Mr Rochester

Per capire quanto Jane Eyre di Charlotte Brontë sia un libro molto amato, letto, studiato, che ha conquistato tanto lettori ma anche ispirato altri scrittori basta vedere quante costole letterarie sono nate da lui.

A partire da Il gran Mare dei Sargassi di Jean Rhys, considerato, a mio parere non correttamente, una rivalutazione del personaggio di Berta, la matta della soffitta, passando per La bambinaia francese di Bianca Pitzorno, un vero e proprio gioiellino, fino a un romanzo relativamente recente, scritto nel 2017 da Sarah Shoemaker, che si concentra su Mister Rochester. L’uomo amato da Jane, il burbero e affascinante proprietario di Thornfield Hall, l’uomo dal passato oscuro, dal comportamento ambiguo e non cristallino che per amore della timida istitutrice decide di cambiare vita.

La scrittrice statunitense decide di scrivere il passato del misterioso lord nato dalla penna di Charlotte Brontë, partendo proprio dagli elementi presenti in Jane Eyre.

Scritto in prima persona permette al lettore di entrare nella testa dell’uomo, di capire che cosa abbia vissuto e sofferto prima di conoscere Jane.

Orfano di madre, cresciuto da un padre disinteressato e con un fratello maggiore, più grande di lui, destinato ad ereditare titolo e proprietà, inaccessibile e borioso. Il piccolo Edward si è abituato a vivere con la servitù, a mangiare nelle cucine, dove riceve quel poco di attenzione necessaria per vivere. Ama la grande magione di Thornfield Hall, il quadro che rappresenta la madre, i boschi e i campi in cui si rifugia. Il padre decide che deve ricevere un’educazione che faccia di lui un uomo capace di cavarsela in ogni situazione e lo affida a Mr Lincoln, appassionato di carte geografiche e simulazioni di vecchie battaglie, che ha una sorta di collegio nella sua abitazione, aperto a pochi studenti. Lì conosce Tocco e Carota con cui forma un sodalizio fatto di condivisione e amicizia. In quella casa invece dei nomi si usano soprannomi, a lui è toccato in sorte Giamaica, visto che il padre lo ha destinato a curare gli interessi che la famiglia ha sull’isola caraibica. Negli anni trascorsi con Mr Lincoln apprende a ragionare, e trova un suo equilibrio, ma il padre lo destina a proseguire il suo apprendistato da Mr Wilson che ha un opificio. Edward vedrà con i suoi occhi il duro lavoro delle operaie, costrette a turni massacranti, assisterà alle rivendicazioni e alle proteste contro le macchine che hanno tolto lavoro ai padri di famiglia. Vivrà con i coniugi Wilson diventando per loro una specie di figlio e assaporando per una volta il calore di una famiglia. Ma il padre, ancora una volta, ha altro in serbo per lui: lo aspetta la Giamaica, le piantagioni e la conoscenza con la famiglia Mason.

Edward rimane colpito dal clima, dalle bellezze naturali, dalla rilassatezza dei costumi così diversa dall’Inghilterra, il rito del rum servito con zucchero e fette di lime, i gentiluomini che trascorrono il tempo scambiandosi visite e conversando, mangiando e bevendo e partecipando con le mogli e figlie a cene o balli. Non condivide la schiavitù capisce che è un’istituzione con il tempo contato, ma fa parte di quello che lo aspetta come successore di suo padre.

La prima cosa che si osserva nel giungere dall’Inghilterra alle Indie Occidentali è la luce, e l’effetto che essa produce. E’ come se un velo fosse rimosso da ogni cosa e si entrasse in un mondo diverso. All’improvviso il cielo è di un azzurro più intenso, il mare di un turchese più cupo, i fabbricati di un bianco più puro, la flora più smagliante.

Incontra Antoinette Bertha, figlia di Mason, bellissima e appassionata, la ragazza che gli interessi economici e familiari hanno decretato debba diventare sua sposa. Edward se ne innamora perdutamente. La ragazza ha un animo selvaggio e volubile, spesso in compagnia della servitù con cui fa strani giochi, quando partecipa ad una festa la anima con il suo portamento e i suoi balli, ma per il resto vive in casa, spesso nella sua stanza. All’inizio l’uomo è irretito dalla passionalità della moglie, seppur turbato da manifestazioni di eccesso che non capisce e che si riveleranno poi sintomi di pazzia che ha già colpito la madre, che vive reclusa nel manicomio di Kingston.

La notizia della morte del padre e del fratello spingeranno Edward a lasciare la Giamaica portando con sé la moglie, dopo aver promesso ai familiari di lei di occuparsene e di non farla mai rinchiudere in un manicomio.

Questa è ovviamente la parte liberamente ricostruita da Sarah Shoemaker del passato di Edward Rochester. Interessante il suo sguardo sull’educazione dell’aristocrazia, i diritti del primogenito, nonché sul luddismo che imperversava nell’Inghilterra di quegli anni e della vita nelle colonie caraibiche che vivevano sulla schiavitù, ma che ben presto sarebbe stata abolita, obbligando molti a trasferirsi negli Stati Uniti.

Dal ritorno in patria di Mister Rochester il romanzo entra nell’alveo di Jane Eyre. Tutto quello che viene raccontato, da quel momento in poi, è quello che avviene nel libro di Charlotte Brontë con un ovvio punto di vista diverso rispetto all’originale. Seguiamo il gentiluomo far ritorno nell’amata casa di famiglia, che per lui ha un valore immenso, le ricerche di una soluzione consona alla promessa fatta ai Mason. La malattia di Bertha che peggiora via via che passa il tempo, i suoi attacchi di violenza, la figura di Grace Pole. Le peregrinazioni attraverso l’Europa, le relazioni effimere, Céline Varens, infine l’incontro con Jane, il sentimento che nutre nei suoi confronti… Seppur con un’aggiunta che dà un pizzico di mistero e una possibile spiegazione al comportamento dell’uomo nella scelta di sposare Jane nonostante la presenza di Bertha.

Ho trovato Mr Rochester interessante seppur, a mio avviso, si sia voluto dare una connotazione molto positiva all’uomo di cui si innamora Jane Eyre. Una connotazione che nel romanzo originale è molto più vaga. Si percepisce un’anima oscura, una sofferenza che nasce sicuramente dall’aver dovuto piegarsi ad una vita scelta da altri, ma si sente anche l’eco di errori e sensi di colpa che appesantiscono l’animo dell’uomo.

Sarah Shoemaker si dimostra, comunque, una perfetta conoscitrice della Brontë, rende molto bene atmosfere e personaggi e le aggiunte non appaiono mia forzate.

Scorrevole ed appassionate è consigliato a chi vuole saperne di più e non è mai stanco di richiami e suggestioni del romanzo originale.

Mister Rochester di Sarah Shoemaker [Mr. Rochester 2017] – Superbeat (2019) – traduzione di Alessandro Zabini pag. 415

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