Una storia che fa bene al cuore

“… Molti di noi vivono vite che non sono la loro. Cerchiamo di essere la versione perfetta di noi stessi. In questo caso il nostro destino quale potrà mai essere, se non quello di qualcun altro?”.

Oliva ha trent’anni, un lavoro precario, una vita delimitata in precisi binari, una famiglia asfissiante, un fidanzato noioso e una vita già scritta. Lei non è felice, e neppure soddisfatta. La notte non riesce a dormire e quella vita già scandita e delineata (un lavoro stabile, un matrimonio, una casa vicino ai suoi, poi i figli) la soffoca anche se nemmeno se ne rende conto.

A causa dei genitori ha già rinunciato a fare la scout, a frequentare l’istituto alberghiero, a vestirsi come vuole. Avrebbe voluto dedicarsi alle torte e al teatro ma ha rinunciato anche a questo, per mettersi a lavorare in una società di marketing, sperando che la assumano a tempo indeterminato.

Nonostante non approvino il gioco d’azzardo, i miei hanno puntato tutto su di me. Sono andata a scuola dalle suore, studio l’inglese da quando sono alla materna, mi hanno imposto la danza classica, ho preso lezioni di canto e di equitazione. E ora, eccomi qua. Vedendomi, non viene certo in mente come prima cosa che abbia fatto danza classica; canto solo sotto la doccia e male; a trent’anni sto ancora aspettando il contratto a tempo indeterminato; sì, so bene l’inglese perché mi piace, ma in fondo a cosa serve? Neanche più ad arrotondare con le traduzioni tecniche.

Passa il tempo libero a fare sudoku, ad ingozzarsi di snack comprati in un negozio cinese, provando nuove diete, ma ultimamente ha improvvisi ed inspiegabili attacchi d’ansia. Quando l’analista, da cui la indirizza la madre, le chiede di fare un elenco delle cose che la rendono felice. Non sa cosa rispondere.

Suo padre continua a ripeterle che “Le responsabilità sono alla base della felicità”. Secondo lui essere soddisfatti è il massimo e per poter esserlo bisogna seguire le regole e rispettarle.

La zia Vivienne, sorella del padre, è esattamente l’opposto, vive di passioni. Eccessiva, eccentrica, originale. Per il fratello è una donna volubile e superficiale. Sedici anni prima, Oliva non sa nemmeno perché, suo padre l’ha messa alla porta, le ha intimato di andarsene e da quel momento non hanno più avuto notizie di lei. Per questo, l’arrivo di un pacco e di una lettera indirizzate a Oliva, contenente un preciso invito a raggiungerla a Parigi per potersi rincontrare e finalmente spiegare, sollecita Oliva a fare qualcosa di totalmente inaspettato. Sa che né i suoi genitori, né il fidanzato Bernardo comprenderanno mai la sua scelta, ma lei sente di dover partire. Ha voglia di rivedere la zia tanto amata, di capire il perché di quell’allontanamento improvviso, così, inventando una scusa, sale sul treno che la porterà a Parigi.

L’appuntamento è alla libreria “Shakespeare and Company”, il ritrovo preferito dei poeti della beat generation, ma anche di Henry Miller, Anais Nin e tanti altri. Il proprietario, George Whitman, l’ha trasformata in un luogo aperto in cui possono trovare ospitalità tutti quelli che gravitavano attorno al mondo dell’arte, della scrittura, del viaggio, definendoli “tumbleweeds”, come gli arbusti senza radici, che rotolano nelle praterie spinti dal vento.

Un gruppo di ragazzi, provenienti da paesi differenti, con esperienze e vite diversi, che ricordano la banda di bambini smarriti di Peter Pan, una sorta di arca di Noè, dove, nonostante la confusione, o forse proprio per questo, Oliva si sente accolta, non giudicata, e per la prima volta nella sua vita avverte dentro di se’ che non deve superare nessun test per essere ammessa al gruppo.

Nonostante si senta ignorante rispetto a loro, che discutono di autori, di filosofia, di musica, con grande competenza e soprattutto passione, e a volte non colga le loro citazioni o i rimandi che affiorano nelle loro conversazioni, Oliva, poco a poco, rinasce, riscopre quelle piccole libertà che per anni si è negata, come indossare un vestito a fiori, non truccarsi, portare i capelli sciolti, fare le tre di notte, bere vodka ad una festa in maschera, confidare i più riposti segreti ad una sconosciuto. Assaporare la vita e ripensare alle scelte fatte, che forse più che scelte sono state assecondamenti ai desideri altrui, compromessi per non ferire, atti d’amore che però l’hanno portata lontano da se stessa, da quello che vuole veramente.

Le aspettative appartengono agli altri, non a te. Sei libera di essere ciò che credi. Devi smettere di fare quello che gli altri credono giusto per te, o addirittura quello che tu credi che loro credano giusto per te, se ti fa stare male. Solo tu puoi sapere per cosa sei fatta, e una volta che l’hai scoperto dovrai insegnarglielo. 

E in questo viaggio di riscoperta, Vivienne, la zia stramba, conduce, come un novello Virgilio, Oliva, tramite strani messaggi, in un caleidoscopio di esperienze, permettendole di rientrare nella sua pelle.

Una zia eccentrica e meravigliosa che mi ha ricordato un’altra zia decisamente sopra le righe: la Mame di Patrick Dennis. E mi ha fatto venire in mente come abbiamo tutti bisogno di una zia così; travolgente, esagerata, eccessiva, che ci ricordi perché siamo al mondo, che ogni tanto è bello anche violare le regole, andare controcorrente, fregarsene di ciò che è corretto e soprattutto che prendersi qualche piccola libertà dai doveri fa solo bene al cuore.

Lorenza Gentile ha vissuto anche lei un’esperienza come tumbleweed e, pur non essendo autobiografico, in questo libro ci sono piccoli pezzi della sua esperienza a Parigi nella libreria “Shakespeare and Company”.

Consigliato a chi ha voglia di perdersi tra le strade di Parigi e girovagare tra gli scaffali della libreria Shakespeare And Company.

A chi si sente insoddisfatto dalla sua esistenza, dalle scelte fatte e e ha bisogno di trovare la spinta per cambiare vita o solo guardarla in un altro modo.

A chi vuole iniziare a d osservare le cose con uno sguardo diverso. A ritrovare nelle piccole cose la magia del vivere.

A chi ama i fenicotteri, i sudoku, gli snack cinesi.

A chi è stufo di sentirsi sempre dire dagli altri cosa fare.

A chi apprezza gli imprevisti perché spesso nascondono cose belle.

A chi vorrebbe una zia così, come Vivienne, travolgente, esagerata, eccessiva, che ci ricordi perché siamo al mondo, e ci rammenti che ogni tanto è bello anche violare le regole, andare controcorrente, fregarsene di ciò che è corretto e soprattutto che prendersi qualche piccola libertà dai doveri fa solo bene al cuore.

@lorenzagentile ci regala una storia che accende il sorriso, libera la mente e conduce a riflettere su ciò che vogliamo veramente.

Le piccole libertà di Lorenza Gentile – Feltrinelli editore (2021) – pag. 316

Un romanzo scorrevole, emozionante, con un finale inaspettato che come ha giustamente scritto @chiaraneilibri è una sorta di aquilone che porta lontano, ma accompagna anche dentro di se.

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