Credo che leggere un libro dove è stato ambientato abbia un sapore magico. Può sembrare banale, ma per me no, non lo è.
Dice, ad un certo punto, Maria protagonista di questo romanzo. Ed io non posso che concordare con lei.
Leggere La Ballata dei Sassi di Carlos Solito a Matera, ritrovare tra le righe la descrizione di ciò che stavo vedendo, scoprire aneddoti, curiosità e storia di una città che nel frattempo mi stava letteralmente rubando l’anima ha rappresentato un valore aggiunto incommensurabile.
Al di là della storia di Ettore e Maria, del loro incontro fortuito, della necessità di entrambi di allontanarsi da qualcosa di doloroso, di un viaggio che diventa occasione di crescita e di cambiamento di due persone arrivate ad un punto morto della loro vita, che grazie ad uno spostamento da Milano a Matera, ritrovano entusiasmo e stupore, oltre a fare pace col passato, è stato soprattutto fondere l’esperienza reale con quella letteraria a coinvolgermi ed emozionarmi, rendendo la lettura assolutamente preziosa.
La ballata dei Sassi è un romanzo garbato che ci porta per mano fra i Sassi, inframmentando la narrazione con una gran quantità di spunti e curiosità.
Ettore è un esperto di finanze, materano emigrato a Milano con una carriera di successo che ha fatto della sua professione l’unica ragione di vita. Dopo anni passati a fare soldi per altri, sempre in viaggio, tra aperitivi, hotel di lusso e avventure occasionali, un evento traumatico gli fa riconsiderare la propria vita, gli accende il bisogno di tornare da dove era partito, di ritrovare la Murgia, il vento e i sapori di un tempo. La vecchia Olivetti Lettera 32, regalo di suo nonno “Il Grigio” diventa l’occasione per iniziare a scrivere poesie che poi lascia qua e là come messaggi nella bottiglia per chi le trova. Messaggi che sembrano sempre arrivare al momento giusto e colpire dritto al cuore chi le legge.
«Credo che la poesia rallenti tutti, leggerla rileggerla, sentirla propria dà la sensazione di riprenderci quello che è nostro, il tempo. Averlo tra le mani con l’illusione di trattenerlo o lasciarlo scorrere.»
Così capita anche a Maria, direttrice editoriale in una grande casa editrice, che lo incontra per caso in un bar e ne riceve una poesia. Colpita da quanto letto decide di seguire le tracce lasciate da Ettore: poesie anonime come le briciole di Pollicino, che la portano in Basilicata e infine a Matera. Anche lei come Ettore ha bisogno di fare chiarezza nel proprio animo, di ritrovare il senso della propria esistenza e soprattutto di perdonarsi. Nel suo viaggio conoscerà Felicia e Antonio, si imbatterà in Valentino “U diaul” e nell’autista superstizioso Giginello, ma prima di tutto rimarrà affascinata dalla Basilicata, dalla generosità della sua gente e da quel tempo sospeso che incarna l’essenza stessa della regione.
Matera una delle città più vecchie al mondo, terza solo dopo Aleppo e Gerico, una città fatta di silenzi, che regala una percezione diversa del tempo, un luogo incantato in cui è possibile riconnettersi con il proprio spazio interiore. Baciata dal sole invita a perdersi nelle sue strade, sulle sue scale che portano fuori e dentro il tempo. Illuminata dalla luna le case scavate e sovrapposte paiono un piccolo presepe.
Matera è talmente affascinante da non poter essere descritta: bisogna vederla di persona per rendersi conto di tutta la bellezza e magia che sprigiona da questa città.
Carlos Solito, poliedrico artista pugliese, fotografo, regista, giornalista e scrittore, originario di Grottaglie, è capace di accompagnare il lettore in un tour magico, nella natura lucana: oltre a Matera, rivive la Gagliano di Cristo si è fermato a Eboli del romanzo autobiografico scritto da Carlo Levi, i panorami dei calanchi della Basilicata, il paese fantasma di Craco.
A un chilometro di distanza, il borgo fantasma s’impenna dalle crete, sale, sembra una piramide con una cuspide tozza quadrata che è il torrione dell’antico castello. Guardo le facciate delle case vuote, dolenti, ventose. Le aperture nere delle porte e delle finestre sono cavità oculari, conche nasali, mascelle spalancate di antichi crani che, piano piano, sole dopo sole, estate dopo estate, pioggia dopo pioggia, inverno dopo inverno, stanno allargando le crepe delle suture. Montedoro, si chiama anche così, è la grande tomba della civiltà contadina sorvegliata, come accade sul grande plateau di Giza, da una sfinge. Laggiù di pietra, qui di legno e foglie.
Il risultato è una scrittura vivace, fatta di tantissimi dialoghi, effervescente e vitale, che dimostra come Solito sia uno scrittore visivo, che sa perfettamente descrivere ciò che lo circonda, con una incredibile ammirazione per le sue radici e per l’incredibile magia che sprigiona da alcuni luoghi.
Bellissima poi la copertina che rilegge una notte stellata di Van Gogh, creata da una foto dello stesso Solito da Mariantonietta Salvatore.
La Ballata dei Sassi di Carlos Solito Sperling & Kupfer (2018), pag. 269