Stella è una donna bellissima e affascinante, sposata ad uno scialbo psichiatra Max, trasferito in una clinica alla periferia di Londra, che aspira a prendere la direzione della struttura. Qui la donna allaccia una relazione con un paziente della struttura psichiatrica. Una passione sessuale travolgente, implacabile, al di là di ogni ragionevolezza sociale, ma anche senza filtri. Stella non si preoccupa delle conseguenze di questa relazione, non le interessa se al marito può derivarne danno professionale, se il figlio sarà toccato dal suo comportamento. Non è interessata neanche dal fatto che l’uomo di cui si è follemente persa sia un matto criminale che ha ucciso la moglie per gelosia e ha infierito sul suo corpo dopo averla uccisa.
Il romanzo di Patrick McGrath, oltre a regalarci una storia di passione devastante, ci regala l’osservazione di un caso clinico, perché la voce narrante, quella attraverso cui noi scopriamo la vicenda che ha coinvolto Stella Raphael e Edgar Stark, artista squattrinato, reo di aver massacrato sua moglie, è quella dello psichiatra che ha in cura l’uxoricida e che è affascinato dalla donna arrivata come una boccata d’aria fresca nella struttura psichiatrica. E’ attraverso il suo occhio clinico che intuiamo la noia della vita della donna, la sua solitudine, il suo desiderio di fuga, ma anche la sua voglia di emozioni forti, di trasgressioni. Nella descrizione della relazione colpisce come Stella desideri quasi essere scoperta, come il lato narcisistico sia fortissimo in entrambi.
Galeotto è un ballo, unico evento sociale in cui i pazienti possono assaggiare una parvenza di normalità in cui Stella, insoddisfatta e “spenta”, si sentirà di nuovo viva grazie all’attrazione incontrollabile verso Edgar. Inizierà una spirale verso il fondo, in cui la donna toccherà abissi di abiezione, incapace di vivere senza l’uomo per cui prova una così cocente e totalizzante passione, ma anche conscia della violenza latente e pericolosa nascosta nella mente malata dell’amante.
Ho volutamente evitato di parlare di amore, perché la relazione tra Stella ed Edgard è ossessione sessuale, è desiderio morboso, è pulsione irrefrenabile, ma non è certamente amore. E pagina dopo pagina affiorano la paura dell’abbandono, il controllo ossessivo, la dipendenza affettiva, la manipolazione, la gelosia morbosa, la violenza fisica e psicologica, l’idealizzazione dell’individuo amato che fa perdere di vista la realtà, elementi che rendono il rapporto tossico, malato, delirante e pericoloso per chi lo vive ma anche per chi ne è anche indirettamente coinvolto.
La tragedia è un aspetto della vita meno raro di quanto a volte si creda.
Follia è un libro che non lascia indifferenti, seppur sia difficile entrare in empatia con i protagonisti. Ciò che stupisce è come anche chi ha studiato e rivolto la sua attenzione professionale allo studio della psiche e delle dinamiche malate che la animano possa, se coinvolto personalmente, non riuscire a mantenere il giusto distacco, vedere i sintomi, capire quale sia il modo migliore per intervenire e curare.
Se è difficile comprendere la degradazione a cui accetta di scendere Stella, e incomprensibile risulta la figura del marito Max, più interessato alla sua carriera che non al rapporto con la moglie, è la figura di Peter, voce narrante, quella più sfuggente. La sua fascinazione per Stella, la sua voglia di comprendere il gorgo in cui è caduta, di curare poi la sua depressione, ma anche il rapporto clinico con Edgard lo rendono testimone ma allo stesso tempo istillano il dubbio se la sua versione della storia sia corretta o manipolata.
Follia di Patrick McGrath è considerato il romanzo psicologico per eccellenza, il modello di riferimento del genere perché spinge ad entrare nella mente dei suoi personaggi, sebbene, a mio parere, non indaghi fino in fondo le motivazioni e le cause che spingono i protagonisti a comportarsi in quel modo.
Un romanzo che insinua poco a poco una sensazione di disagio, il lettore sa che succederà qualcosa, sente l’avvicinarsi della tragedia. Da questo punto di vista una sorta di thriller psicologico che spinge ad andare avanti a voler penetrare il mistero di questa vicenda.
Interessante notare come il titolo originale, Asylum, rimandi a qualcosa di diverso rispetto a quello scelto nella traduzione italiana. Asilo, infatti, richiama un luogo protetto, come può essere una clinica psichiatrica per chi necessita di cure, un luogo che in questo romanzo non svolge la funzione richiesta, e proprio per questo sembra rappresentare un ulteriore ribaltamento di prospettiva.
Follia di Patrick McGrath – Gli Adelphi (1998) – pag. 296