Jacqueline Woodson racconta la sua infanzia e la sua prima giovinezza, tramite un memoir in versi che si muovono liberi senza struttura. Come libera è lei, cresciuta tra il South-Carolina, il suo Eden perduto, e New York, tra una famiglia materna affettuosa e presente, e una metropoli fredda dove, però, saprà ritrovare il sapore e il calore di una casa anche grazie all’amicizia speciale con una bambina portoricana. L’autrice scandisce come una canzone i suoi ricordi di bambina afroamericana nata negli Stati Uniti dell’epoca della segregazione.
Nelle sue liriche scorrono, come tante piccole fotografie i suoi ricordi, dall’affetto per i nonni, alla figura evanescente del padre, dalla presenza costante dei fratelli al trasferimento dal profondo sud alla Grande Mela; dalla religione imposta dalla nonna, con tanto di frequentazione nella Sala del Regno che scandisce la settimana della bambina e il proselitismo casa per casa, alla scoperta della scuola, dei libri e delle storie che si nascondono in essi. Jacqueline traduce in versi e riempe di magia anche i momenti peggiori, la fame patita a New York, contrapposta all’abbondanza e alla varietà della tavola di Greenville, o il ricovero in ospedale del fratellino che gratta via la vernice piena di piombo dai muri di casa, intossicandosi pesantemente.
Una bambina piena di entusiasmo e fantasia che cerca il suo posto nel mondo e lo trova nella potenza della parola
In queste pagine rivive anche il bisogno dell’autrice di raccontare, di dare voce ai sentimenti, di utilizzare il linguaggio e le parole per ricomporre la sua vita, quella dei fratelli e quella della sua comunità.
Allora le storie continuano a vivere
dentro la mia testa, ancora e ancora
finché il mondo reale non svanisce
nella ninna nanna dei grilli
e dentro ai miei sogni.
Woodson inserisce nelle sue poesie anche il fermento, le speranze e le paure degli eventi storici del periodo. Si sente ispirata dai personaggi che di quegli eventi sono stati portatori come Martin Luther King, che organizza marce di protesta; Rosa Parks che si è rifiutata di lasciare il suo posto sull’autobus, la piccola Ruby Bridges, entrata in una scuola per bianchi, circondata da guardie armate; Malcom X, che parla di rivoluzione ed Angela Davis che combatte con le Black Panther, fino allo scrittore James Baldwin, che tramite i saggi e i romanzi sta cercando di cambiare il mondo, perché Jacqueline sa che anche la parola può avere la forza di ribaltare e cambiare le cose.
La prima volta che scrivo il mio nome completo
Jacqueline Amanda Woodson
senza l’aiuto di nessuno
su una pagina bianca nel mio quaderno dei temi,
so
che se voglio
posso scrivere qualsiasi cosa.
Le lettere diventano parole, le parole acquistano un senso,
diventano pensieri
che escono dalla mia testa
e diventano sentenze
scritte da
Jacqueline Amanda Woodson
Una raccolta di poesie da leggere come un romanzo, o un libro da aprire a caso, facendosi trascinare dalle parole.
“Bambina nera sogna” di Jacqueline Woodson – Fandango Libri (2022) – pag. 338