Dopo che mio figlio Filippo e la sua amica Mia ne avevano parlato entusiasticamente, consigliandomelo spassionatamente, mi sono lanciata nella lettura di La paziente silenziosa di Alex Michaelides.
E complice una domenica al mare, ho macinato le trecentoquaranta pagine in un giorno.
Come sempre trattandosi di un thriller è difficile parlarne perché meno si sa e più ci si gode intreccio e soluzione…
La storia è raccontata in prima persona da Theo Faber, uno psicologo criminale che fa di tutto per essere assunto nella struttura dove è ricoverata Alicia Berenson, pittrice di successo, ritrovata in totale stato di choc accanto al marito legato ad una sedia e colpito da più colpi di pistola al volto. La donna dopo aver tentato di tagliarsi le vene è caduta in un mutismo impenetrabile. Nessuna difesa, nessuna spiegazione, nessun apparente movente. Apparentemente erano una coppia felice e realizzata, pittrice lei fotografo di moda lui.
Lo psicologo ha seguito l’intera vicenda ed è convinto che, nonostante il totale ostinato silenzio duri ormai da sei anni, possa esserci il modo per entrare nella psiche di Alicia e riportarla alla realtà. Perché Alicia si è espressa solo una volta, prima del processo, della successiva condanna e del ricovero in un ospedale psichiatrico, e attraverso la pittura: dipingendo un quadro che la raffigura davanti a una tela bianca, nuda, con delle cicatrici ai polsi e un pennello in mano da cui cola un rivolo rosso. In basso la scritta Alcesti.
Fissai il quadro, fissai il volto di Alicia cercando di interpretarne lo sguardo, tentando di comprenderla, ma il ritratto mi provocò, e Alicia mi restituì lo sguardo: una maschera inespressiva, illeggibile, impenetrabile. Nella sua espressione non riuscii a cogliere né innocenza né colpevolezza.
Nella tragedia di Euripide Alcesti, moglie di Admeto, si immola per salvare la vita al marito morendo al posto suo, perché nessun altro, nemmeno i genitori di lui, sono disposti a farlo. Sarà Eracle, deus ex machina, a riportarla dall’Ade. Ma nell’ultima scena la donna ricomparirà muta e impenetrabile, in un silenzioso e terribile atto d’accusa. Alcesti è, dunque, simbolo dell’amore disinteressato e più autentico, che si sacrifica ed è disposto a morire per la persona che ama. E questa immensa e tragica figura di donna è assolutamente centrale.
Inizia una narrazione alternata in cui la vita dello psicologo – l’infanzia traumatica, la psicoterapia come salvezza, gli studi di psicologia per aiutare gli altri e se stesso, il suo amore travolgente e totalizzante per la moglie Kathy – si avvicendano alla ricostruzione della vita di Alicia, la madre morta in un incidente d’auto con lei piccola seduta accanto, l’infanzia infelice passata a casa della zia Lydia, la morte del padre e l’incontro con Gabriel, il suo salvatore, l’uomo che la comprende e la ama allontanandola dai suoi fantasmi. La storia dello psicologo e quella della paziente si riflettono, fanno da specchio l’una all’altra. E in mezzo a questo duplice racconto, stralci del diario di Alicia che meglio esprimono la complessità dell’animo della donna e le sue sofferenze interiori.
Theo Faber è come ossessionato da Alicia: interroga, come stesse indagando su un caso giudiziario, tutti quelli che in qualche misura hanno avuto a che fare con lei, Max, fratellastro di Gabriel, la sua segretaria Tanya, il gallerista amico di vecchia data di Alicia, Jean-Felix, Barbie, la sgargiante e invadente vicina, il cugino Paul, la zia Lydia, i medici e gli infermieri del centro psichiatrico.
«… Alicia è una sirena muta, mio caro, e ci richiama verso gli scogli, dove la nostra ambizione terapeutica si infrange.»
Mi fermo qui e ho già detto abbastanza.
La paziente silenziosa incolla alla pagina, la contorta psiche di terapeuta e paziente incuriosiscono e si vuole sapere se Theo riuscirà a penetrare il mutismo di Alicia e cosa altro nasconde la drammatica vicenda.
Un romanzo godibile, piacevolmente scorrevole che sa coinvolgere il lettore, nonostante il senso di dejavu in alcuni passaggi, e con un finale in cui tutti i pezzi del puzzle vanno apposto, piuttosto spiazzante. Non il capolavoro di cui alcune recensioni entusiastiche parlavano, non il thriller psicologico perfetto, intenso e imprevedibile, ma una storia comunque appassionante e consigliata.
La paziente silenziosa [The Silent Patient 2019] di Alex Michaelides traduzione di Seba Pezzani – Einaudi Super Et (2020) – pag. 340