Chi non conosce la figura di Arianna e la storia del filo?
Uno dei miti più antichi presente già nell’Iliade di Omero. Ritratteggiato oggi dal poetico libriccino di Doris Bellomusto, con le illustrazioni di Tiziana Tosi.
Arianna, figlia di Minosse, re di Creta, e Pasifae, si innamorò di Teseo, giunto sull’isola per uccidere il Minotauro, la mostruosa creatura con il corpo di uomo e la testa di toro, a cui ogni anno venivano sacrificati sette fanciulli e sette fanciulle, come pegno della vittoria di Minosse contro Atene. Per aiutarlo gli diede un gomitolo, in modo da non perdersi nel labirinto, e una spada per uccidere il Minotauro, in cambio Teseo, una volta riuscita l’impresa, avrebbe dovuto portare Arianna con se’ ad Atene e sposarla.
Il Minotauro dall’ibrida natura umana e taurina insieme, comunque era fratello di Arianna, nato dall’unione della madre con il toro bianco inviato da Poseidone, che per vendetta contro Minosse aveva scatenato un’insana passione nella donna verso il bellissimo animale. Per nascondere il figlio della vergogna fu incaricato il geniale architetto e costruttore Dedalo, che diede vita al Labirinto che doveva comunque rappresentare un’eterna prigione per la creatura. Fu lo stesso Dedalo a suggerire poi ad Arianna l’idea di consegnare a Teseo un gomitolo di filo che permettesse all’eroe ateniese di rifare il percorso verso l’uscita senza perdersi.
Teseo, compiuta l’impresa, tenne fede alla sua promessa; arrivato però sull’isola di Nasso abbandonò la fanciulla addormentata.
La principessa cretese dalla storia familiare assai complessa tradisce dunque la sua stirpe, come altre eroine maledette della mitologia greca – una su tutte Medea – per amore di un uomo che alla prima occasione la dimentica.
E alla figura dolente e tradita di Arianna sono dedicati versi bellissimi di Catullo e una delle lettere delle Heroides di Ovidio.
Catullo, infatti, nel carme 64 mentre descrive le nozze di Peleo e Teti si sofferma sulla bellezza del letto nuziale di Teti, coperto da uno splendido arazzo, che riproduce le vicende dell’amore infelice di Arianna e Teseo e, come un inciso, ne narra la storia tragica, partendo proprio dall’abbandono subito da Arianna, che, al risveglio su un’isola deserta, si ritrova sola. All’orizzonte la nave del suo amato sta prendendo il largo senza di lei.
Arianna è una donna ferita, incredula e angosciata, piena di dolore per l’amore tradito, per la fuga dell’amante, per le nozze che non arriveranno mai, ma anche una figlia che si rende conto di essere stata privata degli affetti familiari, affetti a cui non potrà mai tornare dal momento che lei stessa ha tradito il padre, dopo aver aiutato colui che si è macchiato dell’uccisione del fratello.
Ora nessuna donna creda più a un uomo che giura;
nessuna pensi sinceri i discorsi di un uomo;
quando il cuore ardente desidera con forza qualcosa,
non temono di giurare, non risparmiano promesse;
ma appena è stata saziata la passione del cuore voglioso,
non temono più ciò che hanno detto, non pensano ai giuramenti…”.
Catullo, Carme 64, vv. 116-148.
E sulla stessa falsariga è la decima lettera delle Heroides di Ovidio che si concentra principalmente sul momento dell’abbandono, sulla psicologia di una donna tradita e contemporaneamente traditrice. Tradita da Teseo, che non ha mantenuto fede alle sue promesse, ma traditrice verso la patria e la famiglia. E la sua impotenza si è come cristallizzata nel luogo stesso dove si trova: un’isola deserta, lontana da qualunque civiltà e possibilità di aiuto.
Un mito quello di Arianna non univoco, perché la fanciulla dolente e abbandonata si trasforma nella Teogonia di Esiodo nella sposa immortale ed eternamente giovane del dio Dioniso, accolta tra gli dei, e in seguito trasformata in costellazione. Una versione del mito, che ignora l’episodio di Teseo e dell’abbandono di Arianna a Nasso.
Altre versioni invece vogliono che il dio del vino, giunto a Nasso, si innamorò di Arianna dormiente e ingiunse a Teseo di lasciarla. In altre versioni, invece, fu la dea Atena ad ordinare a Teseo di abbandonare Arianna. E un’ulteriore versione vede Dioniso ordinare ad Artemide di uccidere Arianna sull’isola di Nasso. Infine in una tragica versione è Arianna, che sopraffatta dal dolore si getta in mare e si suicida.
In Arianna Doris Bellomusto e Tiziana Tosi partono proprio dalle tante versioni del mito, dall’immagine frammentata e riflessa di Arianna, per porsi ancora una volta la domanda: cosa nasconde il mito di Arianna? E chi era Arianna?
Sicuramente una donna tradita, che non crede più nell’amore
L’amore è un inganno degli dei,
un guasto al cuore
[…] si crede immortale
è solo immorale l’amore.
Ma anche una donna per cui è diventato essenziale sciogliere il groviglio che l’attanaglia, districare i fili attorcigliati, ripercorrere la sua storia, rivivere l’amore per Teseo, ma ripensare anche al Minotauro, nato dallo stesso ventre materno, frutto di una passione ingannatrice, generata per vendetta da Poseidone. Un rapporto fraterno dimenticato e rinnegato per amore di Teseo.
L’amore è un inganno della mente.
L’amore è un guasto al cuore.
L’amore è indifferente
fa i suoi interessi
l’amore.
E facendo questo ripensare anche all’abbandono, cercare di capirne i motivi, sciogliere i nodi e ripartire da lì, dal labirinto, dagli oscuri sentieri della psiche, da ciò che non è facile comprendere né tanto meno accettare.
Come spiega nella postfazione la psicologa Silvia Turci il labirinto rappresenta emozioni complesse, aggrovigliate, un luogo simbolico abitato da una parte istintiva per certi versi mostruosa proprio come il Minotauro, che devono essere però portate alla luce, fatte emergere, conosciute ed infine accettate. Un viaggio complesso e doloroso, necessario però a ricongiungere l’aspetto razionale a quello istintuale. Un viaggio che l’Arianna di Doris Bellomusto è pronta a fare, cercando un nuovo equilibrio.
E così l’autrice ci regala una storia senza tempo antica e moderna, una riflessione potente sull’amore e sulle rinunce, sulla conoscenza di sé che non deve dimenticare anche i lati più bui e controversi, il tutto arricchito dalle suggestive ed evocative illustrazioni di Tiziana Tosi e dall’introduzione di Imma Guarasci regista teatrale.
Grazie a Tiziana Tosi per l’omaggio.
Grazie a te per lo sguardo così attento di cui ci hai fatto dono.
Ne sono davvero contenta. E’ stato davvero un piacere leggere Arianna, che oltretutto ha unito il mio amore per il mito alla passione per la psicologia, oltre a farmi porre tante domande sul mostro latente nei labirinti dell’anima di ciascuno di noi.