Frammenti di memoria

Esce oggi per Nutrimenti, che ringrazio per la copia, Bagaglio leggero, Viaggio nei luoghi di Fabrizia Ramondino di Mirella Armiero e Francesco Paolo Busco, una biografia che unisce ricordo, esplorazione reale e ricerca letteraria sulle tracce della scrittrice partenopea scomparsa nel 2008.

L’idea da cui parte Bagaglio leggero è ripercorrere le tappe della vita della scrittrice Fabrizia Ramondino, cercando e visitando, dove possibile, i luoghi in cui è vissuta, che ha amato, e che sono raccontati nelle pagine dei suoi libri.

La scrittrice e sceneggiatrice sia per motivi familiari, il padre era diplomatico, sia per successive scelte di vita, ha vissuto in tanti luoghi diversi, seguendo un destino cosmopolita, che la fa andare e tornare dalla terra dov’è nata, Napoli, a posti scelti poi, come luoghi di elezione.

Tra le pagine di Bagaglio leggero scorrono così Napoli, dove nasce nel 1936, la Spagna di Maiorca, dove cresce, dove nascono i fratelli e dove rimane legata ai ricordi di casa e dell’affetto della Tata Dida; la Francia, Chambéry, dove abita in un castello, per poi tornare a Napoli alla morte del padre e ripartirne verso la Germania, paese in cui sperimenta la “durezza del lavoro, della vita autonoma, della scoperta di sé e dell’altro”. Intanto Parigi diventa sua meta abituale in cui torna e ritorna. Ma la terra d’origine e il mare hanno un richiamo impellente, la Costiera Amalfitana, l’isola di Ventotene, Gaeta e Itri, “colline di una dolcezza aspra” da cui si può vedere il mare e le isole, luogo scelto per la dimora eterna, dove riposa sotto una frase di Rilke: “E se le cose terrene ti hanno dimenticato / dì alla terra tranquilla: scorro / dì all’acqua rapida: sono”.

La casa a strapiombo sulla Costiera Amalfitana, quella che Livia, la figlia di Fabrizia, definisce più sua, perché ci ha vissuto di più, merita un richiamo a parte perché è una casa magica, chiamata delle streghe, dove mare, terra, collina si fondono.

Ecco la casa. Semplicissima, essenziale, un monastero massiccio, una fortezza aggrappata alle rocce, nessuna concessione alle mode. Masseria. Intonaco grezzo sopra il tufo scuro, un blocco solido, serio, forse lasciato troppo solo. La macina del frantoio davanti alla porta ci chiediamo tutti come ci sia potuta arrivare. La legna accatastata all’asciutto. […] E un balcone. Un passo sull’impiantito e vi sentite portare in volo. Non è possibile affacciarsi senza decollare. E’ a strapiombo vuol dire che vi strappa via da terra ogni volta che si affacciate. Sotto il mare…

I due scrittori indagano, quasi fossero investigatori sulle tracce dell’essenza di Fabrizia, cercando i palazzi, le strade, i luoghi, dove ha vissuto o che sono descritti nelle pagine dei suoi testi e nel contempo ascoltano i ricordi dalla voce della figlia Livia, di amici o conoscenti che condividono ricordi, frammenti di vita e momenti anche intimi, personali, privati, per arrivare ad ritratto a tutto tondo, da cui emerge un immagine diversa da quella convenzionale: “la donna rigorosa, schiva, a tratti ruvida”, lascia il posto ad una ragazzina solare, ad una donna capace di sperimentare, una mina vagante, un miscuglio di alto e basso, snob ma capace di avvicinarsi agli ultimi.

Ne esce un ritratto fatto di immagini, di schegge di esistenza, di brani delle sue opere in cui sembra, alla fine, di riuscire a ricomporre la figura di Fabrizia Ramondino.

Bagaglio leggero, Viaggio nei luoghi di Fabrizia Ramondino, di Mirella Armiero e Francesco Paolo Busco – Nutrimenti (2025) – pag. 141

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