Una considerazione introduttiva, se nell’antichità l’abbigliamento rimane più o meno quello per centinaia di anni, e la moda medievale ricomprende circa mille anni, dal 1800 la moda accelera, gli stili cambiano con frequenza e le tendenza della moda si sorpassano velocemente.
I primi anni del secolo si aprono con la Belle Époque, così definita per le innumerevoli invenzioni e scoperte senza paragoni con le epoche passate. Benefici di queste scoperte portarono a standard di vita notevoli e a miglioramenti sociali. L’illuminazione elettrica, la radio, l’automobile, il cinema, la pastorizzazione e altre comodità, tutte contribuirono ad un miglioramento delle condizioni di vita e al diffondersi di un senso di ottimismo. In questo clima le occasioni mondane e di relazione sociale aumentarono e occorrono più vestiti per i diversi momenti della giornata.
L’abbigliamento femminile è caratterizzato dalla forma così detta a “S”: petto spinto innaturalmente in avanti (grazie ad un nuovo modello di busto che spinge appunto in fuori il seno, appiattisce lo stomaco e irrigidisce la schiena), vita minuscola e bacino in fuori. Si tratta di una linea sinuosa e slanciata confermata anche dai colletti steccati che costringono a mantenere la testa ben eretta.
La donna indossa abiti che rendono omaggio alla sua femminilità. Ecco dunque che le gonne si allargano sul fondo, i corpini sono aderenti sulla schiena e gonfi sul petto, e le cinture, per aumentare ulteriormente l’effetto a curve, seguono la forma dei corpini e si abbassano sul davanti.
Gli abiti di giorno hanno alti colletti di merletto e colori tenui color pastello, e di sera, al contrario, profonde scollature con colori rigorosamente neri e paillettes. I tessuti sono morbidi e leggeri. Anche la biancheria intima cambia, e diventa sempre più curata e colorata (sottogonne e copribusti sono in mussola o seta e si abbandona il classico bianco per l’azzurro o il rosa cipria). La pettinatura di questo periodo è vaporosa, ottenuta con l’aiuto di artifici, e i cappelli ornati da piume e fiori. Le calzature più comuni sono gli stivaletti in vernice o capretto.
A partire dal 1910 si afferma un nuovo modello di abito che rompe completamente con la moda precedente, infatti la nuova linea è dritta e slanciata con gonne lunghe e strette (tanto da rendere difficile la camminata), e la vita non è più il punto focale della linea femminile lasciando il posto a forme morbide.
In realtà i corpini sono solo apparentemente morbidi perché hanno ancora spesso internamente rigide stecche. Fa la sua prima comparsa lo scollo a “V”.
Anche la biancheria si adatta a questa nuova linea, il busto, abbandonata la linea a S, scende fino ai fianchi per appiattire le curve troppo generose, e le sottovesti diventano sempre meno numerose ed ingombranti.
Le stoffe utilizzate per gli abiti sono leggere e trasparenti, sovrapposte fra loro, e spesso ricamate o decorate da strass e perline.
A fare da contrasto ai nuovi abiti di linea dritta, ci sono cappelli dalle teste larghissime e con molte decorazioni.
Le scarpe più diffuse hanno nastri di raso avvolti intorno alla caviglia adatte al nuovo ballo importato dall’argentina, il tango.
Con la prima Guerra Mondiale(1914 – 1918) tutti gli aspetti della vita quotidiana vengono profondamente sconvolti e al fronte, oltre ai militari, si aggiungono anche i civili rimasti in città. Le donne, in particolare, si trovano a svolgere compiti fino ad allora riservati esclusivamente agli uomini ed iniziano ad entrare massicciamente nel mondo nel lavoro.
Le gonne lunghe e strette precedenti non sono più adatte a questa nuova situazione e vengono immediatamente sostituite da gonne più corte e soprattutto più larghe che non interferiscano con i movimenti. Anche la linea dei corpini è ora pensata per una maggiore comodità e gli scolli diventano triangolari. Molti degli abiti di questi anni si rifanno alle divise militari sia nelle forme che nei colori.
Con l’accorciarsi delle gonne le scarpe acquistano maggiore importanza, e si arricchiscono di fibbie e cinturini, anche se la calzatura più diffusa rimane comunque lo stivaletto di pelle, alto e a tacco basso.
Il busto diviene sempre più basso e morbido, fino, in alcuni casi, a scomparire in favore di una moderna fascia più pratica e comoda (una specie di reggiseno inventato già nel 1909 dallo stilista francese Paul Poiret e man mano sempre più usato dalle donne). Durante la guerra si diffonde anche il tailleur molto semplice, ritenuto più adatto. Anche i cappelli sono molto più piccoli e le pettinature più semplici.
Paul Poiret (Parifi, 1879- 1944) è considerato il primo creatore di moda in senso moderno. Ha rivoluzionato totalmente l’abbigliamento femminile tanto da essere chiamato “Le Magnifique”, e da farlo conoscere in America come “the King of Fashion”. Il suo stile molto teatrale e ispirato all’Oriente, ruppe con le convenzioni stabilite della sartoria dell’epoca e sovvertì, fino a distruggerle le fondamenta tecniche. Conosciuto per aver liberato le donne dalla costrizione del corsetto, e per i suoi abiti stravaganti (gonne asimmetriche, pantaloni alla turca e tuniche velate stile harem), il suo maggiore contributo è dato dalla centralità del drappeggio, dissolvendo la rigidità della silhouette che vedeva, fin dal Rinascimento, la costruzione dell’abito femminile come contrapposizione di due volumi distinti, corpetto e gonna, Poiret effettua una rivoluzione che è anche tecnica, perché si basa sulla realizzazione degli abiti partendo dalla forma di un rettangolo (un rettangolo di tessuto è la base del kimono giapponese ed un rettangolo è la forma base del Kitone greco).
La semplicità strutturale delle sue creazioni, incentrata sulla bidimensionalità e non più sulla costruzione tridimensionale, rappresenta un momento fondamentale nella nascita del modernismo e fissa i nuovi paradigmi della moda moderna, cambiando irrevocabilmente la direzione della storia del costume.
Durante la prima guerra mondiale, Poiret, viene arruolato come sarto per la realizzazione delle uniformi dell’Esercito Francese, e deve lasciare l’attività della casa di moda. Quando ritornò alla propria attività, la maison Poiret era ormai sull’orlo della bancarotta.
Durante la sua assenza, nuovi stilisti come Gabrielle Chanel si erano accaparrati una buona fetta della clientela, grazie a creazioni dalle linee semplici e sobrie. La praticità, la funzionalità, e la razionalità avevano soppiantato il lusso, l’ornamento, e la sensualità. Proprio lui che aveva aperto la via al modernismo non riusciva a conciliarne gli ideali e l’estetica con la propria visione artistica, troppo legata alla stagione dell’orientalismo. In breve tempo, le elaborate e sontuose creazioni di Poiret furono considerate fuori moda. Morirà nel 1944 completamente dimenticato.
Con la fine del conflitto le donne non sono più disposte ad indossare ingombranti modelli d’inizio secolo, nonostante alcune case di moda riproponessero nuovamente modelli sfarzosi ed elaborati, e scelgono ora abiti all’insegna della comodità.
Gli anni ’20, dopo quelli di privazioni e paure della guerra, si aprono come una nuova epoca di benessere e ottimismo, ed in particolare per ciò che riguarda l’abbigliamento compare una nuova moda rivolta alle masse grazie alla nascita dei grandi magazzini.
I grandi magazzini forniscono un’ampia scelta di abbigliamento alla portata di tutti ed inoltre a prezzi ribassati grazie alla diffusione di nuovi tessuti artificiali e sintetici, come il rayon.
Gli abiti sono semplici con linee dritte, tessuti morbidi e gonne corte, pensati soprattutto per lasciare maggiore libertà possibile nei movimenti. La moda è contrassegnata dalla comodità: l’introduzione dell’uso del “Jersey” da parte di Chanel, rende gli abiti confortevoli. La nuova donna è attiva, sportiva e vuole sentirsi libera di muoversi. E’ uno stile androgino e giovanile.
I capelli per la prima volta vengono tagliati corti ( a maschietto) e i cappelli sono piccoli indossati fino alle sopracciglia. Gli abiti da sera, formati da un unico pezzo, sono senza maniche e con spalline sottili, in tessuti leggeri e velati (chiffon, tulle, organza e seta) arricchiti da perline e frange.
E’ il diffondersi della musica charleston che determina questo nuovo tipo di moda.
Nel 1921 arriva sul mercato il più celebre dei profumi, la fragranza Numero 5 di Coco’ Chanel, figura femminile di rilievo che ha saputo dar voce alla riforma sociale ed allo stile di vita delle donne della sua epoca attraverso le sue creazioni (cappellini, profumi, abiti, bigiotteria). Chanel, tra l’altro, è una delle prime donne ad indossare i pantaloni.
I progressi tecnologici portano alla diffusione delle prime calze trasparenti e dei cosmetici (è la moda delle labbra rosso fuoco e del mascara). Anche l’ideale di bellezza cambia e la donna, come nell’abbigliamento, deve avere un fisico asciutto e dritto e quindi con seno e vita inesistenti, e fianchi stretti. I primi reggiseni, che nascono in questi anni, sono infatti ideati per schiacciare il seno.
Gli anni ’30 segnano una decisa inversione di rotta in materia di moda e abbigliamento femminile. Abbandonati i fasti degli anni ruggenti, dopo la grande depressione del ’29 la moda diventa emanazione del suo tempo e, sotto l’influsso della crisi economica, sceglie di vestire la donna in modo più sobrio tornando a privilegiare forme più femminili e meno androgine. Prese le distanze dalle linee più marcate e geometriche degli anni ’20, gli abiti si fanno più morbidi e fascianti, le gonne si allungano sotto
il ginocchio per il giorno e fino alla caviglia la sera. Sono abiti sobri, ingentiliti da colli o guarnizioni di pelliccia o da fiocchi e reverse a contrato.
Sono gli abiti da sera ad essere luccicanti, in satin o lamé, sono tagliati di sbieco e aderiscono al corpo.
Rimane però di tendenza la grande rivoluzione degli anni passati: completamente sdoganato, il pantalone diventa un capo elegante, tanto che viene indossato con disinvoltura anche da grandi star del tempo come Marlene Dietrich.
A partire però dagli anni 30 si torna a sottolineare le forme del corpo, passa la moda della bambina-maschietto e si parla di romanticismo e di femminilità. Matura, formosa e sinuosa: questa è la donna del fascismo italiano.