Lizzie Siddal visse d’arte, visse d’amore

Quanto è bello scoprire cosa si nasconde dietro ad un bellissimo dipinto, sapere la storia della modella o le tribolazioni della lavorazione. Questo e non solo è quello che rende Il sogno semplice di un amore di Martina Tozzi davvero speciale.

La scrittrice ripercorre in maniera romanzata la vita tribolata di Elizabeth Eleanor Siddal modella, musa ispiratrice, poetessa ma anche compagna e moglie di Dante Gabriel Rossetti.

Oh grieve not with thy bitter tears

My life that passes fast;

The gates of heaven will open wide

And take me in at last

Elizabeth Eleanor Siddal

Ritratta infinite volte da vari pittori Preraffaelliti, ma anche artista dall’animo raffinato, donna dalla salute fragile che morì giovanissima lasciando poesie di risplendente fascino che ornano come tante piccole perle l’inizio di ogni capitolo, alternate a versi di Dante Gabriel Rossetti e di sua sorella Christina.

Martina Tozzi ripercorre la sua vita partendo proprio dall’inizio.

Elizabeth, detta Lizzie, era di famiglia modesta ma dignitosa. I genitori avevano saputo dare un’educazione e insegnare le buone maniere ai figli. Suo padre gestiva un negozio nel quale vendeva posate, ma per tirare avanti tutti in famiglia dovevano portare il loro contributo economico, così la ragazza aveva trovato occupazione come modista. Pur essendo svelta e brava desiderava di una vita diversa, amava scrivere e disegnare e nelle lunghe ore in cui rimaneva seduta a cucire cappelli, sognava una vita fatta di arte. E il destino proprio quello aveva in serbo per lei, un incontro fortuito e l’essere scelta come modella proprio per la sua chioma rossa e folta così diversa da quella delle altre ragazze.

Walter Howell Deverell stava cercando da mesi colei che sarebbe diventata Viola nel dipinto ispirato all’omonima commedia di William Shakespeare “La dodicesima notte”, e colpito dal volto di Elizabeth e dai suoi magnifici capelli rossi la sceglie per il quadro.

Entra così nel circolo di artisti che ama definirsi preraffaelliti. Giovani che vogliono tornare a prima di Raffaello, che, data la perfezione delle sue opere, viene valutato come modello immodificabile a cui doversi rifare. Vogliono staccarsi dall’accademismo imperante dell’arte vittoriana, reputano l’arte necessariamente innovativa e sono stufi di sentirsi ripetere che esistono canoni e regole a cui adeguarsi, l’idea cardine del loro circolo è ribellarsi ad un’arte che giudicano troppo rigida e decaduta.

«Non hanno mai affermato niente del genere. Raffaello ha creato dei capolavori eterni e questo nessuno potrebbe mai metterlo in discussione. Il movimento preraffaellita ha solo cercato di dare una scossa al mondo dell’arte, che sembrava girare in spirali su se stesso per produrre lavori sempre identici. L’accademismo aveva portato la pittura a un momento di stasi, gli artisti erano obbligati a rispettare delle norme rigide ed inflessibili, un’opera per essere ritenuta accettabile era valutata attraverso standard esatti. L’arte non può essere questo, l’arte è libertà individuale, è gioia! Il motivo per cui è sorto il movimento preraffaellita è esattamenbte questo: sollevare l’arte dal giogo che le era stato imposto.»

Lì conosce John Everett Millais, William Holman Hunt ma soprattutto Dante Gabriel Rossetti. Posa per ognuno di loro e sente quell’ambiente giovane e pieno di entusiasmo perfettamente suo.

Elizabeth ha una salute piuttosto cagionevole, ulteriormente minata, nel 1851, dall’aver posato ad un dipinto di Millais ispirato alla morte di Ofelia per più di quattro mesi. La ragazza con indosso uno splendido abito antico acquistato dall’artista, doveva rimanere immersa in una vasca piena d’acqua.

Era grigio, decorato, principesco e molto pesante. Millais lo aveva pescato in un negozietto di antiquariato per quattro sterline e, a quanto di diceva, si trattava di un vetusto abito da sposa. Lizzie passò la mano sul tessuto, assaporando quella sensazione: avrebbe voluto rimirarsi per un momento nello specchio, ma non c’era tempo.

Millais, per evitare che l’acqua si raffreddasse troppo, aveva posto delle lampade ad olio sotto per mantenerla per lo meno tiepida. Ma un giorno Millais, intento a dipingere, non si accorse che le lampade sotto la vasca si erano spente e che l’acqua era divenuta progressivamente gelida. Elizabeth rimase immobile, interpretando alla perfezione la glaciale e lenta agonia della morte di Ofelia.

Intanto l’intesa con Rossetti cresce, Elizabeth è attratta dalla sua passione, dall’entusiasmo contagioso verso la rivoluzione che vuole imporre al mondo dell’arte, ma è anche consapevole del differente ambiente sociale da cui provengono, dell’atteggiamento educato e scostante con cui la famiglia di lui la tratta, del fatto di essere solo una modella che sogna un destino diverso da quello che la nascita le ha destinato.

Lui la prende sotto la sua ala, osserva i suoi disegni, inizia a darle lezioni, la sprona ed incoraggia, diventa promotore delle sue opere. E cresce anche il rapporto affettivo tra i due, che si innamorano, iniziando una storia appassionata ma anche estremamente tribolata. Gabriel ha bisogno di stimoli costanti, odia le convenzioni, promette più volte ad Elizabeth un matrimonio, più che mai necessario in epoca vittoriana, ma sono di ostacolo le differenze di classe, la sua inquietudine e la salute sempre più malferma della donna, che la porta a ripetuti soggiorni lontano da Londra, in ambienti reputati più salubri ed adatti alle sue condizioni.

Elizabeth riuscirà a sposare Gabriel solo nel 1860 e la felicità sembra finalmente a portata di mano quando rimane incinta, ma la sua bambina nasce morta, e la donna, sempre più dipendente dal laudano per dormire e sopportare i dolori, muore per un’overdose a soli 32 anni.

Rossetti devastato dal dolore e annientato dal rimorso, decide di seppellire con l’amata una raccolta di poesie che aveva composto per lei. Sette anni dopo, quell’unica copia viene recuperata, riaprendo la tomba e trovandosi di fronte, come raccontarono i testimoni, un volto dalla bellezza inalterata e i lunghi capelli rossi cresciuti a dismisura.

Martina Tozzi in Il sogno semplice di un amore, con uno stile semplice ma allo stesso tempo accurato, riesce a dare spessore e pienezza ai personaggi che animano il suo libro
,, a rendere vivida l’atmosfera del tempo, scolpendo al contempo la psicologia delle donne e degli uomini che racconta, facendoci vedere la loro imperfetta umanità fatta di sofferenza, egoismo, passione e regalandoci uno sguardo inedito alle opere a cui gli artisti stavano lavorando. E soprattutto restituisce onore ad una donna ricordata specialmente per essere stata Musa e compagna di Rossetti, ma che possedeva intensità e bellezza, talento e capacità artistiche proprie. Lizzie Siddal, a causa della salute cagionevole e della morte prematura, non riuscì a esprimere compiutamente tutto il potenziale del suo valore e della sua vena artistica ma il poco che ci ha lasciato ci ricorda tutto il genio di una donna che “visse d’arte, visse d’amore“, come ci ricorda una delle arie più celebri dell’opera Tosca di Giacomo Puccini.

Consigliato a chi ama l’arte, le storie di amore e morte, le relazioni travagliate, le personalità incomprese e il genio in ogni forma.

Il sogno semplice di un amore di Martina Tozzi – Nua edizioni (2024) – pag. 398

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