Cosa significa essere diverso in una periferia degradata che ti accetta solo se sei feroce o crudele perché altrimenti non vali nulla? Come si cresce quando la famiglia è un disastro, la scuola ti allontana perché basata su regole ferree e schematiche e nessuno è disposto a darti un mano? Che cosa puoi sognare quando chi ti dovrebbe aiutare e sostenere non c’è o è troppo preso a fare i propri interessi per occuparsi di te?
Rosario è un ragazzino che ama immensamente l’epica, vuole fare il portiere, proteggere sua madre e cercare un riscatto. Inizia così in Di niente e di nessuno, una storia raccontata in prima persona che alterna la drammaticità di crescere nel quartiere peggiore di Palermo con l’entusiasmo di un ragazzo che ama andare a scuola, che vorrebbe essere l’orgoglio e il riscatto della madre, che prende ispirazione da un nonno, di cui prende il nome, mai conosciuto, perché morto durante il terremoto del Belice.
Un ragazzo che cerca la bellezza nelle piccole cose e la trova in una barca rovesciata in riva al mare sotto cui rifugiarsi con Anna, la cosa più bella che c’è.
La storia di Rosario si sviluppa in cuorebomba in cui il suo ardore e la sua speranza si scontrano con un sistema chiuso, in cui non c’è solo la delinquenza a sbarrare la strada, ma anche la scuola cieca di fronte alla voglia di riscatto di un ragazzo con pochi mezzi. Rosario, infatti, non ha appoggi, non ha punti di riferimento, è solo, la scuola che dovrebbe aiutarlo lo ritiene inadatto, ignorante, la professoressa Vallone è l’esempio di quanto si può essere ciechi e ottusi pur avendo una laurea e facendo l’insegnate di lettere.
“La Vallone non era colta, no, era una volgare erudita: una che aveva racimolato tante informazioni (come quelle della critica letteraria) ma che era incapace di una rielaborazione, di una sintesi, propria invece delle persone intelligenti e oneste.”
“Tutti coloro che sono incapaci di imparare si sono messi ad insegnare” Oscar Wilde
Il coinvolgimento degli assistenti sociali e la presa in carico del ragazzo con lo spostamento in una casa famiglia rappresentano l’ennesimo abuso che subisce Rosario. Case famiglie in cui sono stipati ragazzini solo per avere diritto a maggiori sovvenzioni. Nessun tentativo di aiutare, di comprendere, di affiancare chi non ha avuto la fortuna di nascere nel posto giusto.
E prosegue in La violenza del mio amore in cui Rosario deve trovare il modo di proteggere la sua famiglia, il suo nido, i suoi amori: Anna, Maria e il cane Jonathan contro tutto e tutti.
“E’ questa la violenza dell’amore: esaurisce chi lo dona, saziandolo; sfama chi ne necessita, affamandolo.“
Nel deserto di relazioni l’unico che cerca di dare una mano ai due ragazzi è padre Giovanni, un prete anticonvenzionale, pronto a sporcarsi le mani, a vivere sulla sua pelle il Vangelo, a non giudicare situazioni scomode, a lottare per togliere alla criminalità la manodopera.
Sembra una battaglia impari, impossibile da vincere, non conta la presenza del professore di filosofia che lo sostiene e gli trasmette una conoscenza non mnemonica e nozionistica. Non bastano i momenti di tregua, i momenti poetici sotto la barca o la cena in pizzeria con i pochi spiccioli raccolti.
Ancora una volta per la sua piccola famiglia Rosario si deve piegare ad un sistema iniquo e chiedere un aiuto. Avrà come prezzo la sua libertà.
Difficile riassumere in poche righe la varietà dei temi, i richiami letterari, la drammaticità della storia che alterna però sprazzi di poesia, di gioia, di bellezza.
Tre romanzi di formazione ma anche di denuncia sociale, che assestano un potente cazzotto nello stomaco, nel descrivere un ambiente, un quartiere, una società allo sbando attraverso gli occhi di un ragazzino che lotta strenuamente per poter avere una vita dignitosa, un’istruzione, una casa, un lavoro, una famiglia. Tutte cose che appaiono così scontate, ma che diventano imprese eroiche per chi non ha nulla, e nessuno è disposto ad allungare una mano per aiutarlo.
Di niente e di nessuno (2018) , Cuorebomba (2019), La violenza del mio amore (2021) di Dario Levantino – Fazi editore – pag. 159, pag. 265, pag. 301