Cosa rimane dopo una tragedia?
Il senso di ineluttabilità, l’idea che, nei giorni o settimane precedenti, ci fossero dei segnali premonitori, una sorta di presagio che doveva mettere in allarme ed impedire che si verificasse il fatto, ma soprattutto il senso di colpa. Quello che anche a distanza di anni continua a ripresentarsi, a sovrastarti, a farti sopravvivere, ma che ti impedisce di vivere davvero.
È di questo che parla il romanzo di esordio di Nicoletta Verna “Il valore affettivo”.
Bianca, la protagonista, è all’apparenza una donna bellissima, fortunata, realizzata. Compagna di un notissimo e bel cardiochirurgo, vive in un casa spettacolare nel centro di Roma. Eppure dentro di lei si agitano i fantasmi di un passato spezzato, i ricordi ossessivi della sorella Stella morta anni prima, tanto più bella, intelligente e brillante rispetto a lei.
Era stato classificato come caso di lutto traumatico, una depressione cominciata con la morte di Stella e naufragata va a sapere dove. Stella era la parte migliore delle nostre vite: ora so che non amavamo tanto lei, quanto la sua immagine pura e felice, che ci rassicurava sul fatto di poter essere felici a nostra volta. La sua morte fu la fine di ogni più recondita illusione di felicità.
La morte di Stella è stato l’elemento di rottura, che ha scardinato tutto: prima c’era una famiglia, dei desideri, un futuro. Dopo, il trauma, da cui nessuno è uscito indenne. La madre, chiusa in una “gabbia di strazio”, impossibile da sfondare, che da quel momento ha tentato innumerevoli volte il suicidio. Il padre incapace di accettare e cambiare qualcosa, che piano piano si è allontanato. E Bianca, la figlia rimasta. Malata di perfezionismo, ostaggio di un passato irrisolto, piena di sensi di colpa, perché si sente responsabile di ciò che è accaduto alla sorella, desiderosa di aggiustare le cose, di restituire Stella alla madre.
Sopravvivere alla tragedia è la peggiore tragedia della mia vita.
Bianca è stata marchiata a vita da quello che è successo.
Tutte le sue scelte, tutto quello che ha fatto dall’evento in avanti sono scaturite da lì: l’esperienza televisiva, la mancanza di amicizie, il vuoto che la avvolge come uno dei costosi abiti che indossa, persino il lavoro che ha scelto di fare: sbobinare le interviste dei Focus Group di una società di ricerche di mercato. Perché tra quelle indagini – che analizzano quale gusto di chewing gum sia migliore per l’igiene orale del cane, se sia affidabile o meno la app per incontri sentimentali, se sia necessaria una applicazione per evitare di scordarsi in auto il figlio, e intanto ragionano di obsolescenza programmata degli elettrodomestici o di dilemmi etici sulla vita dei pulcini – Bianca opera come un robot, senza coinvolgimento, senza passione.
Bianca è viva fuori ma è morta dentro. Una donna anafettiva, incapace di sentire, perché il suo dolore è diventato pura ossessione. Una donna che vuole un’unica cosa: diventare madre, per dare un’altra figlia a sua madre, e ha un unico interesse, su cui torna ossessivamente a qualunque ora della giornata o che esplode nella sua testa nei momenti più imprevedibili: catalogare maniacalmente i rifiuti. Arriva addirittura a comprare quantità incredibili di oggetti solo per il gusto di suddividere poi i singoli componenti nella raccolta differenziata: carta, plastica, umido, indifferenziato.
In mezzo a questi due pensieri fissi ne emerge un terzo: la bellissima e desiderata Barbie Magia nei capelli. La bambola dai capelli lisci che diventano ricci e viceversa, sogno della Bianca bambina, desiderio idealizzato ed irrealizzato.
Il valore affettivo è un libro in cui bisogna immergersi, acciuffando pagina dopo pagina frammenti di passato ed ossessioni del presente. Una sorta di discesa agli inferi di una mente dissociata e spezzata, che nonostante l’apparenza reale, non ha più un suo centro. Tutta la sua esistenza si fonda su un vuoto che non è riuscita in nessun modo a colmare.
Un romanzo sull’elaborazione del dolore, sul lutto, sulla maternità, sulle bugie, sulla perfezione, ma anche sull’amicizia e sul dolore.
Nicoletta Verna, grazie anche al racconto in prima persona, permette al lettore di fare un viaggio nella mente tormentata di Bianca, svelando a poco a poco quello che è successo, in un finale che spiazza e su cui si torna nel tempo a pensare.
Il valore affettivo di Nicoletta Verna – Einaudi Super ET (2024) – pag. 294