La vita sognata

Mentre leggevo Quando fuori è buio di Fabio Nuccitelli una serie di frasi è come balzata fuori dalla pagina, come se quelle lettere fossero sottolineate, evidenziate, in rilievo. Come se le singole frasi si staccassero dal testo e mi portassero a soffermarmi sul senso più profondo e vero di ognuna di loro.

Frasi come queste: “qualcosa in lui che si era rotto e non riusciva a capire bene cosa fosse”; “come… si fosse ritrovato incastrato in una vita che odiava”; “la vita che aveva sempre sognato”…

Frasi che sottolineano un profondo disagio, i segni di vivere una vita in cui non ci riconosciamo, che non ci appartiene, che ci sta stretta. Una vita tutto sommato normale, un tetto sulla testa, cibo sulla tavola, un lavoro, una famiglia, eppure lontana da quello che avremmo voluto, estranea ai nostri sogni, desideri, aspirazioni.

Quattro vite si intrecciano in Quando fuori è buio. Due apparentemente risolte: Giulia e Filippo, fidanzati da tredici anni, trasferitisi insieme dalla Lombardia a Roma. Filippo con un lavoro e uno stipendio che farebbero invidia a chiunque e Giulia occupata in un grande studio legale. All’apparenza una coppia felice, un futuro già scritto e soddisfazioni per entrambi. In realtà Filippo muore dentro ogni volta che varca le soglie dell’ufficio, e la sua insofferenza tracima con gli amici ogni volta che si parla di lavoro. Giulia, laureata e pronta a fare pratica per diventare avvocato, è rimasta bloccata in quell’ufficio come segretaria e assistente, trattata male e ingiuriata un giorno sì e uno no, nonostante sia sveglia, pronta e capace di svolgere la gran parte delle beghe che le cadono tra capo e collo. Due un po’ meno: Chiara e Michele, amici da una vita. Lei, assistente universitaria sempre in attesa della svolta, e lui, pittore fallito, senza lavoro, che campa affittando una stanza nell’appartamento che gli hanno lasciato i suoi. Chiara è convinta che il professore per cui si fa in quattro, coprendo le sue assenze, correggendo le tesi, scrivendo articoli, facendogli da segretaria e da spalla, la ricompenserà finalmente con l’assegno di ricerca. Michele, che vive in una sorta di nebbia, si sente vivo solo quando partecipa ai funerali di sconosciuti.

Tutti quattro sono irrisolti anche sentimentalmente, incapaci di impegnarsi davvero in una relazione seria.

Giulia che guarda Filippo e lo vede diverso dal ragazzo che ha conosciuto e di sui si è innamorata.

Filippo che prima di addormentarsi frequenta una app di incontri, anche se non cerca di concretizzare quelle fantasie virtuali.

Chiara che consuma il sesso per sentirsi viva.

Michele che si sente incapace anche di quello.

“Uno passa una vita a sentirsi dire che se vuoi puoi, che se trovi la cosa che vuoi fare e ti impegni alla fine ce la fai, magari per qualcuno è pure vero… è che fa un po’ male quando scopri che non sei tu.”

Quattro trentenni alle prese con la frustrazione, intrappolati in una profonda insoddisfazione esistenziale, aumentata e peggiorata anche dal confronto con chi li circonda. Le vite perfette viste attraverso le foto sui social, l’apparente realizzazione di chi frequentano, i progetti e programmi a lunga scadenza da cui si sentono inesorabilmente esclusi.

Come ogni volta, quando tornava a casa dopo quelle serate, si era sdraiato sul divano a fissare il soffitto, senza riuscire a prendere sonno. Quelle vite lo facevano sentire un fallito, ancora più di quanto già non si sentisse quotidianamente. Forse avevano ragione loro, a forza di ripeterli in continuazione, tutti quei piani, quelle prospettive, diventavano reali. Non importava che non si sarebbero realizzati, nessuno di loro prendeva davvero in considerazione che la vita fa deviazioni impreviste e poi ti piomba addosso quando meno te lo aspetti e tu puoi soltanto fare i conti coi cocci che ti sono rimasti in mano e provare a ricostruirli in maniera più simile possibile al progetto originale.

Il loro incontro metterà in moto tutta una serie di reazioni che permetteranno ad ognuno di loro di fare i conti prima di tutto con se stessi e cercare di trovare la chiave giusta per ripartire.

‘Quando fuori è buio’ descrive lo smarrimento, l’ansia che coglie quando la vita reale non ha nulla a che vedere con quella immaginata. Il disorientamento di quattro trentenni incapaci di diventare grandi, che affogano in un’esistenza priva di senso.

Si era girata su un fianco e aveva cominciato a ripetersi che quella che stava vivendo era la vita che aveva sempre sognato, consapevole che tutti gli sforzi e i sacrifici che aveva fatto erano valsi a farla arrivare fino a lì, pienamente soddisfatta di quello che aveva.

Quella era la vita che aveva sempre sognato.

«Era quella la vita che aveva sempre sognato?»

Un senso di vuoto che però oggi appartiene a più generazioni. Come se il benessere materiale avesse amplificato il malessere psichico e l’eccessiva pressione della società, unita a sogni sempre più ambiziosi, avesse minato alla base la possibilità di realizzazione personale e soprattutto di serena consapevolezza nell’affrontare la vita.

Fabio Nuccitelli, con una prosa pulita e scorrevole, ci porta per mano in questa storia di trentenni confusi ma anche desiderosi di trovare un centro, un obiettivo, uno scopo, di dare un significato alla propria esistenza che non sia solo il ripetersi di gesti sempre uguali, in una monotona e noiosa litania.

Ringrazio Frandango Libri per la copia.

Quando fuori è buio di Fabio Nuccitelli – Fandango editore (2025) – pag. 274

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