Madoror Il principe Fauno di Philippe Lechermeier è la seconda avventura di una riuscita, almeno a giudicare i primi due, trilogia.
Per Natale ho regalato a Filippo entrambi i volumi, già usciti, della trilogia che Philippe Lechermeier dedica ai “ragazzi della leggenda”. Così terminato il primo non abbiamo proprio resistito e chiuso il volume abbiamo immediatamente proseguito con il secondo che riprende la narrazione esattamente da dove l’avevamo interrotta: i cinque ragazzini scampati alla furia del Gran Copto e ripresisi dalle rivelazioni che avevano in qualche modo rotto l’idillio tra di loro, si ritrovano di nuovo a Vienna, dove Anja può finalmente riabbracciare i genitori tornati a casa. I cinque hanno per la prima volta la possibilità di riprendere fiato in un ambiente comodo e borghese, ma le cose non vanno esattamente come desideravano. I genitori sembrano diversi, la governante Miss Nightingale incombe, la caccia al violino da parte di tutti non è ancora finita e soprattutto i vicini di casa di Anja male accettano la presenza di quei ragazzini e del loro carrozzone zingaro nelle loro strade.
Pare che le vie di Anja e i suoi amici debbano separarsi, le diversità culturali e di educazione tra Anja e gli altri quattro che finora erano state coperte dalla necessità di sopravvivere emergono con prepotenza. La ragazzina viennese non crede alla leggenda di Maldoror, è refrattaria alla magia, per lei le capacità divinatorie di Pepina o le strane scritte in una lingua sconosciuta con cui pare comunicare con la madre sono inspiegabili. Le carte dell’Indomani, le scarpe magiche, il controllo sugli animali sembrano solo qualcosa che ancora non è riuscita a spiegare, ma sicuramente ha una spiegazione razionale e logica. E poi per lei, la musica, la possibilità di vincere un importante concorso musicale, lo studio con professori sempre più bravi sono troppo importanti, molto di più che seguire i suoi amici a spasso per il mondo o aprire le porte di regni scomparsi.
Anja è troppo diversa dal resto del gruppo, cresciuta in un ambiente borghese, concentrata su stessa, pur provando affetto e gratitudine per gli altri ragazzi, non ha alcuna curiosità verso la leggenda del regno di Maldoror, non crede che siano loro “i ragazzi della leggenda” nonostante le figurine di legno uscite dal carillon di un orologio antico abbiano le caratteristiche fisiche e gli strumenti di tutti loro. Per lei è naturale e giusto continuare ad esercitarsi con il violino e cercare di raggiungere i suoi obiettivi.
E’ proprio questa spaccatura e questo elemento di contrasto che rende così affascinante il secondo volume della saga. Al di là delle nuove fughe rocambolesche, della “costruzione” di animali fantastici, dei piani escogitati per impossessarsi del libro che forse può rivelare e spiegare qualcosa di più, è la personalità dei protagonisti: l’egoismo di Anja, il dolore di Pjotr, il tradimento di Jorn, la consapevolezza di Pepina e la fanciullezza di Cavolo a saltare all’occhio. E’ la costruzione di personaggi meno stereotipati e più complessi di quello che di solito accade ad affascinare. La discriminazione e l’odio sollevato dagli zingari, la violenza insita in ambienti chiusi in cui i più deboli soccombono sempre ai prepotenti, la dolcezza inaspettata, l’amore che può scaturire all’improvviso, la necessità di conoscere le proprie origini sono alcuni dei temi che emergono in questo secondo volume, che però riprende anche la leggenda all’origine della narrazione. Una storia terribile d’amore e di morte che nasce come una bellissima storia d’amore tra un re e una regina, ma che prosegue con la distruzione del regno e la maledizione che si porta dietro…
E dopo un finale al cardiopalma in cui i cinque protagonisti si ritrovano a Parigi sotto la torre Eiffel, non resta altro che attendere l’uscita dell’ultimo volume, il cui titolo originale è Autrenuit, per scoprire se e dove le porte di Maldoror si apriranno e cosa accadrà ad Anja, Pjotr, Pepina, Cavolo e Jorn.
Ora non resta che aspettare l’uscita del terzo, in uscita il 3 maggio, e proseguire l’avventura.
Maldoror. Il Principe Fauno di Philippe Lechermeier – L’ippocampo (2023) – Traduzione di Fabrizio Ascari – pp. 368