Chi non possiede un pupazzo, una bambola, una macchinina o anche un libro, un paio di orecchini, un oggetto insomma a cui è particolarmente affezionato e la cui perdita significherebbe tanto? Credo che ognuno di noi abbia una sorta di oggetto feticcio a cui è legato perché gli ricorda un momento particolare o gli è stato regalato da qualcuno con cui ha un legame speciale. Questo accade soprattutto ai bambini che spesso non riescono nemmeno a dormire se il loro pupazzo del cuore non è con loro.
E parte proprio di qui J.K.Rowling per regalarci la sua ultima fatica. Un romanzo per ragazzi ma in cui dentro c’è talmente tanto, da conquistare anche i lettori più maturi. L’autrice, oltretutto, nella postfazione, ci racconta che ci ha messo anni a completarlo e che tanti piccoli episodi reali, legati alla sua vita, sono sparsi tra queste pagine.
Il maialino di Natale è una storia che conquista a poco a poco.
C’è il piccolo Jack e il suo Mimalimo, detto Lino, “un maialino di pezza, fatto della stessa stoffa di un asciugamano morbido”.
“Mimalimo si chiamava così perché quando Jack aveva imparato a parlare non riusciva a dire bene ‘il mio maialino’ e quindi diceva ‘Minalimo’”.
Un pupazzo ormai sciupato dai troppi lavaggi, sbiadito per le mille avventure vissute insieme al suo amico umano, ma talmente amato da essere un membro della famiglia a tutti gli effetti.
Quando i genitori di Jack si separano la presenza di quel piccolo oggetto è quello che serve al bambino per non sentirsi perso, per accettare gli inevitabili cambiamenti: una nuova casa, un’altra scuola, altri amici, altre maestre e per non essere travolto da tutte le novità che ha intorno. Tra le novità più rilevanti ci sono anche due nuove persone che entrano nella famiglia: Brendan, il nuovo marito di mamma e sua figlia Holly, che non ha accettato la situazione e cerca di rendere la vita di tutti un inferno. Sarà un suo gesto, fatto con rabbia, a cambiare l’intera storia.
Se la prima parte è dedicata alla presentazione dei personaggi e alla descrizione del legame speciale di Jack con il suo Lino, nella seconda parte entriamo nel territorio della magia: è la vigilia di Natale, “la notte dei miracoli e delle cause perse”, l’unica notte in cui i giocattoli possono parlare e Jack può andare nella “Terra dei Perduti”, accompagnato da un Maialino di Natale che Holly ha acquistato nella speranza di rimediare alla perdita di Lino.
La “Terra dei Perduti” è governata dal Perdente “che vorrebbe risucchiare nel suo regno ogni singola Cosa che appartiene agli umani, per sempre. Odia i viventi e le loro Cose, che tortura e poi mangia”.
Da lì in poi inizia un’avventura incredibile, in cui Jack conosce tantissime Cose, capisce come è organizzata la “Terra dei Perduti e tra mille peripezie e tantissimi pericoli attraversa: “Fuori Posto”, dove le Cose perse vengono smistate; “Usa e Getta”, un territorio arido dove sopravvivono le tante Cose che possono essere sostituite senza rimpianti; “Dove sarà mai”, la linda e ordinata città degli oggetti cercati; la “Landa degli Illacrimati”, la desolata terra di nessuno, dove le Cose cercano di scampare alla cattura del Perdente; la luminosa e scintillante “Città dei Rimpianti”, dove finiscono le Cose più preziose; l’”Isola dei Diletti”, dove riposano le Cose amatissime e mai dimenticate e la terribile e spaventosa “Tana del Perdente”, dove il Perdente succhia via la parte Vivificata delle Cose.
All’inizio la storia del piccolo Jack e del suo amore per il suo Lino mi ha ricordato Filippo e la sua smodata ed incredibile passione per i maiali, pupazzi e peluche con cui va a letto da sempre e ho immaginato il panico e la disperazione nel caso in cui uno di questi suoi piccoli amici si perdesse o peggio… Andando avanti ho colto i tanti richiami ad altre storie, in una sorta di dejavu. I pupazzi che prendono vita richiamano la saga di Toy Story della Pixar; gli oggetti perduti che finiscono riuniti in un altro luogo L’isola del tempo perso di Silvana Gandolfi; il personaggio di Finzione, Le avventure di Jacques Papier di Michelle Cuevas… ma la capacità dell’autrice di dare vita a storie complesse e di trascinare il lettore nelle sue trame, rendendo impossibile staccarsi dalla pagina, per la voglia di sapere come va a finire, ha fatto centro anche questa volta.
Mi è piaciuta molto l’idea che i nostri oggetti abbiamo una vita propria e che le emozioni con cui noi li trattiamo, li usiamo e a volte li dimentichiamo abbiano un’inevitabile eco in loro. Così come, che tra gli oggetti finiti nella Terra dei Perduti vi siano anche la Speranza, la Bellezza, il Potere, la Felicità, l’Ambizione, la Memoria, in una sorta di personificazione dei doni, pregi o difetti che ci caratterizzano, che se ne vanno da noi, ma che potremmo recuperare se ci adoperiamo con la giusta attenzione.
Un romanzo per ragazzi, un’avventura a rotta di collo, ma anche un romanzo che fa riflettere su tanti temi: dalla dimenticanza, alla perdita, da un mondo sempre più usa e getta, all’importanza delle cose che durano. Un messaggio speciale poi per i bambini e un’immagine poetica e preziosa di dove finiscono le cose, ma forse anche i sentimenti e le persone tanto amate.
Bellissime le illustrazioni di Jim Field
Il maialino di Natale di J.K.Rowling – Salani Editore (2021) – pag. 319