Il racconto dalla storia di Edipo, Edipodia, era ben conosciuto nell’Atene del V secolo a.C. eppure Sofocle nella sua tragedia seppe dargli una tensione e uno spessore che hanno reso Edipo uno dei personaggi più riusciti e drammatici mai tratteggiati e l’Edipo Re una delle tragedie più intense ed indimenticabili mai scritte.
Quando si parla di Edipo, la mente corre a Freud e all’elaborazione del suo famigerato complesso, e si pensa immediatamente all’incesto e al parricidio. Eppure leggendo il testo originale questi temi rimangono sullo sfondo. E per lo stesso Freud uno degli aspetti più caratteristici del mito è proprio l’enigma della Sfinge, che lui paragona proprio al lavoro di scavo e di introspezione che è l’elemento più interessante e complicato dell’analisi psicoanalitica.
“L’uomo della ragione che riflette sul dilemma proposto, un’immagine che simboleggia la sfida che l’analista affronta con i segreti celati nella parte più oscura della mente dei suoi pazienti”.
A Sofocle, invece, interessava raccontare come un uomo sagace e saggio, l’uomo che aveva risolto l’enigma della Sfinge e realizzato e raggiunto i suoi obiettivi, venisse completamente travolto dal destino.
L’Edipo Re è infatti la tragedia sulla conoscenza di se’ e sul destino.
Per i greci l’uomo anche quando pare essere padrone delle sue azioni è sempre e comunque dominato dal destino e dal caso. Edipo è un uomo intelligente, un sovrano buono e giusto, lodato dal suo popolo, eppure la sua irresistibile voglia di conoscere le sue origini e scoprire chi ha ucciso il vecchio re di Tebe, Laio, lo conduce verso una sorte dolorosa.
Nella tragedia, dialogo dopo dialogo, come tessere di un mosaico, pezzo dopo pezzo, di fronte ad Edipo comincia a comporsi l’agghiacciante verità, che travolgerà tutte le sue certezze e lo porterà ad una scelta tragica. Nelle poche pagine della tragedia questa ricerca insidiosa, fatta di allusioni, sospetti, indizi, digressioni, profezie, ricordi, svela a poco a poco la verità ineluttabile che l’uomo, anche se capace, anche se grande, deve comunque piegarsi di fronte al proprio ineluttabile destino. La ricerca di Edipo delle sue radici, la sua voglia di conoscenza, lo porteranno infatti alla rovina. Eppure il valore della conoscenza e la necessità di pervenire alla verità sono superiori a qualsiasi altra cosa.
Edipo infondo è inquisitore di se stesso, perché è lui il colpevole che ricerca.
Edipo è quindi una perfetta metafora dell’uomo moderno, cieco verso le proprie mancanze, incapace di prendere coscienza di sé e della sua situazione, spesso fino a quando non è ormai troppo tardi per porvi rimedio, un uomo alla ricerca di se stesso, pronto a perdere quel po’ di felicità che gli è concessa, pur di arrivare al fondo della conoscenza. E’ un uomo che non ha paura di svelate il proprio lato oscuro, che accetta di scendere a patti con il torbido e l’ambiguo che si cela nel proprio animo. E di non fuggire dal proprio destino, di accettarlo per quanto doloroso possa esserlo.
La grande innovazione di Sofocle rispetto al mito classico è comunque l’autoaccecamento di Edipo. Edipo si acceca perché non è stato in grado di vedere la verità. Ha vissuto di illusioni, in un mondo effimero in cui la realtà che credeva non era tale. Per questo elimina l’organo che doveva portargli conoscenza e invece lo ha illuso. Soltanto privato degli occhi e cieco può accedere ad un livello di conoscenza superiore, come se il senso fosse fallibile e per tanto da eliminare. Edipo, che fino a quel momento ha creduto di essere padrone di se stesso e della propria vita, non si acceca perché ha ucciso Laio né perché ha commesso incesto, ma perché fino a quel momento ha vissuto una realtà fatta di illusioni che non gli ha permesso di vedere la verità.
Alla fine, però, la domanda principale che ci pone l’Edipo Re è: l’uomo è veramente libero e padrone del suo destino?
O dietro ciò che crede di fare liberamente si nasconde un Fato insondabile che lo muove come un burattinaio muove i suoi pupazzi? Esiste il caso, la libera scelta o tutto è determinato da una forza superiore?
Ed è proprio nella potenza di queste domande senza risposta che l’uomo moderno si riflette nelle parole immortali di Sofocle e lo trova ancora di una modernità disarmante.
Cittadini di Tebe, guardate! Questo è Edipo. Scioglieva i famosi enigmi, era il più potente fra gli uomini, da tutti il più invidiato per la sua fortuna. E ora in quale gorgo di spaventose sciagure è precipitato. Considera sempre l’ultimo dei giorni e non dire mai di un uomo che è felice prima che abbia varcato il confine della vita senza aver sofferto alcun dolore.
Edipo Re di Sofocle – Oscar Mondadori Classici Greci e Latini (1982) – pag. 140