Il grande pregio e la qualità più spiccata di questo libro è il tono leggero, l’ironia che lega i vari episodi autobiografici raccontati dall’autrice. Elemento per niente scontato dal momento che Claudia Rusch nasce e cresce nella DDR, la Germania dell’Est, la parte della Germania che alla fine della seconda guerra mondiale, finì al di là della cortina di ferro, sotto l’egida dell’Urss staliniano, subendo infinite limitazioni alla libertà. In più i genitori di Claudia erano dissidenti per cui il controllo della famigerata STASI (organizzazione di sicurezza e spionaggio) è stata una costante della sua infanzia. L’auto sempre parcheggiata di fronte a casa, la sensazione costante di essere controllati e che qualunque passo falso avrebbe potuto avere effetti devastanti sulla famiglia. Facile trovarsi tra le mani un romanzo cupo. Stupisce, quindi il tono lieve. Gli episodi che racconta strappano sempre un sorriso al lettore.
Dalla vista del mare del nord con il traghetto che porta verso la Svezia visto come strumento di fuga verso la libertà, al sogno di Parigi assurta nell’ottica della protagonista come la terra promessa, in cui tutto è possibile, e visitata anni dopo con una sensazione di irrealtà.
Dal tragitto nel bosco, attraversato per andare a prendere la nonna alla stazione, seguita dalla macchina della Stasi, alle svariate attività svolte per acquietare l’enorme energia ed effervescenza che la contraddistingueva.
Dalla festa per la “Jugendweihe”, una sorta di cresima laica che rappresentava la fine dell’infanzia, al viaggio a Praga, che, pur facendo parte della cortina di ferro, rappresentava un mondo diverso e più libero rispetto a quello della DDR.
Fino alla caduta del muro di Berlino coincidente con la maggiore età dell’autrice e la possibilità di poter iniziare a realizzare una buona fetta dei suoi sogni. Anche perché per Claudia, come per tanti altri cittadini dell’Est, l’obiettivo non era la riunificazione della Germania, ma una DDR libera e riformata. Pertanto il 9 novembre 1989 non rappresenta per lei e i suoi coetanei la realizzazione della Germania unita, ma tutte le infinite possibilità date dai confini aperti.
L’autrice riesce a raccontare le limitazioni alla libertà, la paura strisciante, il lavaggio del cervello, la disciplina, le delazioni, la censura, l’Occidente visto come nemico, i prodotti scadenti nei supermercati, come tante disavventure di cui ridere. Il libro racchiude, infatti, tanti episodi che ricostruiscono la sua infanzia ed adolescenza in un paese della cortina di ferro, sempre in bilico tra limitazioni e sogni. La scelta del tono brillante ed ironico anziché di quello drammatico rendono, però, la lettura di questo libro divertente e permettono una sorta di immedesimazione con il processo di crescita di un’adolescente che si scontra con i limiti della propria realtà. Per Claudia, il viaggio diventa metafora e simbolo di libertà. Viaggiare vuol dire allontanarsi da ciò che conosce e scoprire tutto ciò che le è precluso.
Il titolo italiano, richiama il fraintendimento di Claudia che sentendo sempre nominare la Stasi come “scarafaggi”, riferito alle sentinelle davanti alla casa o nelle auto, non sa che in realtà è il nome degli insetti e ciò la porta ad immaginare più di cento uomini nascosti dietro al lavello pronti a spiare e raccogliere informazioni.
“A quel punto persi completamente il controllo. Fuori di me, urlai: “Tu hai duecento scarafaggi dietro il lavello della cucina?!?” e di colpo mi prefigurai la scena: la cucina microscopica in cui non c’era posto neanche per un tavolino, il lavello di fronte alla porta della stanza, all’altezza della rubinetteria un enorme buco nella parete al di là della quale erano assiepati, pigiati l’uno contro l’altro, come in autobus gremito di passeggeri, duecento uomini intenti a guardare, immobili, attraverso il buco sopra il rubinetto…”
Una narrazione coinvolgente e a tratti addirittura spassosa che permette di conoscere uno spaccato di storia recente. E ancora una volta capire come le piccole storie quotidiane si intreccino con la Storia dei grandi eventi e come le vite di uomini e donne siano travolte da meccanismi ed ingranaggi più grandi di loro su cui non hanno comunque alcun controllo.
La Stasi dietro il lavello di Claudia Rusch- Keller editore (2021) – pag. 166