Quanto deve essere difficile per uno scrittore scrivere il secondo romanzo dopo che il primo ha avuto enorme successo. E’ questo uno dei pensieri che hanno accompagnato la lettura de La compagnia di mezzanotte di Hana Tooke, autrice olandese mi aveva convinta e conquistata con il suo primo romanzo Gli inadottabili, la storia di un gruppo di ragazzini che si trova a dover far fronte ad una serie di disavventure e per sopravvivere fa squadra diventando una famiglia che si prende cura l’uno dell’altra.
Ho quindi iniziato il nuovo libro con grandi aspettative e per la prima parte del romanzo le mie attese non sono state minimamente deluse. Anche qui c’è una ragazzina, Ema, che nasce sotto il segno del dodici: dodicesima figlia, viene al mondo il 12 dicembre 1877 a mezzanotte in punto. I suoi genitori e i suoi fratelli sono tutti eminenti scienziati ed esperti in una particolare scienza: solo lei non trova la sua vocazione, si sente diversa, sente solo che le sue ossa sanno predire catastrofi, percepisce le emozioni degli altri, capisce quando chi ha davanti mente e vede “cose” nelle ombre delle persone, ma queste qualità sono viste dai suoi cari come stranezze, sciocche superstizioni da cui liberarsi prima possibile. Quando le sue speranze di essere ammessa nell’accademia di Dagmara Bartonovà vanno frustrate e sente tutta la disillusione dei suoi genitori nei suoi confronti, sarà l’incontro con una coetanea al quanto originale a dare una svolta alla sua vita.
Le pagine sull’amicizia che si crea tra Ema e Silvie, le lezioni di quest’ultima su varie discipline soprattutto la sua voglia di contrastare la paura di Ema e farle apprezzare ogni aspetto della vita sono, a mio parere, le migliori.
«C’è un confine molto sottile tra paura ed entusiasmo» disse Silvie con aria pensosa. «Forse hai bisogno di una spintarella per oltrepassare quel confine. Incontriamoci di nuovo a quest’ora domani, ma non qui.»
Ema fece cadere le mani dalle guance e scosse la testa. «A mezzanotte?»
«Le avventure vanno servite con una pioggerella di luce lunare e una spruzzata di stelle. Mezzanotte è il momento ideale per andare alla conquista della paura.»
[…] «Non credere mai di non poter fare qualcosa. Niente è impossibile con un briciolo d’immaginazione.»
[…] «Vedo che avrò molto lavoro da fare con te» disse infine. «Ma si dà il caso che mi piacciano le sfide assolutamente impossibili. Ti spedirò un invito con le istruzioni su dove trovarmi. Sarà splendifero.»
« Ma non ho accettato…»
«Lezione numero uno, Ema Vašková» disse Silvie, ora in piedi sul cornicione sorridendo come un gatto. «Meno ansia, più audacia. Ci vediamo domani.»
L’improvvisa sparizione di Silvie e la voglia di Ema di capire cosa sia successo alla sua amica e in quale modo possa aiutarla la porterà a scoprire la misteriosa Compagnia di Mezzanotte. Da qui la storia si fa ingarbugliata, un po’ troppo ingarbugliata. I misteri aumentano e la vicenda vira verso il giallo: c’è un omicidio da risolvere e le capacità empatiche e sensitive di Ema si riveleranno essenziali.
L’autrice, che oltretutto in modo molto sincero, ammette questa difficoltà nella postfazione, nella parte centrale della storia si perda un po’, la narrazione pare sbandare per poi riprendersi nel finale. Per questo nonostante la piacevolezza del racconto la seconda fatica di Hana Tooke non è all’altezza della prima.
Peccato perché la storia di Ema e le sue difficoltà ad affrontare le proprie paure, di essere all’altezza delle aspettative degli altri, arrivando al punto di fingere di essere “normale”, preferendo essere una ragazzina comune, che studierà le rocce e frequenterà le stesse accademie dei fratelli, anziché leggere la delusione negli occhi di chi ama, è una storia in cui tanti adolescenti (e non) possono riconoscersi. Quante volte facciamo delle cose solo per rendere orgogliosi chi ci vuole bene e sentirsi ancora degni dell’amore e del rispetto della famiglia. Quando invece solo accettando la propria diversità ed essendo pienamente se stessi si può finalmente guardare negli occhi se stessi e gli altri.
Essere normali è l’illusione più grande di tutte, Ema Vašková. Non ho bisogno di una medium per sapere che sei splendiferamente insolita.
Insomma un romanzo riuscito a metà: l’autrice riesce a rendere perfettamente la magica atmosfera di Praga, a descrivere il fascino della città, tra vicoli e piazze, quartieri che si annidano sotto il castello e il grande ponte Carlo che fa da spartiacque. E descrive un mondo affascinante e ammaliante, misterioso e particolare in cui si aggirano personaggi equivoci ma anche ragazzini pronti (di nuovo come ne Gli Inadottabili) a fare squadra. Si intorciglia un po’ nella trama nella parte centrale, ma ci regala comunque una bella storia.
Ultima nota ho molto apprezzato che l’autrice descriva, sempre nella postfazione, la sua protagonista Ema come una ragazzina neurodivergente, termine per indicare, non solo chi rientra nello spettro dell’autismo ma anche tutte le persone il cui cervello funziona in modo diverso in uno o più modi rispetto a quelli considerati standard o tipici. Un elemento molto apprezzato da mio figlio Filippo, che me l’ha fatto notare, sottolineando l’importanza di non additare comportamenti o modi di essere che non appaiono allineati alla normalità. Termine abusato e che, sinceramente, odio come se ognuno di noi non fosse unico, speciale e non rientrante in alcuna categoria.
Ecco le parole che l’autrice usa per descrivere la necessità di dare voce a Ema:
“Questa era la storia di Ema, una ragazza che tenta disperatamente di capire un mondo che non pare capirla. Una ragazza che ha il terrore di essere vista per quello che è veramente, ma anche il disperato bisogno di essere vista. E’ bloccata tra queste due realtà e dovevo trovare un modo per liberarla”.
La compagnia di Mezzanotte di Hana Tooke – Rizzoli (2022) -pag. 398