Dopo aver conosciuto Tilly, il suo inseparabile amico Oskar, la magia della libreria Pages & Co, ed assaporato le vicissitudini e i pericoli legati al librovagare in Tilly e i segreti dei libri, ritroviamo gli stessi personaggi e le stesse atmosfere in Tilly le storie da salvare, secondo capitolo delle avventure dell’appassionata lettrice Tilly.
Tilly che, nel primo libro, ha scoperto di avere un dono speciale – quello che ogni lettore appassionato vorrebbe – di poter viaggiare dentro le storie e parlare con le sue eroine letterarie preferite, e ha potuto riabbracciare la madre Bea, anche per allontanarsi dai cambiamenti che il nuovo Bibliotecario, Melville Underwood vuole dare alla Sottobiblioteca britannica, aumentando le regole e volendo impedire ai bambini di librovagare, si prepara a trascorrere qualche giorno a Parigi in compagnia dell’amico Oskar.
«La Francia è per certi versi la casa delle fiabe, di sicuro di quelle della tradizione occidentale, quelle che noi conosciamo meglio. La maggior parte sono state messe per iscritto per la prima volta in Francia, anche se hanno avuto origine altrove».
Nella Ville Lumiere li aspettano una libreria dal nome evocativo, “Lo Scrigno delle Fiabe” e un’avventura a rotta di collo nel meraviglioso ma anche pericoloso mondo delle fiabe classiche, perché, come mette in guardia all’inizio del libro la nonna di Tilly, le fiabe non sono radicate in una narrazione scritta, provengono dalla narrazione orale, sono storie che vengono raccontate ad alta voce e tramandate di generazione in generazione all’interno delle diverse comunità per questo le narrazioni si sovrappongono, o ci possono essere versioni diverse della stessa storia.
Ed è questo che rende così speciali le fiabe della nostra infanzia e che Anna James coglie alla perfezione. Le fiabe sono il frutto di centinaia d’anni di narrazioni orali provenienti da tutto il mondo; sono, come ribadisce l’autrice, una faccenda bizzarra perché sono state messe per scritto dai Fratelli Grimm, da Perrault o da Hans Christian Andersen, ma non le hanno inventate loro, le hanno solo raccolte e riadattate, spesso eliminando le parti più cruente e violente.
Le fiabe sono radicate nell’aria e nel fuoco, non nella carta e nell’inchiostro, quindi le regole abituali lì non si applicano: le stratificazioni delle storie si fondono o si scontrano tra loro e si può finire a vagare in una versione della storia completamente diversa…
E Tilly ed Oscar, una volta entrati in un libro di fiabe, se ne renderanno perfettamente conto, così come capiranno che qualcosa non va, le storie stanno collassando l’una nell’altra, i personaggi perdono in continuazione l’orientamento e si smarriscono e soprattutto intere storie scompaiono lasciando chiazze di inchiostro vischioso che pare petrolio e creando rischiosi buchi di trama. Ancora una volta dovranno vedersela con terribili nemici incuranti dei danni che stanno procurando, decisi a impadronirsi di tutta la libromagia per attuare i loro malvagi scopi.
La seconda avventura di Tilly immerge il lettore nel mondo affascinante e misterioso delle fiabe classiche, facendoci incontrare Cappuccetto Rosso e sua nonna, Jack (quello del fagiolo magico), Raperonzolo, Riccioli d’oro, i Tre Orsi, i vari Principi Azzurri: quel crogiuolo di storie terrorizzanti ed emozionanti che hanno reso speciale le nostre letture di bambini.
Le fiabe e i racconti popolari sono nate intorno ai falò e ai focolari domestici, vengono sussurrati sotto le coperte e sotto le stelle. Da dove arrivino veramente, chi abbia avuto per primo l’idea, quale sia la versione originale è quasi impossibile ricostruirlo visto che abbiamo solo quello che è stato trascritto, il che è raramente il loro punto d’inizio.
Sarà che io sono da sempre affascinata dall’essenza delle fiabe, dalla loro origine che si perde nella notte dei tempi, da quel ritrovarne traccia anche in tradizioni lontanissime nel tempo e nello spazio e ritrovarmi a librovagare con Tilly ed Oskar in questo mondo senza età mi ha conquistato. E ho adorato ritrovarmi faccia a faccia con i personaggi della mia infanzia e non solo.
Un unico appunto nella traduzione fiaba diventa favola ma la favola è quella che ha per protagonisti gli animali e contiene una morale con la quale si vuole insegnare un comportamento o condannare un vizio umano. E la mia non non vuole essere pedanteria, perché, seppur comunemente si possano utilizzare come sinonimi, in un libro che racconta proprio dell’origine della fiaba l’utilizzo lessicale diventa importantissimo e visto che l’italiano ha due termini che indicano cose diverse è bene utilizzarle correttamente.
Tilly e le storie da salvare di Anna James – traduzione di Francesca Crescentini – Garzanti (2021) pag. 394