A me piace osservare. Mi è capitato più volte nel corso della mia esistenza, di fermarmi a guardare il via vai delle persone, le loro interazioni sociali, il modo di approcciarsi agli altri. L’ho fatto in discoteca quando ero una ragazzina, l’ho fatto negli anni in tribunale, in treno, in una sala d’aspetto. Osservare ed immaginare la vita racchiusa in uno sguardo. Cercare di capire quale storia nascondesse un atteggiamento brusco, uno sguardo torvo o un sorriso sognante.
Immagino quindi che chi lavora alla reception di un grande hotel possa osservare con tutta calma i microcosmi che si presentano davanti a lui e a volte cercare di penetrare cosa si nasconde dietro un immagine ordinaria di una famiglia qualsiasi.
E’ quello che capita al protagonista di Stanza 403 di Simone Santeramo. Un giovane che ha realizzato il suo sogno di avere un albergo in mezzo alla magia dei Sassi di Matera.
Un luogo magico con stanze scavate nella calcarenite e una terrazza panoramica che si affaccia direttamente sul Sasso Caveoso e sulla bellezza del Duomo.
Andrea è orgoglioso di quello che è riuscito a creare, vede il suo albergo aumentare le prenotazioni e le recensioni positive, ma sa che basta un giudizio negativo, qualcosa che non funziona per pregiudicare il suo lavoro e i suoi sogni. Per questo cerca di allontanare il fastidio che lo ha colto nel sentire le richieste di un cliente, che cerca una stanza senza finestre. Perché mai una famiglia può desiderare una stanza senza ricambio di luce e di sole e soprattutto senza affaccio sulla visione di Matera?
Inizia così con una perplessità un libro che unisce la storia del protagonista – reduce dalla fine di una relazione sentimentale per una leggerezza di cui continua a pentirsi – con una sorta di indagine sulla misteriosa famiglia composta da padre, madre e figlia, che ha atteggiamenti per lo meno ambigui, che nascondono un atteggiamento, che pare, violento nei confronti della donna. Andrea trova irritante il comportamento dell’uomo, intravede ricerca di aiuto nello sguardo della moglie, ma non sa bene se e come intervenire. Una parola di troppo, un atteggiamento sgarbato può far precipitare le cose e allo stesso tempo metterlo in una situazione non ideale per l’albergo.
Diviso tra desiderio di salvare me stesso e il senso di responsabilità per una donna violata, dovevo trovare il coraggio di fare la scelta giusta, anche se significava sacrificare qualcosa di davvero importante.
Simone Santeramo conduce il lettore in una sorta di thriller, facendoci interrogare anche su cosa sia giusto fare quando si sospettano situazioni poco pulite, su cui però abbiamo le mani legate e poca possibilità d’intervento.
Assolutamente meravigliose le descrizioni di Matera, città unica al mondo per fascino e bellezza. Il modo in cui la luce gioca sulla pietra, la sensazione di essere dentro millenni di storia, il fascino di costruzioni e monumenti incantevoli: chi ci è stato sa che è un’esperienza indimenticabile.
Sarei in grado di disegnare quello skyline a occhi chiusi. Le caratteristiche abitazioni rupestri, scavate nella roccia e disposte in un intricato labirinto di vicoli e scalinate, i venditori ambulanti con lo scalpello in mano a lavorare il tufo e i commercianti impegnati a far entrare più gente possibile nei locali. Le facciate delle bianche case risplendevano con un bagliore dorato e i tetti in terracotta conferivano un tocco di colore alla scena. Al centro, la Cattedrale dominava l’orizzonte nella sua maestosità, trasformando la vista in un’esperienza quasi spirituale.
Stanza 403 non è libro esente da difetti, ma ha originalità e scorrevolezza.
Grazie a Capponi Editore per la copia
Stanza 403 di Simone Santeramo – Capponi Editore (2025) – pag. 236