A Baghdad con le mille e una notte di Carolina Paolicchi unisce tre libri in uno: il reportage di viaggio, la storia dell’Iraq e il racconto magico ed ammaliante de “Le mille e una notte” che trova proprio nella città di Baghdad il suo centro.
Carolina Paolicchi, con cui ho avuto il piacere di dialogare presso la Libreria Melville, ha raccontato come è nato questo libro. Frutto di un suo viaggio in Iraq, fatto tramite “Un Ponte Per”, un’associazione no-profit che da oltre trent’anni sostiene le popolazioni sotto attacco, denunciando la violenza delle guerre, le violazioni dei diritti umani e portando sostegno ed aiuti nei luoghi di conflitto. L’associazione opera in Iraq dal 1991, in solidarietà con la popolazione civile colpita dalla Prima Guerra del Golfo e dalla necessità ancora oggi di fornire assistenza ad una popolazione che per più di quarant’anni ha vissuto in guerra.
Il suo racconto si snoda tra momenti descrittivi della città, della popolazione, di usi e costumi locali con la storia affascinante e millenaria di questa terra adagiata sulle rive del Tigri. E’ su questa sponda che, nel 762, il secondo califfo della dinastia abbaside fece edificare la “città rotonda”. Una città il cui nome è composto dalle parole di origine persiana Bagh, “Dio” e Dadh, “fondato”: la città fondata da Dio. Un luogo all’epoca magico e magnifico: tre cinta murarie concentriche, alte fino a trenta metri, al cui centro sorgevano al Grande Moschea e il Palazzo reale, con la sua cupola verde alta cinquanta metri sulla cui cima svettava la statua di un cavaliere, che si racconta ruotasse nella direzione da cui arrivava il nemico. Tra queste mura dopo pochi anni sarebbe sorta una delle più importanti istituzioni culturali del mondo, la Bayt al-Hikma, la Casa della Sapienza, ovvero la più grande biblioteca del mondo arabo-islamico, con opere in greco, copto, siriaco, ebraico, sanscrito, destinata a raccogliere il sapere di tutto il mondo conosciuto e diventare un centro di traduzione fondamentale.
Un luogo aperto a tutti, di consultazione, incontro e studio, di confronto ed arricchimento, spazzata via nel 1258 dall’esercito mongolo guidato da Hulagu Khan, che conquistò e saccheggiò la città radendo al suolo la Bayt al-Hikma.
Centinaia di migliaia di volumi furono gettati nel Tigri: le cronache riportano che per giorni l’inchiostro delle pagine tinse di nero le acque del fiume.
E questa immagine appare apocalittica per chiunque ami i libri e il sapere in esso contenuti. Distruzione paragonabile a quella della grande Biblioteca di Alessandria d’Egitto che ha disperso conoscenze millenarie, facendo scomparire un patrimonio di valore incalcolabile.
La storia di Baghdad continua mantenendo un certo rilievo durante la dominazione mongola, cui seguì la conquista di Tamerlano, che deportando studiosi ed artigiani, relegò la città ad una posizione di scarso rilievo. Poi la dominazione turkmena e la conquista safavide, infine nel 1534 la conquista ottomana ad opera di Solimano il Magnifico, che resistette, dopo una parantesi di conquista da parte dello Shah di Persia, fino alla fine della prima guerra mondiale.
Ed è passeggiando lungo le strade, che hanno visto tanti conquistatori e tante imprese percorrerle, che emerge il fascino di una città che pur avendo perso gran parte del suo patrimonio archeologico ed artistico mantiene ancora il richiamo della Storia.
Un incanto che permane anche nei mille caffè sparsi per la città, cuori pulsanti della vita intellettuale, dove si riuniscono artisti politici e l’élite culturale, dove ai tavolini bassi e sui divani, mentre si sorseggia té o caffè e si rimane inebriati dagli aromi di limone e cardamomo, si parla di filosofia, letteratura, poesia e politica. Oggi come ieri.
E in ogni angolo, in ogni caffè, lungo i mercati dedicati a mercanzie diverse questo spirito continua a sentirsi, così come l’eco della storia millenaria ed affascinante de “Le mille e una notte”.
E a questa storia millenaria, ambientata spesso proprio tra le strade e nei palazzi di Baghdad che Carolina Paolicchi dedica spazio e riflessione. Una storia che nasce e si incentra su una donna, Sherazade, che per far vivere altre donne e mettere fine alla catena di morti, decretate dal sultano per vendetta contro il genere femminile, decide di immolarsi, tentando però anche di sopravvivere. Da qui nasce il racconto come concatenazione, come narrazione che la furba narratrice interrompe sempre sul più bello, per tenere sulla corda il sultano e guadagnare tempo. Una storia di sorellanza ante litteram e di donne forti, come anche quella della poco conosciuta Morgiana, protagonista di “Alì Babà e i quaranta ladroni”, spesso dimenticata, nonostante il suo ruolo centrale e determinante.

E tra queste pagine ho ritrovato un vecchio racconto che parla di tre fratelli e di una ricerca. Una storia che è immediatamente risuonata dentro di me e mi ha riportato bambina, già affascinata dalle fiabe magiche e misteriose. E scartabellando tra vecchi libi ho ritrovato un vecchio libretto illustrato di poche pagine, proprio con quella storia. E riprendere in mano un libro di cinquanta anni fa è stato un regalo prezioso.
Per questo “A Baghdad con le mille e una notte” è un testo ricco di stimoli, che fa fare un viaggio geografico, storico e fantastico attraverso le pagine, restituendo tutto lo splendore di una civiltà millenaria che troppo spesso continuiamo ad associare solo a guerra e distruzione.
A Baghdad con le mille e una notte di Carolina Paolicchi Giulio Perrone Editore, Passaggi di dogana 2025, pag. 193

