In Jum fatto di buio Elisabetta Gnone ci fa incontrare di nuovo la sua straordinaria protagonista di Olga di Carta.
Olga di Carta Jum fatto di buio di Elisabetta Gnone
Elisabetta Gnone ci aveva già regalato la storia di Olga Papel, una bambina dotata di una fervida immaginazione e soprattutto della capacità rara e preziosa di narrare storie in modo talmente coinvolgente, che ogni racconto appare assolutamente e incontrovertibilmente vero, reale, a tal punto che gli abitanti di Balicò escogitano qualsiasi trucco pur di ascoltarla, la inseguono, si nascondono dietro agli alberi o si appostano sui terrazzi solo per sentire la nuova storia che Olga intesserà. In questo libro la piccola protagonista torna ad ammaliare il suo pubblico e a ricordare a noi che leggiamo come la parola, o meglio il racconto, possa avere anche un potere salvifico.
Olga vive al di là del fiume con la nonna Almida e il fedelissimo cane, Valdo. Ogni mattina e ogni sera Barcabroncio, il barcaiolo, una sorta di Caronte, un uomo schivo e brusco, che però nei suoi silenzi ombrosi sa e comprende, la traghetta tra le sponde del fiume. E al villaggio di Balicò mentre consegna le uova che gli abitanti commissionano alla nonna Olga osserva gli abitanti, intuisce cosa si cela dietro un sorriso sghembo, un’improvvisa ombra sul viso o una lacrima furtiva e offre ad ognuno una storia che possa dare consolazione, che rappresenti un appiglio, una piccola luce, per uscire dal buio dell’animo.
Ed è per questo che le storie che raccontano di Jum, un essere fatto di buio, invidioso di chi ha un’ombra perché lui non può averla, diventano così popolari e importanti.
Jum è ingordo di lacrime e disperazione, sono il suo cibo, lo alimentano e gli permettono di sopravvivere. Jum è un parassita che alimenta il dolore delle sue vittime per poter continuare la simbiosi con loro.
Quando qualcosa che amiamo, o qualcosa cui teniamo se ne va per non tornare oppure si perde per sempre, dentro di noi si crea un grande spazio vuoto e quel vuoto è buio come il fondo di un pozzo. Ed è gelido. E qualche volta anche così vasto che sembra di essere fatto solo di un buio gelido e vuoto.
Questo è quello che Jum ama sopra ogni cosa, quel senso di vuoto e di freddo che si insinua in chi soffre, e che per lui è il luogo più accogliente e più bello in cui infilarsi e vivere. Adora le lacrime di chi ha perso qualcuno di caro, ma non disdegna le lacrime di malinconia o quelle di chi ha perduto un patrimonio, il posto di lavoro, l’occasione di una vita, un ricordo caro, un sogno andato infranto, un giocattolo amato…
E Olga racconta le storie di questo essere informe ed ingordo e dei modi in cui è possibile ricacciarlo dal buio da cui proviene: il rinnovato amore per la vita, il risvegliarsi dei sensi, il capire come poter uscire dal senso di perdita e di vuoto fanno entrare la luce negli animi e cacciano Jum, perché ognuno ha delle paure con cui convive, può essere la solitudine, il dolore, la morte di una persona cara, Olga lo sa perfettamente e nelle sue storie sa sempre come trovare il modo per riportare un po’ di luce e ridare speranza agli abitanti della città.
E così mentre aiuta Parnisèl, conosciuta con il nome del marito Tomeo, che per sopportare la sua mancanza ha deciso di continuare il lavoro dell’amato marito scomparso facendo anche lei il barbiere in paese e Erisina Casol, detta la Casolina, una straniera che però conosce le leggi del villaggio meglio degli abitanti, e cerca di riportare la luce nella vita della nonna di Mimma, Onelia e del signor Cardon, la paura di Jum si insinua nel paese, per gli abitanti è un essere reale e come tale va cacciato. E la caccia porterà conseguenze gravi che porteranno anche Olga ad incontrare Jum e a nutrirlo con le sue lacrime di disperazione.
Ma gli amici Bruco, Mimma tramite le sue lettere dal tono scherzoso per superare la nostalgia visto che vive lontano, i quattro fratelli Grempet le porteranno consolazione e calore. Perché l’amicizia è uno dei ponti più solidi per superare gli abissi del dolore.
E così facendo l’autrice, tramite Olga, ci ricorda che c’è sempre una eventualità, una ragione inaspettata che fa allontanare Jum fatto di buio, che lo costringe ad andarsene perché la fonte di lacrime a cui si abbevera è esaurita, perché c’è sempre il modo e l’occasione per tornare a sorridere e sperare, a guardare il presente, accettando e rielaborando le perdite inevitabili, trasformando il dolore in un nuovo inizio.
Olga di carta Jum fatto di buio di Elisabetta Gnone – Salani Editore (2017) – Paper Cut di Linda Toigo pag. 215