Storie che si intrecciano

Inizia in modo drammatico, Blackbird di Anne Blankman con l’esplosione del reattore della centrale nucleare ucraina di Cernobyl’.

Eppure per gli abitanti e le protagoniste pare una giornata come l’altra. Devono andare a scuola, partecipare alle lezioni, evitare di essere messe in punizione dall’insegnante. Ma per le due ragazze quel cielo denso rosso fuoco, quell’aria diversa e soprattutto l’assenza dei rispettivi padri che lavoravano entrambi nella centrale è il segnale che qualcosa non va.

Anne Blankman sceglie di raccontare la storia di due ragazzine, accomunate dalla tragedia ma diverse per tutto il resto.

Valentina Kaplan ha una famiglia unita ed affettuosa, però è ebrea, e per questo è guardata con sospetto, subisce continue vessazioni da parte dei suoi compagni, eppure quella religione per lei non rappresenta assolutamente nulla. Lei vuole fare l’ingegnere diventare brava come il padre ed essere l’orgoglio della sua famiglia.

Oksana Savchenko è diffidente, si sente cattiva e per questo meritevole delle continue punizioni del padre, disprezza Valentina ed piena di sospetti su di lei, dal momento che i genitori l’hanno messa in guardia sulle macchinazioni ebraiche, sulla ricchezza nascosta, sul continuo approfittarsi degli altri da parte di chi fa parte di quella religione. Eppure nasconde un animo artistico e una continua voglia di disegnare e rappresentare una realtà diversa da quella che vive.

Valentina e Oksana non sono amiche anzi a mala pena si sopportano ed è solo la portata di quello che ha coinvolte entrambe a obbligarle ad una comunanza all’inizio solo tollerata, che le porterà a fare non solo un lungo viaggio attraverso la Russia, ma anche a conoscersi e scoprire quanti pregiudizi e idee distorte hanno maturato.

La cosa che colpisce maggiormente fin dalle prime pagine di questo romanzo è l’atteggiamento con cui reagiscono gli abitanti della zona: si fidano delle istituzioni, si fidano di quegli uomini che lavorano all’interno della centrale e dei vari reattori. Se i soldati, i pompieri, i tecnici, il governo dicono che non c’è pericolo e che si può fare le cose come sempre non c’è motivo di diffidare. La verità è che, per coprire uno dei più gravi e catastrofici incidenti nucleari della storia, il 26 aprile del 1986 le precauzioni prese furono minime. Il grande impero sovietico non poteva mettere in crisi il suo sistema di solida efficienza. Per questo l’evacuazione della popolazione civile fu iniziata con colpevole ritardo, e in tutti vi era la convinzione che il trasferimento sarebbe durato al massimo un paio di giorni per poi ritornare indietro e riprendere la vita di prima. Cernobyl’, in realtà, ha rappresentato la fine di un’epoca, la cancellazione di centinaia di insediamenti e lo sradicamento dei suoi abitanti, oltre che la fine dell’infallibilità dell’Unione Sovietica e l’inizio dello sfaldamento dell’Urss. Stato dove, oltretutto, il sospetto regna sovrano, dove la delazione è all’ordine del giorno, bisogna guardarsi da chiunque, colleghi, amici, parenti: il partito ha occhi e orecchie dappertutto. E tra i più controllati, ovviamente, vi sono gli ebrei, visti con sospetto e accusati delle colpe più gravi, tra cui di arricchirsi alle spalle altrui.

Ci sono momenti in cui tutto quello che era ordinario e normale viene stravolto a tal punto che ci si smarrisce, si sgretola ogni certezza e tutto sembra essere perduto. In quei momenti i destini degli individui si intrecciano, invisibili come le traiettorie del volo degli uccelli, iniziano a tracciare strade nuove e straordinarie.

La storia, a voci alternate, di queste due ragazzine diversissime che scopriranno di dover far conto soprattutto su se stesse e sulla loro reciproca presenza, nonostante la diffidenza iniziale, si intreccia poi alla voce di un’altra giovanissima ragazzina ebrea che sfuggire alla persecuzione nazista, durante la seconda guerra mondiale, si troverà a vivere infinite disavventure e a rischiare più e più volte la vita. Il tutto, tassello dopo tassello, sino a ricongiungersi e ricomporre un puzzle uniforme.

E attraverso le voci e le storie di queste tre giovani, Anne Blankman ci fa riflettere anche su altri temi tra cui su quanto possa influenzare ed essere determinante il pregiudizio e le falsità. Spesso i nostri preconcetti nascono dall’educazione ricevuta, da quello che apprendiamo e ci insegnano da bambini, e non è detto che corrisponda a verità.

Blackbird. I colori del cielo trae origine da una storia vera: molti furono, infatti, i ragazzi allontanati dalle famiglie per scampare al pericolo delle radiazioni.

Un romanzo semplice, con una scrittura lineare ma che riporta l’attenzione su una delle tragedie più terribili del secolo scorso e sulle storture di ogni regime.

BlackBird I colori del cielo di Anne Blankman [The Blackbird Girls 2020] traduzione di Rubina Ronci – Giunti editore (2021)

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