Quando si inizia ad approfondire un argomento e si leggono tanti autori, molti dei quali anche di un valore letterario impagabile, penso a Toni Morrison, premio Nobel della Letteratura, prima autrice afroamericana a vincerlo oltretutto, o James Baldwin, Ann Petry e tanti altri, diventa difficile trovare romanzi all’altezza. Nel corso del tempo mi è capitato di leggere libri osannati da altri lettori ma che a mio modesto parere avevano troppo semplificato e per certi versi edulcorato quella che ancora oggi è una delle pagine più oscure, violente e misconosciute della storia: l’epoca della schiavitù negli Stati Uniti d’America.
Per più di un secolo persone acquistate in Africa da mercanti di schiavi, che li catturavano nei territori delle loro tribù, venivano trasportate come bestie su navi, per poi essere rivendute come servitori domestici e come raccoglitori nelle piantagioni di tabacco, cotone, zucchero e caffè. Questi uomini e donne non avevano diritti, non possedevano nulla, persino i figli erano proprietà del padrone, non ricevevano istruzione, se non in casi rari, e dovevano produrre sempre di più, alla totale mercé di chi aveva diritto di vita e di morte su di loro. Per assicurare che questo accadesse i sorveglianti che supervisionavano il lavoro nelle piantagioni per conto dei padroni utilizzavano metodi violenti, spesso arrivando a torturare in ogni modo gli schiavi.
Kathleen Grissom ne Il mondo di Belle parte proprio da questo per raccontare la storia di una piantagione in Virginia.
Un’enorme casa bianca di proprietà di James Pyke, dove trova accoglienza Lavinia una bambina irlandese, destinata a lavorare per saldare il debito contratto dai genitori, morti nella traversata che li portava in America.
Pyke ha una piantagione in Virginia e parecchi schiavi. Tra loro Mamma Mae e Papà George e la loro numerosa famiglia che si occupano della grande casa e della cucina dove regna sovrana Belle, una bellissima ragazza, con un legame speciale con il padrone. Lavinia cresce in un ambiente pieno di calore ed amore, inconsapevole del baratro esistente tra lei e la famiglia che l’ha accolta. Per quanto la sua condizione sia umile, il colore della sua pelle le apre una serie di opportunità che agli altri sono precluse. Ma quell’atmosfera apparentemente idilliaca nasconde ben altro: la violenza a cui sono sottoposti sistematicamente i lavoranti della piantagione. Una violenza che finché è presente e in vita il capitano Pyke è controllata, ma che deflagra all’improvviso, visto il carattere brutale e razzista del sorvegliante Rankin, che non lesina punizioni a non finire e che cattura nella sua rete il figlio di Pyke, Marshall, che crede che Belle sia l’amante del padre e per questo nutre un odio violento nei suoi confronti. A tutto questo si aggiunge l’incapacità di Martha, moglie di Pyke di equilibrare la situazione vista la sua dipendenza dal laudano.
Lavinia crescendo lascerà la cucina di Belle, dovrà rinunciare a chiamare mamma Mae e nonostante la sua bontà d’animo non riuscirà ad impedire che la violenza e la sopraffazione la facciano da padroni.
Il mondo di Belle è un romanzo avvincente, caratterizzato dall’alternarsi di due punti di vista quello di Lavinia e quello di Belle, differenziato anche da un doppio registro linguistico, accurato e pulito il primo, sgrammaticato il secondo, che caratterizzano più di ogni altra cosa il divario tra le due donne. Lavinia, la donna che rimane sempre un po’ bambina, incapace, anche per educazione e periodo storico, di rappresentare un reale cambiamento. Belle la donna coraggiosa ed intrepida privata a causa del colore della pelle di ciò di cui avrebbe diritto. Accanto a loro tante altre figure femminili e non che rendono il romanzo corale.
Kathleen Grissom racconta vent’anni di vita in una piantagione, mette l’accento su quanto le condizioni degli schiavi potessero dipendere dall’atteggiamento del padrone, ma ancora di più da quello del sorvegliante, traccia la vita dura fatta di soprusi e crudeltà, ma anche di momenti di calore, di storie, canzoni, amori, nascite, sottolinea la violenza sulle donne da cui nascevano figli di sangue misto, che a seconda del caso, potevano essere tranquillamente scambiati per bianchi. Allo stesso tempo delinea gli effetti delle dipendenze, il fragile confine tra sanità e follia. In quattrocento pagine scorrevolissime dipinge un mondo complesso, fatto di luci ed ombre, di uomini che reputano e trattano gli uomini neri come bestie, ritenendo che non abbiano una coscienza e siano al pari delle bestie e li contrappone a quegli stessi uomini così pieni, invece, di dignità, coraggio, sopportazione.

E al termine della lettura, pur non potendo considerare Il Mondo di Belle un capolavoro, sono rimasta soddisfatta della lettura fatta. Un romanzo che ci porta in un mondo violento, ma che non descrive nulla che non sia accaduto veramente.
E la storia prosegue ne L’onore sopra ogni cosa.
Il mondo di Belle di Kathleen Grissom [The Kitchen House 2010] – Neri Pozza (2013) – traduzione di Chiara Brovelli – pag. 411