Può un romanzo con protagonisti due ottuagenari pieni di malattie e di acciacchi essere un inno alla vita? Sì se malinconia ed ironia si fondono in maniera mirabile e attraverso le disavventure di Ella e John riusciamo ad apprendere una lezione fondamentale: quella di vivere finché c’è vita, di non limitarsi, di non avere paura di affrontare l’ignoto, perché alla fine siamo noi gli artefici della nostra esistenza. Ovviamente non di quello che ci può capitare ma sicuramente del modo in cui lo affrontiamo.
Peccato che io sia a pezzi e John ricordi a stento il suo nome. Non importa. Me lo ricordo io. Messi insieme, facciamo una persona intera.
Lui ha una forma di Alzheimer galoppante, e i buchi nella sua mente aumentano di giorno in giorno.
Lei, lucidissima, ha metastasi ovunque.
Ella è una malata terminale di cancro a cui rimangono pochi mesi di vita, ma è stufa di ospedali, di medici, di cure, che sa non sortiranno alcun effetto. Stufa dei figli che la trattano come un oggetto fragile che non può più decidere nulla, né cosa fare, né cosa mangiare o bere, con l’incubo costante del ricovero in una casa di cura. Suo marito, colui che l’accompagna da tanti anni è sempre più perso nel suo buco, malato di Alzheimer. E allora perché non montare sul vecchio camper di famiglia, che li ha visti felici per tanti anni, in giro per l’America con i figli prima e con gli amici poi?
Partendo da Detroit, sul vecchio Leisure Seeker, attraversano l’America da Est a Ovest, puntando dritti a Disneyland, lungo la mitica Route 66. Un vero e proprio viaggio contromano a base di cocktail vietati, hippies irriducibili, diapositive all’alba, malviventi messi in fuga. In un viaggio non sempre facile. Ci sono i figli preoccupati che vorrebbero sguinzagliargli dietro la polizia, ci sono i momenti di buio di John, i dolori, sempre più forti, che aggrediscono Ella, gli inconvenienti di viaggio, le snervanti discussioni tra marito e moglie, gli imprevisti, le medicine, ma anche gli aperitivi che tirano su, i momenti dolcissimi al mattino in cui John riconosce la moglie, i ricordi di altri viaggi e altre avventure.
E’ Ella a raccontare il viaggio che intraprende con il marito, consapevole che sarà il loro ultimo viaggio insieme. Un viaggio che non è solo quello fisico attraverso l’America, i suoi totem, le catene di ristoranti, le immense autostrade, i motel, ma è soprattutto mentale, una vera e propria esplorazione nella psiche di due ottuagenari, alle prese con i loro acciacchi, i loro ricordi e il loro modo di affrontare la vita, nonostante i mille problemi. Sullo sfondo la leggendaria Route 66, e luoghi e citazioni che a volte si fa fatica a collocare perché non fanno parte del nostro immaginario: tra fast food e vecchie insegne di attrazioni turistiche ormai dimenticate, motel polverosi e paesaggi lunari. Nel mezzo la paura di non svegliarsi più e il conseguente desiderio di guidare fino all’alba. Le fughe di John, le pillole di Ella, i corpi, ormai precari ed inutilizzabili, le diapositive proiettate sulle lenzuola del corredo buono, che riportano alla mente gli amici estinti e i figli piccoli. John e Ella, come Bonnie e Clyde della terza età macinano chilometri su chilometri, con determinazione, con voglia di vivere e con l’infinito amore che li lega nonostante tutto.
“Alla nostra età nessuno apprezza la leggerezza, proprio quando ce ne sarebbe più bisogno”, così afferma Ella per fronteggiare le critiche e le apprensioni dei figli, preoccupati per il viaggio avventuroso dei genitori.
In viaggio contromano di Micheael Zadoorian è un inno alla vita, all’amore, alla giovinezza. Il bizzarro viaggio di Ella e John è davvero un viaggio contromano, controcorrente, un invito a godere ogni attimo, senza fretta, un elogio della resilienza, del potere dei ricordi e della fedeltà, nella buona e nella cattiva sorte.
Nessuno di noi parla. John di tanto in tanto si limita ad emettere un grugnito compiaciuto. E’ bello così, è bello tacere. Parlare rovinerebbe tutto. Per un attimo, potrei piangere dalla felicità. E’ per momenti come questo che amo tanto viaggiare, la ragione per cui ho sfidato tutti. Noi due insieme, come siamo sempre stati, senza parlare, senza fare niente di speciale, semplicemente in vacanza. Lo so che niente dura, ma anche quando ti rendi conto che qualcosa sta per finire, puoi serre voltarti indietro e prendertene ancora un po’ senza che nessuno se ne accorga.
Dopo aver letto il libro ho scoperto che nel 2017 Paolo Virzì ne ha tratto un film Ella & John – The Leisure Seeker con Helen Mirren e Donald Sutherland, candidato a diversi premi tra cui il Leone d’Oro a Venezia. E nonostante alcune differenze anche notevoli, come la destinazione finale e la professione di John il film è riuscito a mantenere il senso del libro, il viaggio malinconico ma anche spensierato di due persone al termine della loro vita, grazie anche a due interpreti superlativi.
Perché il mondo deve distruggere tutto ciò che non è conforme? Non ci rendiamo mai conto abbastanza che è la ragione principale per amare qualcosa.
In viaggio contromano di Michael Zadoorian [The Leisure Seeker 2009] traduzione Claudia Tarolo Marcos y Marcos (2009), pag. 282