Una fiaba piena di magia

Stavo cercando un libro da regalare a mio figlio Filippo per il suo compleanno, e sono stata attirata da questa copertina sgargiante, a veder bene un po’ kitsch ma sicuramente d’effetto – e pensare che la copertina rigida è decisamente più bella ed elegante!

Comprato così a scatola chiusa senza sapere bene quale storia avrei trovato tra le pagine bordate di verde e con mio figlio abbastanza stupito da quel regalo inaspettato e decisamente convinto che avremmo letto una storia romance, grondante di scene smielate, protagonisti tossici e storie d’amore dannate. Bene ci siamo dovuti ricredere entrambi. 

Sì c’è una storia d’amore, sì c’è un personaggio dannato, ma il libro contiene anche decisamente altro. Un fantasy pieno di misteri, magia e poesia. 
Where the Dark Stands Still di A.B. Poranek ci regala una storia appassionante che si svela poco a poco, un’ avventura immersa in un’atmosfera fiabesca e oscura, con personaggi tridimensionali e svariati colpi di scena.

La protagonista Liska è solo una ragazzina, spaventata dagli enormi poteri che cela dentro di sé, incapace tanto di controllarli quanto di sbarazzarsene. Nel suo villaggio e nella sua famiglia certi poteri sono considerati espressione di malvagità e dannazione. Soprattutto la madre anziché accoglierla e difenderla fa di tutto per liberarsi di lei. E così la giovane decide di introdursi nella Driada il bosco che confina con il villaggio dove si nascondono creature pericolose, alla ricerca di un leggendario fiore di felce, il fiore che secondo la leggenda è in grado di esaudire un desiderio. E il desiderio della ragazza è solo quello di liberarsi e una volta per tutte di quel potere che la rende diversa e ai suoi occhi pericolosa per le persone che ama. Inizia così un straordinaria avventura in cui nulla è ciò che appare al primo sguardo come apprenderà ben presto anche Liska, in fuga da un passato che la tormenta, e alla ricerca di qualcosa che ancora non comprende appieno.

«Onegdai». Una parola che significa “il passato”, che significa “quel che c’era prima”. Un prima a cui Lisdka desidera fare ritorno, ma anche un prima che vorrebbe poter cambiare. Tutto quello che la tormenta, tutto quel che l’ha resa ciò che è. La sua essenza. Il passato è la sua arma e il suo scudo.

Mentre sta cercando di cogliere il fiore viene bloccata dal Leszy, il demone dall’aspetto di cervo, guardiano del bosco e protettore dei viaggiatori, che le propone un patto: le permetterà di esprimere il suo desiderio se lei in cambio diventerà sua servitrice per un anno. Così Liska entra nel fatiscente maniero, la Casa del sorbo selvatico, la casa senziente, in cui vive il Leszy. Una magione antica e piena di segreti: stanze nascoste, abiti di foggia e stile diversi, lasciati in un armadio e appartenuti sicuramente a qualcun altro, stanze misteriose e presenze oscure. Mentre Liska cerca di apprendere le materie arcane e far rifluire di nuovo la magia, che è riuscita, non sa nemmeno bene lei come, ad imbrigliare, rendendola però una bestia dissennata che attacca per istinto, svariati ricordi le affollano la mente: il profondo amore che la lega al padre, che tante storie anche di magia, le ha raccontato, l’affetto verso la cugina Marysienka, il cui sguardo di orrore, dopo che il suo potere si è sprigionato, la perseguita, la diffidenza che ha sempre nutrito per lei la madre e il senso di calore che provava quanto riusciva ad essere utile ed aiutare il villaggio.

E intanto i misteri della Casa del sorbo selvatico si affastellano: perché appaiono e scompaiono porte e stanze? Chi è il levriero dagli occhi rossi che le appare e sembra volerla mettere in guardia di qualcosa? Chi era Florian? E quale legame lo univa al Leszy? E soprattutto chi è il Lesky, quale storia si nasconde sotto la maschera del cervo?

Tra nuove amicizie tra cui Jaga, lo spirito del focolare, il giovane Maksio e Kazimiera, la guaritrice del paese vicino che conosce bene la storia del Leszy, Liska rafforzerà i suoi poteri e cercherà di strappare il mondo che ha imparato ad amare dalla maledizione di un spirito potente ed implacabile.

A differenza di quello di Stodola, questo si manifesta in forma femminile: una babcia vecchia e rinsecchita, grande poco meno della mano di Liska, con gli occhi neri e un gran tanfo di fuliggine e il vizio di sparire nel nulla se la si guarda direttamente. Liska l’ha chiamata Jaga, come la strega della leggenda e il nome le si confà degnamente, a giudicare dal marasma che ha scatenato per vendicarsi di un’offerta dimenticata.

Where the Dark Stands Still è un libro strano, che spesso sembra volgere verso una direzione scontata, ma che riserva invece un’infinità di sorprese e colpi di scena. Un romanzo in cui il mondo fatato e magico della mitologia slava prende vita regalando al lettore una storia avventurosa e incantata, con una strepitosa protagonista, che troverà in se stessa la forza per lottare in ciò in cui crede e diventare chi vuole essere.

Basia li conosce questi spiriti. Sa per esempio che non deve ballare con le rusalka, altrimenti rischia di danzare sulle note del loro canto per ore e ore, fino a a quando Liska non viene a recuperarla. Sa che gli utopiec si divertono a trascinarla nella palude, e una volta tornata al maniero con tutti i vestiti sporchi di fango le toccherebbe subire le prese in giro di Jaga, la gatta-non-gatta. Conosce tutti gli altri spiriti: le kikimora che non si separano mai dal filatoio, il bannik che vive nel bagno, e i bies che urlano nel cuore della notte. Liska dice che un tempo erano cattivi, ma che ora, senza l’antico nume a corromperli, sono soltanto creature dispettose, che si dilettano a turbare la quiete del bosco. E’ pur vero, tuttavia, che non comprendono gli usi e i sentimenti degli umani, e ciò li rende pericolosi.

Where the Dark Stands Still La foresta dell’amore eterno di A.B. Poranek [Where the Dark Stands Still 2024] Il castoro OFF (2024) traduzione di Maria Laura Capobianco – pag.402

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