, come proclamò la Sibilla dell’oracolo di Delfi. Lo stesso Zeus era un mero esecutore di quanto determinato dalla Necessità.
Perché tutti prima o poi si sono posti questa domanda e hanno riflettuto sull’esistenza o meno di questa questa forza misteriosa. Dando una risposta positiva o negativa a seconda della fede, dell’esperienza o di quello che hanno vissuto. Ed io non ho potuto fare a meno di domandarmelo, leggendo il commovente libro di Margherita Asta e Michela Gargiulo.
«Chi vi ha assassinato quella mattina ha cercato di frantumare la mia vita insieme alla vostra ma non c’è riuscito».
E’ una tiepida mattina di aprile in Sicilia e Margherita, dieci anni, si prepara ad andare a scuola. Ha fretta, alla prima ora c’è la sua materia preferita, educazione artistica, e non vuole assolutamente arrivare in ritardo. Ma i suoi fratelli, i gemellini Salvatore e Giuseppe di sei anni si stanno contendendo lo stesso paio di pantaloni e nessuno dei due pare intenzionato a cedere. Così la bambina chiede un passaggio alla sua compagna di scuola che abita li vicino e parte. Non sa che non rivedrà mai più né la madre né i fratelli. Che un’autobomba annienterà la loro vita, non lasciando praticamente nulla di loro. Non sa che lì vicino si è trasferito da poco un magistrato scomodo, Carlo Palermo, trasferito a Trapani da Trento per seguire la pista di un grosso traffico di stupefacenti. Un uomo che ha già pestato parecchi piedi a Roma e che in molti vogliono mettere a tacere.
Inizia così, con una della pagine più nere della nostra storia recente, il libro in cui Margherita ripercorre la sua vita da quel momento in poi. Lo sconcerto, il dolore, la rabbia, che si unisce a poco a poco alla necessità di saperne di più, di capire chi si nasconde dietro quella parola: “mafia”. Chi sono quegli uomini che non esitano ad uccidere vittime innocenti, i cosi detti danni collaterali, senza nessun tipo di remora, senza rimorsi, senza pietà? Perché l’autobomba è stata innescata da un telecomando e chi ha pigiato il pulsante ha visto che c’era un’altra macchina che transitava accanto a quella del giudice.
Margherita sopravvissuta per caso alla autobomba che ha distrutto la sua famiglia e Carlo Palermo salvato dal passaggio accidentale della macchina condotta da Barbara Rizzo avranno sicuramente pensato che non era destino che la loro vita finisse sulla strada statale che attraversa Pizzolungo. Non è stato facile per Margherita trovare un senso e andare avanti, ancora meno lo è stato per Carlo Palermo, oppresso dai sensi di colpa per quelle vittime innocenti morte al posto suo.
Per Margherita questo libro nasce dalla decisione che la sua vita doveva essere dedicata a far conoscere la storia della sua famiglia, a non rendere vana ed inutile la morta della sua mamma e dei suoi fratellini. Grazie a don Ciotti, alla sua associazione Libera, ha potuto portare il suo messaggio in tutta Italia e tramite questo è riuscita a dare un senso al suo dolore.
«Te lo giuro, mamma, che non ho mai pensato di non farcela, nemmeno durante le notti più buie. Ho solo avuto paura di non trovare una strada, una via, e Luigi rappresenta un punto di riferimento da quando è entrato nella mia vita. Voglio bene a quest’uomo che mi ha fatto capire che la mia storia, la nostra storia, non è soltanto una storia privata. Perché il dolore è un fatto personale, ma la mafia no. Luigi, insieme a Libera, ha dato dignità a molte storie di vittime di mafia dimenticate ricordandole nella giornata della Memoria e dell’Impegno. Si celebra ogni anno il 21 marzo, è la nostra primavera. Ho conosciuto tragedie come la mia, persone che hanno perso tutto quello che avevano di più caro. Condividere il dolore è un’esperienza che ogni volta mi fa diventare più consapevole e più forte. Le nostre storie sfilano l’una accanto all’altra, in un immenso corteo che attraversa ogni volta una città diversa. Ognuno ha la sua ferita da riparare, ma tutte insieme compongono una ferita più grande, che è stata inferta al nostro Paese. Smetterà di sanguinare solo quando ci saranno verità e giustizia per i nostri morti.»
Sola con te in un futuro Aprile racconta di una stagione che oggi pare lontanissima in cui la mafia spadroneggiava. Un periodo in cui ogni giorno i giornali riportavano della morte di un servitore dello Stato. Il libro scritto a quattro mani da Margherita e da Michela Gargiulo ripercorre quel periodo per non dimenticare quello che accadde. Perché i poliziotti, i magistrati, i giornalisti uccisi per metterli a tacere, per evitare che continuassero a scavare alla ricerca di una verità scomoda, sono persone che facevano il proprio lavoro onestamente. Che credevano nelle istituzioni, nello Stato, che combattevano un sistema fatto di tangenti, di interessi, di legami tra mafia e politica, che volevano stroncare il traffico di stupefacenti, il racket delle estorsioni, il pizzo, l’usura. Uomini e donne che hanno pagato con la vita questa loro missione.
Descrive la solitudine dei magistrati, il metodo utilizzato per creare il vuoto intorno a chi voleva combattere il sistema di omertà e di connivenza. Solitudine che provò Carlo Palermo ma che sperimentarono anche Falcone e Borsellino e che fu uno dei motivi per cui furono entrambi barbaramente uccisi. La mafia ha cominciato a perdere terreno nel momento in cui la società civile non si è fatta più annichilire dalla paura, ha affiancato chi questa lotta la conduceva, denunciato gli abusi e cominciato a manifestare per una società più giusta, libera dall’inquietudine di una piovra onnipresente e onnisciente che schiaccia ogni tentativo di ribellione.
Nonostante ripercorra gran parte delle vicende giudiziarie e ricordi gli attentati e le vittime di mafia di quel periodo, Sola con te in un futuro Aprile è un libro appassionante, assolutamente da leggere. Perché non si devono dimenticare le sedici vittime del Rapido 904, passato alla storia come la strage del treno di Natale; né quelle di via dei Georgofili a Firenze, dove morirono due sorelline Nadia, nove anni, e Caterina solo due mesi, con i loro genitori e uno studente; né quelle di via Palestro a Milano. Uccise perché la mafia dei Corleonesi doveva lanciare messaggi alla politica che la proteggeva, doveva creare un clima di tensione e di paura per fare accettare le sue regole di controllo sul territorio e d’infiltrazione nelle istituzioni.
Sola con te in un futuro Aprile di Margherita Asta e Michela Gargiulo – Fandango Libri (2022) – pag. 286