Il volo delle rondini

Hans ed Erik, due ragazzini di dieci anni nonché compagni di scuola e vicini di casa, stringono amicizia nel cercare di salvare, sfamandoli, tre piccoli rondinini caduti dal nido. Nonostante le differenze di carattere, entrambi hanno forte il senso della giustizia, la passione per gli animali e per il bellissimo zoo di Berlino, dove sognano un giorno di lavorare – uno come guida, l’altro aprendo un chiosco di dolciumi – e per il volo che successivamente ne farà due piloti per la Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca. Siamo nel 1931 e a poco a poco l’atmosfera intorno a loro sta cambiando, le idee del nazionalsocialismo, le politiche antisemite, la violenza insita nel governo di Hitler li spaventano, anche se è difficile, se non impossibile, esprimere liberamente le proprie idee senza paura di ritorsioni.

Dall’altra parte della Manica due ragazzine più o meno della stessa età seguono con crescente apprensione l’addensarsi di nubi di guerra. Le due, Kate e Ruby, sono figlie rispettivamente di Peter e Vanessa e di Violet, ed entrambe figliocce di Clarry, protagonisti de La guerra delle farfalle.

“Come fanno ad ascoltarlo?” Chiese Ruby. “È più matto dell’uomo di latta. Più matto dello spaventapasseri. Più matto della strega cattiva, di quel tornado. Se si comportasse così da queste parti, lo porterebbero in tribunale per farlo calmare un po’”.

Il volo delle rondini, infatti, pur non costituendo un vero e proprio sequel, riprende i protagonisti del libro precedente, lasciati quando erano dei giovani appena usciti dalla prima guerra mondiale, feriti nel corpo o nello spirito dalle trincee e dalla tragedia della Grande Guerra. Ora sono uomini e donne che lavorano, hanno figli e sperano di non dover rivivere l’orrore già vissuto. L’autrice decide di non proseguire la loro storia direttamente, di farne delle comparse e mettere al centro la figlia più piccola di Peter e Vanessa, Kate, malaticcia e schiacciata dalla presenza dei cinque fratelli maggiori e Ruby, figlia della migliore amica di Clarry, che nasce con una voglia sul viso, che in qualche modo la deturpa e la rende sensibile ma anche estremamente pungente. La loro amicizia nata epistolarmente si sviluppa nella comune necessità di rifugiarsi lontano dalle città e dalle zone oggetto di bombardamento non appena la guerra impazza.

La guerra molto meno presente di quanto non fosse nel libro precedente, resta sullo sfondo ma rappresenta l’elemento che innesta una sorta di reazione chimica, perché rappresenta un momento di scoperta del proprio io e della propria personalità: per Hans ed Erik che pur costretti a combattere, la ricerca di un’etica anche nella guerra; per Ruby l’accettazione del proprio difetto fisico e la riconciliazione col fratello; per Kate, considerata da famigliari e amici sostanzialmente “inutile”, il coraggio di fare ciò che è giusto.

Ed è appunto Kate, a cui il nonno chiede di essere “straordinariamente coraggiosa” a custodire e trasmettere il ricordo degli avvenimenti tramite la scrittura: l’annotazione giornaliera di piccoli fatti, avvenimenti minuscoli, eventi ed episodi che ha vissuto o ha visto.

La narrazione procede a capitoli alternati, dando voce e attenzione a tutti i protagonisti, a cui c’è da aggiungere un vecchio cane, dal nome evocativo, Pax, che diventerà, in modo al quanto rocambolesco, parte integrante della famiglia.

McKay dedica il giusto spazio anche alla descrizione del periodo storico e lo fa non in modo didascalico, ma con piccoli squarci e riferimenti ad avvenimenti ed episodi specifici.

Un libro piacevole, che, seppur non raggiunga il pathos e la poesia del precedente, racconta comunque la difficoltà di crescere in situazioni estreme, che obbligano a fare i conti con la propria mortalità e a fare scelte spesso drammatiche e inusuali.

Il volo delle rondini di Hilary McKay – Giunti (2023) – Traduzione di Elisabetta Gnecchi-Ruscone p. 282

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