Nel mondo antico il posto delle donne era un luogo nascosto nella casa: il gineceo. Non avevano ruoli pubblici, né responsabilità sociali, dovevano dare figli ai propri mariti e mantenere un contegno pudico e riservato per sempre. Per questo poche sono le figure femminili degne di nota tramandate dai cantori e giunte fino a noi. Tutte legate ad un aggettivo, ad una definizione, cristallizzate in qualche modo in un’immagine: la fedele Penelope, la traditrice Elena, la sfortunata Cassandra, la coraggiosa Antigone, che seppur si schieri contro l’autorità maschile, lo fa per affermare principi atavici e naturali e poi le donne su cui è caduta una sorta di “damnatio memoriae” la maga Circe, la matricida Medea e l’infedele Clitemnestra.
Ed è proprio su questi personaggi “negativi” che la penna delle scrittrici attuali si è concentrata, per cercare a distanza di secoli di rendere giustizia a donne, che sono state ridotte a figurine senza spessore, di cui non è stata compresa tutta la complessità psicologica, spesso vittime della violenza maschile, senza voce in capitolo, ridotte ad essere megere e streghe, troppo forti, troppo potenti per non fare paura.
Per questo sto affrontando con estremo interesse e grande passione la rilettura del ciclo di Agamennone, e sto alternando i testi classici, le tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, con testi moderni che riscrivono, o meglio reinterpretano la storia tramandata. E al centro della scena, nonostante le tragedie non portino il suo nome e il suo ruolo sia sempre relegato sullo fondo, c’è Clitemnestra.
“Sono Clitemnestra. Mi hanno chiamata madre e regina, mostro e assassina. Questa è la mia storia. E racconta di come il mio grande amore e il mio bambino siano stati uccisi da Agamennone. Di come Agamennone sia diventato il mio secondo marito e abbia sacrificato nostra figlia Ifigenia per un soffio di vento. E di come i semi della vendetta impieghino anni per far crescere i loro frutti amari. Perché gli uomini pensano di avere tutto il potere. Una bugia che si raccontano convincendo le donne a crederci. Perché gli uomini vogliono rendere le donne invisibili. Trasformandole nel loro passatempo, giocando con loro e distruggendole. E facendo dimenticare loro di essere più forti degli uomini, e perfino degli dèi…
Mi hanno chiamata madre e regina, mostro e assassina. Ma sono solo una donna e voi chiamatemi semplicemente Clitemnestra”
Figlia di Tindaro e di Leda, sorella di Elena, e dei Dioscuri, Castore e Polluce, cresciuta a Sparta per diventare regina. Donna fiera, capace, educata per regnare, eppure sempre relegata dalla tradizione nell’ombra: figlia di, sorella di, moglie di, madre di… In ombra rispetto alla bellezza sovrannaturale di Elena, alla paternità divina dci quest’ultima (secondo il mito lei era figlia di Tindaro, sua sorella di Zeus), al potere del Comandante supremo Agamennone e anche alla vendetta di Oreste e Elettra.
Eppure Clitemnestra è uno dei personaggi più complessi, sfaccettati, enigmatici, che la letteratura ricordi, paragonabile solo ad un’altra dark lady del teatro: la Lady Macbeth di William Shakespeare.
E lettura dopo lettura emerge con prepotenza la personalità di questa donna che Eschilo definisce la “donna dal cuore maschio”, uno dei personaggi più interessanti e affascinanti che la letteratura greca ci abbia trasmesso.
Tra i vari romanzi letti sull’argomento:
Le figlie di Sparta di Claire Heywood (Newton Compton Editori) in cui l’autrice indaga a capitoli alternati le vite delle due sorelle Elena e Clitemnestra, mettendo in luce le differenze di queste due donne.
La vendetta degli dei di Hannah Lynn (Newton Compton Editori) che dedica una prima parte esclusivamente a Clitemnestra e concentra, invece, la seconda su Oreste, che nulla ha contro la madre, ma che viene praticamente costretto dall’intervento di Apollo a vendicarsi per l’uccisione del padre.
Qui compare un Elettra combattente e fiera, con lo stesso carattere del padre, cocciuta e assolutamente incapace di riconoscere il punto di vista degli altri, che nonostante la cura della madre, il suo dolore, per la morte della sorella, istiga e pungola il fratello alla vendetta.
Elettra di Jennifer Saint (Sonzogno) dove le voci comparate sono tre: Clitemnestra, Elettra e Cassandra e dove lo scontro è soprattutto tra madre e figlia, due donne forti che ribadiscono costantemente il loro punto di vista. Clitemnestra il cui dolore per la morte di Ifigenia le ha chiuso il cuore nei confronti degli altri figli ed Elettra pervicacemente attaccata alla figura del padre, una figura eroica e sbiadita da preservare contro tutto e tutti, da vendicare anche sacrificando il fratello nel ciclo senza fine della vendetta.
Ma è soprattutto in Clitemnestra di Costanza Casati dove questo personaggio brilla. Una donna intelligente capace, sicuramente ambiziosa, ma sempre e soltanto per il bene della sua famiglia e del suo popolo. Cresciuta ed educata per essere regina, abituata a lottare e a combattere perché nella sua polis, Sparta, le donne si allenano all’arte del combattimento e della guerra insieme con gli uomini; ma allo stesso tempo affettuosa con le proprie sorelle, Elena e Timandra, e con i propri fratelli, Castore e Polluce, sempre pronta a lottare per loro, per dare protezione, ascolto, accoglienza.
Una donna che si sposa per amore con Tindaro, re di Pisa, da cui ha un figlio. Entrambi vengono barbaramente ed ingiustamente massacrati da Agamennone che vuole a tutti i costi sposarla.
Piena di disprezzo e di sofferenza, arriva a Micene dove l’amore per i figli rende la sua esistenza accanto al marito per lo meno accettabile. E’ solo grazie alla presenza di Ifigenia, Crisotemi, Elettra ed Oreste che Clitemnestra mette da parte la sua sete di giustizia nei confronti dell’arrogante consorte. Ma il sacrificio di Ifigenia e l’atteggiamento di un uomo che non si ferma nemmeno di fronte al sangue di sua figlia, la riempie di abominio. Il suo senso di giustizia e il desiderio che il sangue innocente venga finalmente risarcito si trasforma in sete di vendetta. Clitemnestra non può avere pace. Agamennone le ha già crudelmente strappato il primo marito e il figlioletto, poi con l’inganno ha sacrificato Ifigenia. Lei lo ha promesso sul sangue della figlia che il suo sacrificio sarebbe stato vendicato.
E la sua storia con Egisto, cugino di Agamennone, anche Lui oggetto della tracotanza e della sete di potere del re di Micene, è l’incontro di due anime spezzate, di due persone ferite dalla vita, che si riconoscono e si accolgono. Qui Egisto non è l’evanescente e, tutto sommato, inutile figura delle tragedie greche, l’uomo che ha mandato avanti una donna per poter prendere il trono. Qui è un uomo, allontanato dal suo regno, figlio di un rapporto incestuoso tra Tieste e la figlia Pelopia, strumento della sua feroce vendetta contro lo zio Atreo, che nella sua vita ha visto solo violenza e versamento di sangue.
Clitemnestra è un personaggio estremamente moderno, una donna che rivendica un ruolo attivo nelle proprie scelte e nella propria vita, che non accetta di essere solo una sposa, che sa perfettamente che il ritorno di Agamennone oltretutto con una concubina di stirpe reale come Cassandra, significherà per Lei solo ulteriori umiliazioni e sofferenze. E che alla fine è pronta a pagare per ciò che ha fatto.
Clitemnestra di Costanza Casati risulta pienamente riuscito nell’obiettivo di mettere in luce la personalità della protagonista, le luci e le ombre del suo agire, le motivazioni della sue scelte, tutta la ricchezza e complessità della sua personalità sfaccettata, tutto il dolore che si trova a sopportare a senza subirlo mai.
Clitemnestra di Costanza Casati – Sperling & Kupfer (2023) – traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini – pag. 450