Un grande amore al dì là di tutto

Due bambini orfani, grazie al sostegno e all’affetto reciproco, oltre all’amore verso i cavalli e alle abilità ginniche, sopravvivono in un orfanotrofio di Praga; ma le continue vessazioni, le punizioni senza motivo inducono il più intraprendente dei due Alexander, detto Sasha, anche per salvare il suo amico Janek a scappare. Grazie alle loro capacità di compiere acrobazie a cavallo riescono ad essere assunti in un circo, che diventa la loro famiglia, l’amicizia con Sylva e suo padre Bruno suggellano questo rapporto magico che li porta in giro per l’Europa e migliora il loro sodalizio professionale ma soprattutto umano.

Sasha pensa spesso che la vita da artista del circo deve sembrare affascinante, agli occhi della gente seduta in alto sulle gradinate ad ammirare lo spettacolo scintillante. I coloratissimi costumi cosparsi di brillantini e pietre preziose. Gli animali esotici. L’apparente contatto simbiotico tra animali e addestratori. Poter vedere il mondo. Tutto questo fa parte della vita del circo. Anche se un’immagine più veritiera mostra che i vestiti sono stati riparati centinaia di volti e spesso stanno su per mera forza di volontà, che brillantini e pietre preziose sono pezzi di vetro colorato e schegge di specchio, che gli animali arruffati lavorano sodo e vivono gran parte della loro vita in gabbia. E quanto abbiamo visto del mondo?, pensa Sasha, lì seduto nel carrozzone pieno di spifferi con una tazza di tè fumante in mano. Spesso ripartono già la notte dopo lo spettacolo. Però è una vita che Sasha ama e ogni giorno ringrazia la loro stella fortunata per avergli fatto trovare i circo. Lui e Janek possono vivere e lavorare con i cavalli.”

Giorno dopo giorno Sasha e Janek scoprono di provare un sentimento intenso e raro: un sodalizio che intreccia lavoro, passione, interessi comuni, così la loro amicizia si trasforma in amore. La loro voglia di provare cose nuove e di non essere sempre sottoposti al volere potere del direttore del circo gli costerà, però, l’allontanamento dal mondo che li ha accolti e protetti fino ad allora. Si ritroveranno a Berlino, al tramonto della Repubblica di Weimar. Una Berlino frizzante e aperta, nell’atmosfera liberale dell’esplosione degli spettacoli di vaudeville, in cui l’omosessualità e il travestitismo sono vissuti apertamente. Per loro è una vera e propria epifania: un ambiente vivace pieno di artisti che li mette in contatto con un mondo più variegato ed interessante. Sulla loro felicità incombe però l’avvento del nazionalsocialismo e la politica di “pulizia” a tutto ciò che diverge dalla regola dell’ariano perfetto.

Il romanzo di Johan Ehn riesce a catturare fin dalla prima pagina anche tramite la narrazione a capitoli alternati tra presente e passato, in cui la storia del giovane Anton, alla ricerca dell’amore e di una relazione fissa e soddisfacente, che lavora facendo assistenza domiciliare agli anziani e adora andare a cavallo, si interseca con quella di Sasha e Janek.

Tutto inizia dall’incontro di Anton con Alexander Kovac un signore che non parla e vive recluso nella propria cucina e comunica solo con un bastone da cui non si separa mai. Il ragazzo è attratto ed incuriosito da cosa nasconde quel misterioso ed affascinante vecchio. Giorno dopo giorno vorrebbe saperne di più di quel misterioso signore circondato da foto che lo mostrano da giovane in compagnia di un altro ragazzo e che lo immortalano in groppa ad un cavallo mentre fa evoluzioni che sfidano la forza di gravità.

La comune passione per i cavalli, la gentilezza di Anton, risveglieranno i ricordi con il carico di dolcezza e dolore che si portano dietro.

I capitoli che rievocano la storia dei due ragazzi e le vicende che li hanno visti protagonisti sono le più intense e drammatiche, messe ulteriormente in risalto dalla contrapposizione con il presente.

Un romanzo intenso, commovente ed appassionante e una storia d’amore indimenticabile che rievoca un’altra pagina oscura dell’epoca nazista, la volontà di annientare tutto ciò che fosse diverso e non allineato, per creare una società fondata su una malata idea di purezza della razza perseguita da Hitler e i suoi accoliti.

Il racconto di un’amicizia speciale, di un amore fortissimo, ma anche la magia del circo, così come era anni fa. Quella carovana viaggiante che univa i destini di uomini e animali, in cui vita e morte spesso si sfioravano. Un mondo luccicante ed incantato ma anche estremamente povero, in cui l’esercizio fisico e il continuo allenamento erano il fulcro della vita dei circensi.

Il pubblico adora quando ci esponiamo al pericolo. Quando arriviamo ad un pelo dal cadere dal trapezio, ad ammazzarci, quando diventa evidente che un minuscolo passo falso fa la differenza tra la vita e la morte, allora il loro battito aumenta. Però noi ce la caviamo… quasi sempre.

Fa una pausa ad effetto e guarda con aria seria il gruppo.

Ed è lì che creiamo il circo – quando li catturiamo con le nostre capacità magiche ed eseguiamo qualcosa che loro non riuscirebbero mai a fare. Ci guardano come se fossimo l’ultima manifestazione degli angeli sulla Terra. Noi, che domiamo i limiti fisici e la forza trattativa che la terra ha sul corpo umano. Ogni giorno ci alziamo all’alba, riscaldiamo il nostro rigido organismo, alleniamo e perfezioniamo i nostri strumenti, ci esibiamo due-tre volte dinanzi a spettatori stupefatti, spalmiamo i nostri muscoli doloranti di linimenti dal profumo di canfora e infine andiamo a letto, per poi alzarci presto la mattina dopo e ripetere tutto da capo. Il pubblico è affascinato dal nostro ascetismo ai loro occhi quasi religioso e allo stesso tempo temono ed invidiamo la nostra disinvolta familiarità con la vita, la morte e qualunque cosa ci sia ad aspettarci tutti dall’altra parte.”

Traspare anche la bellezza e il linguaggio segreto che unisce cavalli e amazzoni: un rapporto unico e speciale che solo chi ha provato può comprendere. Vi è infine la tenerezza che può nascere tra un anziano signore al termine della vita e un giovane che se ne prende cura e a cui il vecchio passa il testimone dei suoi ricordi e delle sue passioni.

I ragazzi dei cavalli è il romanzo perfetto per #amorineigeneri una struggente storia d’amore nella cornice storica della Germania a cavallo tra la libertà della Repubblica di Weimar e la presa di potere di Hitler.

Parlando di omosessualità e del trattamento riservato dal partito nazista agli omosessuali è perfetto anche per #paginedimemoria e #pernonperderelamemoria

Nota storica:

Interessante notare come allo scoppio della prima guerra mondiale e durante la Repubblica di Weimar, Berlino aveva una quarantina di locali gay, la vita per la popolazione lesbica e gay era tra le più floride di tutto il mondo. Tuttavia, nella Germania dell’epoca, a causa dell’eredità del regime prussiano, gli atteggiamenti e le inclinazioni omosessuali erano regolate dal Paragrafo 175 del Codice penale che recitava testualmente: “Un atto sessuale innaturale commesso tra persone di sesso maschile o da esseri umani con animali è punibile con la prigione. Può essere imposta la pena accessoria della perdita dei diritti civili“.

La particolarità di questo reato è che riguardava solo il sesso maschile.

Fino al gennaio 1933, avvento del nazismo, il Paragrafo 175 era sostanzialmente inapplicato, ma da quel momento riviste e locali gay furono chiusi e la repressione contro le “devianze” sessuali, divennero ancora più violente quando l’ala sinistra del partito nazista, guidata dall’omosessuale Rohm, fu spazzata via. Gli omosessuali furono i primi ad essere perseguitati con la forza della legge che fino ad allora non era stata applicata. Il famigerato Paragrafo 175 rimase in vigore fino al 1968 e solo nel 2002 i prigionieri omosessuali sono stato riconosciuti dalle autorità tedesche come vittime dell’Olocausto.

E’ anche il periodo in cui Magnus Hirschfeld, sessuologo e fondatore del primo movimento omosessuale, elaborò la teoria di un terzo sesso “intermedio” tra uomo e donna, e fondò l’Institut für Sexualwissenschaft (Istituto per la ricerca sessuale). Istituto che conteneva una immensa biblioteca sul tema del sesso nonché un Museo sull’argomento e provvedeva a servizi educativi e consulti medici. Persone da tutta Europa visitavano l’Istituto per comprendere meglio la propria sessualità.
Una delle prime attività delle camicie brune, dopo la presa di potere del partito nazionalsocialista fu quella di distruggere l’Istituto e dare fuoco all’intera biblioteca.

I ragazzi dei cavalli di Johan Ehn – Fandango Weird Young (2023) – pag. 387 – Traduzione di Samantha K. Milton Knowles

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