Due donne in particolare influenzarono il costume europeo in questo periodo: madame de Pompadour, favorita di Luigi XV, e Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI,
Quest’ultima in particolare, con le sue frivolezze e il lusso eccessivo e bizzarro, diventò arbitra della moda fino alla comparsa del più moderato e severo gusto inglese.
Madame Pompadour
Madame Pompadour, un’affascinante borghese che, secondo la leggenda sedusse il re proprio con la sua eleganza e determinò la formazione dello stile del primo rococò.
Jeanne Antoinette Poisson, conosciuta come madame de Pompadour, detta anche Reinette (“reginetta”), fu la più celebre favorita del re Luigi XV di Francia e una delle donne più potenti della sua epoca. Il fascino intenso e irresistibile della marchesa di Pompadour era leggendario.
Si racconta che il re avesse notato la dama vestita di velluto a azzurro, mentre guidava da sola una carrozza scoperta durante una delle sue battute di caccia. La Pompadour, che divenne la favorita di Luigi XV, venne nominata marchesa e introdotta a corte, dove le fu predisposto un appartamento.
Ben presto Madame Pompadour divenne la donna più importante di Francia, non solo modello di eleganza per tutte le dame e arbitro del gusto di corte, ma influenzò le regole di comportamento della corte francese e assunse anche un forte ruolo politico. Durante la vita fu tra le principali sostenitrici delle idee dell’Illuminismo, facendosi lei stessa mecenate per la stampa dell’Enciclopedia. Fu inoltre una guida per i gusti in materia di arte, musica e moda del suo tempo.
Così la descrive un contemporaneo, Charles-Georges Leroy, luogotenente di caccia e amministratore dei boschi di Versailles:
“La marchesa di Pompadour era di una statura al di sopra dell’ordinario, svelta, spigliata, agile, elegante; il suo viso si combinava bene con l’altezza, un ovale perfetto, dei bei capelli castano chiaro piuttosto che biondi, degli occhi abbastanza grandi, ornati da belle sopracciglia dello stesso colore, il naso perfettamente formato, la bocca affascinante, i bellissimi denti, e il più delizioso sorriso; la più bella pelle del mondo donava a tutti i lineamenti grande freschezza. I suoi occhi avevano un fascino particolare, dovuto forse all’incertezza del colore; non avevano affatto la viva lucentezza degli occhi neri, il tenero languore degli occhi azzurri, la finezza particolare di quelli grigi; il loro colore indeterminato sembrava renderli adatti a ogni genere di seduzione e a esprimere tutte le impressioni di un animo mobile. Anche il gioco della fisionomia era infinitamente vario, ma senza mai lasciar trasparire disarmonia nei tratti del volto. Ogni cosa contribuiva allo stesso obiettivo, il che lascia supporre un’anima abbastanza padrona di sé; i movimenti erano in accordo con il resto, e l’insieme della persona sembrava una sfumatura tra l’ultimo livello dell’eleganza e il primo della nobiltà”.
Dotata di grande gusto artistico e di uno spiccato senso estetico, Madame de Pompadour fu una squisita collezionista d’arte, una protettrice d’artisti, un’ispiratrice di mode. Fu lei a spingere il sovrano a incentivare, nel 1753, le manifatture di porcellana di Sèvres, che si rivelarono una vera fortuna commerciale per la Francia.
Brevettò addirittura una particolare sfumatura di rosa che prese il suo nome: “rosa Pompadour”. Inventato da Philippe Xrhouet nel 1757 per lei, pittore presso la manifattura di porcellana di Sèvres, il rosa Pompadour è un colore rosa freddo e fresco, con base lilla
E fu sempre lei a sostenere un’altra fabbrica destinata al successo internazionale, quella dei pregiatissimi arazzi Gobelins.
Alla marchesa si deve anche la diffusione di un’altra deliziosa novità, introdotta a corte e subito apprezzata: lo champagne, “l’unico vino che rende le donne belle anche dopo averlo bevuto”, amava dire. Il primo fornitore di champagne fu la ditta Moet & Chandon, che proprio nel 2018 ha creato uno speciale champagne rosé per rendere omaggio al gusto squisito di questa donna straordinaria.
La passione di Madame de Pompadour per lo Champagne era ben nota: sempre lieta di berlo, sembra che con orgoglio rivelasse alle cortigiane francesi, desiderose di apprendere il segreto del suo aspetto sempre fresco e della sua bellezza, che tutto dipendesse soltanto “dal vino, capace di farti apparire al meglio la mattina dopo una festa scatenata”. Pare infatti che la famosa coppa di Champagne, il bicchiere che veniva utilizzato per degustare la raffinata bevanda secondo la moda dell’epoca, sia stata modellata proprio sui celebri seni della bella Madame. “Ha le misure di una coppa di Champagne”, si dice oggi per esaltare la perfezione del seno femminile, ma in realtà i termini andrebbero invertiti: furono infatti la coppa di Champagne a ispirarsi alla perfezione del seno femminile e non viceversa.
Maria Antoniette
Già dai suoi primi anni a Versailles come delfina, Maria Antonietta non amava lo stile delle dame di corte – ancora influenzate dagli anni del regno del Re Sole – e lo considerava troppo vecchio e pomposo.
La “rivoluzione” avvenne nel 1774 quando, già divenuta regina, conobbe la sarta Rose Bertin, oggi considerata la prima couturière della storia. La regina predilesse lo stile rococò indossando robe à la polonaise, ovvero ampi e sontuosi abiti con uno sbuffo sulla gonna, ricchi di dettagli e gioielli. In breve tempo il suo nuovo vestiario fece impazzire tutte le nobildonne della corte che divennero presto delle fedeli clienti della Bertin.
Per quanto riguarda le acconciature, la regina faceva riferimento al gran coiffeur Lèonard che creava per lei delle vere e proprie opere d’arte dalla struttura piramidale e a dir poco eccentriche, arricchite da piume, gioielli, fiori e perle, in cui venivano alle volte ricostruiti paesaggi, case, giardini, velieri etc.
Dopo il 1770 Maria Antonietta lanciò il “tuppé”, una pettinatura esageratamente alta inventata dal suo parrucchiere Léonard; un castelletto metallico sorreggeva capelli e decorazioni che si complicarono con bizzarre combinazioni dai nomi strampalati: “a la belle poule” (dal nome della fregata francese che nel 1778 vinse una celebre battaglia nella guerra d’Indipendenza americana) con una nave dalle vele spiegate sulla sommità del capo, “a la Montgolfier”, “a la monte du ciel”, di altezza vertiginosa, “a sentiment” con usignoli imbalsamati, e via dicendo.
Per la realizzazione, Maria Antonietta doveva sottoporsi a delle interminabili e dolorose sedute e sopportare il peso della struttura e il nauseabondo odore delle pomate. Le acconciature erano così alte che più di una volta ella dovette farla smontare per poter passare dalle porte che davano alla Galleria degli Specchi (per poi rimontarle una volta passata) o entrare in ginocchio all’interno di una carrozza.
Dopo la maternità, Maria Antonietta iniziò a stufarsi degli abiti sfarzosi, delle monumentali acconciature e dei gioielli, e incaricò Rose Bertin di procurarle abiti più semplici. Nacque così la CHEMISE À LA REINE, un abito di mussola bianca dal taglio neoclassico molto simile ad una sottoveste. Il nuovo abbigliamento non sfarzoso fece molto discutere sia a corte che tra il popolo. Perché mai una regina dovrebbe vestirsi da campagnola? si chiedevano gli esponenti dell’alta nobiltà. Per i parigini- gli stessi che avevano tanto criticato Maria Antonietta per i suoi sfarzi e le sue spese folli- il motivo del cambiamento di stile derivava dal fatto che, secondo il loro pensiero oscurato dall’odio, ella voleva mandare in malora l’industria tessile francese a favore di quella austriaca. Fatto sta però che tutto quella che la regina di Francia indossava veniva immediatamente imitato sia a Parigi e sia dalle altre sovrane delle grandi corti d’Europa.
A Maria Antonietta e a Rose Bertin, nominata Ministro della moda, dobbiamo la nascita del color pulce e di alcune tonalità di rosa (alcune nate grazie a madame De Pompadour e poi riproposte).
Icona di stile senza tempo, nonché la prima sovrana al mondo ad avere lanciato il concetto di moda femminile all’interno di una corte, Maria Antonietta influenza ancora oggi l’idea di eleganza e di femminilità nella moda contemporanea. Nel 2007, John Galliano ha realizzato per Dior una collezione haute couture incentrata principalmente sulla figura di Maria Antonietta, portando in passerella abiti ampi, bustini ricamati, pizzi e merletti barocchi, piume e acconciature stravaganti. Stessa cosa fece anche nella fall/winter 2001, ricreando il famoso Robe à la française– ampio abito supportato da stecche di balena- e riproducendo la collana di diamanti che divenne celebre per lo scandalo che coinvolse la famiglia reale. Ma all’acconciatura a piramide ornata da piume e gioielli Galliano ha abbinato un make up di ispirazione orientale.
Il mito della più famosa tra le regine di Francia ha affascinato anche il kaiser della moda Karl Lagerfeld, che ha immortalato Claudia Schiffer e Vanesse Paradis nelle vesti di Maria Antonietta. Sempre nel mondo della fotografia, in un connubio tra storia e moda, anche Vogue non ha rinunciato all’ispirazione antoniettana scegliendo Kirsten Dunst, fotografata da Annie Leibovitz, come cover girl nel 2006. Inoltre, anche Grace Coddington, braccio destro di Anna Wintour, ha incentrato un intero servizio fotografico tra le mura dorate di Versailles. Stessa cosa hanno fatto anche Vogue Giappone nel 2012, ricreando una Maria Antonietta asiatica con abiti dallo stile barocco firmati Dolce & Gabbana, e Harper Bazaar con un servizio fotografico realizzato da Karl Lagerfeld.