Cosa significa essere liberi, diversi, unici

Ottobre, Ottobre di Katya Balen è un racconto di formazione, ma anche una potente riflessione su cosa significa essere liberi, accettare la diversità e l’unicità di ognuno.

Ottobre è una ragazzina che si autodefinisce selvaggia. Vive con il padre in una foresta ai margini della “civiltà”e la loro vita è ritagliata sui ritmi della natura. Hanno una casa costruita con i tronchi degli alberi, una serra in cui coltivano quello che gli occorre, comprano latte e formaggi in una fattoria vicina e gli altri prodotti che non riescono a produrre da soli nel vicino villaggio, usano pannelli solari e si prendono cura di quell’angolo di mondo, tagliando le piante non necessarie e ripulendo il sottobosco.

Ottobre è una cercatrice di tesori, quelli che trova sepolti sotto le foglie o tra i rami, ossa, piume, ma anche altri oggetti più o meno inconsueti su cui ama imbastire storie. Ogni oggetto infondo è appartenuto a qualcuno e per lei è importante ridargli il giusto valore immaginando cosa possa celarsi dietro: sono “frammenti di storie della foresta” e sono il suo tesoro.

Ogni anno per il suo compleanno il padre pianta un albero per lei: un rito importante che li unisce ancora di più. La madre, o meglio “la donna che è mia madre” come la chiama Ottobre, non vive più con loro, per lei quell’angolo di bosco non era un’isola meravigliosa in cui vivere, ma qualcosa di angosciante a cui adattarsi. Nonostante cerchi di mantenere un contatto con la figlia, le scriva, la vada a trovare, per la bambina è una traditrice, colei che li ha abbandonati, che non saputo vivere il loro sogno insieme.

Adesso, quando provo a ricordarla, è come se fosse stata ritagliata via dalla memoria, e tutto ciò che resta di lei è un’ombra nera dalla sagoma umana nel posto dove dovrebbe esserci lei, o a volte c’è, ma i suoi bordi diventano indistinti e svaniscono nel fumo. La odio per aver lasciato la foresta e la odio per aver abbandonato noi e la odio per aver lasciato la nostra piccola, perfetta tasca di mondo.

Tutto cambia nel mese per lei più importante, Ottobre, il mese in cui è nata, il mese di cui porta il nome. Prima il ritrovamento di un anello con un’incisione, un oggetto così prezioso e particolare che merita di una storia su misura altrettanto speciale. Poi il recupero di un piccolo barbagianni, che Ottobre salva e accudisce anche contravvenendo gli ordini del padre. In fine proprio il giorno del suo compleanno la tragedia: il padre cade da un albero e la vita di Ottobre va in pezzi. La donna che è sua madre la porta con sé a Londra e per la ragazzina inizia un’altra vita. Una vita così diversa dall’altra. Una vita su cui incombono le condizioni critiche del padre, la diffidenza verso la madre, le tante cose che non conosce: la scuola, i compagni, gli spazi chiusi. Palazzi e case al posto dei fusti degli alberi, smog in luogo dei profumi del sottobosco, il rumore delle macchine anziché il cinguettio degli uccelli o lo stormire del vento, il cielo plumbeo invece della trapunta di stelle. Anche Stig il piccolo barbagianni non può rimanere con lei e deve essere portato in un centro di accoglienza per animali.

Non è facile per Ottobre adattarsi a tutti i cambiamenti della sua nuova vita, i compagni che non capiscono quanto ricca fosse la sua vita precedente, la preoccupazione per la salute del padre, i sensi di colpa, e la rabbia immensa che nasconde il dolore. Ottobre è schiantata, distrutta dal senso di colpa di sentirsi responsabile per quello che è accaduto al padre, sicura che anche se lui si riprendesse, non la vorrebbe più con se’.

Anch’io sono selvatica: i miei singhiozzi sono selvatici e la mia mente è selvatica e stanno strappando via da me l’ultimo pezzo del mio mondo selvatico e non sono più una ragazza selvatica perché ormai sono in frantumi.

Ottobre, Ottobre è una storia di formazione, una storia di consapevolezza, con una piccola protagonista che, nonostante alcuni atteggiamenti decisamente melodrammatici, non si può non amare. Chiunque a qualunque età rimarrebbe annientato da un cambiamento di vita così repentino e drammatico. Per nessuno è facile accettare che ciò che ci appare come la cosa migliore non è sempre è quella giusta. Né che tutte le cose hanno un loro posto perfetto, né tutte le storie una conclusione perfetta. A volte ci sono solo frammenti, attimi, istanti della vita di una persona, che possiamo catturare e conservare ma grazie a chi abbiamo accanto possiamo spiccare il volo ed essere coraggiosi e selvaggi. Perché l’unica cosa che possiamo fare è accettare la diversità di ognuno, l’unicità di ogni situazione, la transitorietà della vita.

Stig è libera e io sono libera. Essere liberi e selvaggi è diverso per ogni persona e ogni cosa, ognuno può sentirsi tale nella foresta o sfrecciando per le strade di una città. So che non tutte le storie hanno un finale perfetto e so che alcune cose hanno un luogo perfetto, altre no, e che tutto può comunque cambiare.

Katya Balen regala ad un pubblico di lettori giovani, ma anche a chiunque voglia perdersi nelle pagine di questo libro un messaggio di speranza, ma anche di consapevolezza, nonché una velata critica ad un mondo folle, sempre di corsa, basato sul possedere e apparire più che sull’essere, che spesso ha perso di vista l’essenza delle cose: la bellezza del silenzio, l’incomparabile splendore della natura, la necessità di lasciar andare per trovare finalmente la propria storia.

Ottobre, Ottobre [October, October 2020] di Katya Balen Einaudi Ragazzi (2023) – traduzione di Lucia Feoli – illustrazioni di  Angela Harding – pag. 235

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