Sembrava impossibile, ma anche se spesso cerchiamo di dimenticarlo, l’unica cosa certa nella vita è la morte, e anche per la Regina d’Inghilterra è arrivato il momento del distacco dalle cose terrene. Si è spenta ieri a Balmoral, nella sua amata residenza scozzese, con accanto i suoi figli. E da quando hanno iniziato a filtrare le notizie sull’aggravamento delle sue condizioni di salute, precipitate poi nel giro di poche ore, tutti siamo rimasti sbigottiti ed attoniti, commossi e confusi. E’ incredibile, ma allo stesso tempo assolutamente prevedibile, come tutto il mondo abbia reagito alla morte di Elisabetta II. Pur non essendo sudditi di Sua Maestà, né cittadini della Gran Bretagna per ognuno di noi c’era un’unica e sola Queen: Lei Elizabeth Alexandra Mary. La Regina più longeva, 96 anni, di cui ben 70 anni sul trono inglese. Un record di permanenza battuto solo dal Re Sole (Luigi XIV) che però salì al trono a soli 4 anni! In qualche modo eravamo tutti convinti della sua immortalità. Si sorrideva delle vignette e dei “meme” che la vedevano presente già all’epoca dei dinosauri.
Ed è difficile ora immaginare un mondo senza di lei. Difficile pensare che ora sul suo trono siederà il figlio, quel Principe Carlo, che è una vita che attende e si prepara per questo momento. Difficile concepire che da oggi non sentiremo più God Save The Queen, né vedremo più quella donna minuta vestita con mise retrò al quanto improponibili e dai colori che hanno toccato tutti i possibili toni dell’arcobaleno – ma come ironizzò lei stessa «Se vestissi di beige non mi riconoscerebbe nessuno» – che scende dalla vettura o si affaccia al balcone di Buckingham Palace. Non osserveremo più i suoi estrosi cappellini e le borsette sempre attaccate al braccio ed utilizzate come linguaggio segreto per le sue dame di compagnia. Una regina amante della vita all’aria aperta, appassionata di cavalli e di cani, con una particolare predilezione per i corgi, amatissimi.
Autoironica, come dimostra la scelta di prestarsi ad accompagnare in un video Daniel Craig, il suo agente segreto 007, Janes Bond, per la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra del 2012, o prendere il tè con l’orsetto Paddington nei recenti festeggiamenti per il Giubileo di platino.
Una donna salita al trono per caso, a causa dell’abdicazione dello zio che scelse l’amore per Wallis Simpson al suo ruolo istituzionale, che è rimasta salda ed immutabile per due terzi di secolo. Sempre uguale a se stessa, un mito senza tempo, prima ancora di morire.
Tutto è cambiato intorno a Lei, a partire dal disfacimento dell’impero britannico, le tensioni sociali, le critiche ad un’istituzione considerata obsoleta e superata, fino alla Brexit, ma non Lei. Lei è rimasta salda al suo posto, garante della Costituzione inglese, fedele al Parlamento, sempre equidistante dalle parti in causa, non esprimendo mai il suo pensiero.
Facendo del senso del dovere e della responsabilità il suo mantra.
A soli ventun anni, nel suo primo discorso alla nazione, Elisabetta, giurando alla Corona e al Paese, pronunciò le seguenti parole, quanto mai profetiche: “Dichiaro innanzi a tutti voi che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo“. E in settanta anni ha fermamente tenuto fede a questo impegno. In un mondo convulso e dalla memoria corta, la regina ha rispettato il giuramento che aveva fatto. Perché alla fine, al netto di tutto il folklore legato alla monarchia inglese, Elisabetta ci lascia un grande insegnamento: l’abnegazione al ruolo, la fedeltà assoluta al trono su cui sedeva e al popolo che rappresentava. In settant’anni sul trono mai uno scandalo, mai una parola fuori posto, mai uno sbandamento. Eppure in tanti momenti, soprattutto privati (la separazione e il divorzio di tre dei suoi quattro figli, la sofferenza della sorella Margaret, la morte di Lady Diana) la sua impassibilità è stata vista come freddezza, come disinteresse. Era invece il suo modo di essere sempre super partes, un simbolo, prima ancora che una persona in carne ed ossa. Perché la monarchia può essere considerata anacronistica, i suoi riti solenni antichi e sorpassati, eppure nei suoi rituali ripetuti, nella sua immodificabilità rassicura, lenisce. Vedere le cerimonie in cui niente è lasciato al caso e tutto è studiato nei minimi dettagli, è come assistere ad uno spettacolo teatrale e i reali diventano come attori di cui seguiamo le gesta, ci affezioniamo, diventano come persone di famiglia, di cui pensiamo di sapere vita e miracoli. Un’illusione, forse, ma anche un modo per uscire dal quotidiano, per distrarsi dalle fatiche di ogni giorno.
Con la morte di Elisabetta finisce un’epoca e, per chi, come me, ha sempre seguito con curiosità, interesse e passione, le vicende della corte inglese, è come se se andasse una parente a cui si è voluto bene. Ho impressa nella memoria l’immagine della Regina, vestita di nero, da sola, a causa delle restrizioni del Covid che dà il suo ultimo saluto all’amatissimo marito Filippo, morto a 99 anni, diciotto mesi fa. Ecco mi piace immaginare che ora siano di nuovo insieme, pronti a riprendere il discorso dove l’avevano interrotto.