Quando l’amore è impossibile

Ci sono libri che ti chiamano senza nemmeno sapere bene perché

Non appena ha visto la pubblicità sull’uscita di questo libro da parte della casa editrice Utopia, sono rimasta colpita dalla copertina rossa, con l’immagine di un volto femminile velato tra le fiamme. L’ho immediatamente acquistato dal sito della casa editrice e non appena l’ho avuto tra le mani l’ho iniziato. Cosa che non mi capita spesso.

Sono stata immediatamente trascinata tra le pagine, avvolta dal senso di inesorabile destino che traspare fin dalle prime righe. Perché senza sapere nulla della trama l’impressione che la storia tra Kumerasan e Saroja non sarà a lieto fine traspare fin da subito.

I due giovani stanno tornando al villaggio di lui. Si sono appena sposati e dalle loro parole traspare il sentimento d’amore che li lega, la voglia di lui di iniziare la vita con la sua bellissima sposa e la preoccupazione di lei per l’incontro con la suocera e il villaggio del marito. E l’ansia della ragazza trova subito un terribile riscontro: la suocera la prende a male parole, la ingiuria, la accusa di aver fatto un maleficio al figlio di averlo sedotto, ammaliato, di avergli fatto perdere il lume della ragione. Inizia una convivenza difficile fatta disprezzo da parte della vecchia, di incapacità a porsi in un contesto tanto diverso per la ragazza e di attesa di tempi migliori per il giovane.

Kumerasan è pieno di sogni vuole aprire una sua attività, dare dignità alla propria vita. E’ convinto che l’atteggiamento della madre cambierà che non appena si renderà conto di quanto è speciale Saroja, di come ha reso la sua vita felice e colma, anche lei cambierà idea.

Cosa ho fatto di così terribile? Sposarmi è stato un errore? Non posso sposare la donna che amo? Perché avrei fatto un torto a qualcuno? Lei vive per me, così come io vivo per lei. Non sono andato a elemosinare denaro da nessuno. Perché tutti ci cacciano via così? Perfino mamma non capisce.

A poco a poco si palesa anche il comportamento degli abitanti del villaggio e dei parenti, allineati a quello della madre, che continuano a chiedere a quale casta appartenga la ragazza e perché si siano sposati senza chiedere il parere delle famiglie, quasi come ladri.

Pagina dopo pagina cresce la sofferenza di Saroja, che ha riposto tutta la sua fiducia e le sue speranze in quell’amore, ma l’aridità che la circonda la sta lentamente distruggendo mentalmente e fisicamente. Non riesce neanche ad adempiere a quei compiti che prima erano naturali per lei e facevano parte della sua routine, come cucinare e tenere in ordine la casa.

Nel luogo in cui era cresciuta, si sentiva una pianta rigogliosa. Il marito l’aveva estirpata completamente, senza lasciarle nemmeno una piccola radice. L’aveva portata lì e l’aveva piantata in quel terreno del tutto diverso. Le sue nuove radici avrebbero attecchito, sarebbe mai germogliata? La terra la avrebbe accettata? Si sarebbe abituata a quell’acqua nuova? Aveva paura, in ogni momento. Si sentiva come se l’avessero piantata sulla roccia. Quale pianta può mettere radici sulla roccia?

La giovane spera che arrivino tempi migliori, il marito la incoraggia, quando può la carica sulla bici e la porta con lui, lontano dal villaggio, facendole assaporare come sarebbe possibile vivere una vita senza i giudizi altrui, senza l’odio bruciante che sente sulla pelle.

E così in un crescendo, fino all’inesorabile terribile finale.

Amando moltissimo la cultura indiana e avendo eletto parecchio della sua letteratura non sono rimasta stupita di quanto ancora, soprattutto nella cultura rurale, la differenza di casta sia fondamentale. Ciò nonostante la storia di questi Romeo e Giulietta in salsa orientale non lascia indifferenti e apre mille domande, condensate splendidamente dalle parole dello stesso autore nella prefazione.

Mi stupisce la nostra ossessione per convenzioni discutibili, e la follia di cui siamo capaci pur di custodirle. Sono stremato: perché ci ostiniamo a preservare le nostre differenze? Non possiamo semplicemente lasciarcele alle spalle, e vivere con amore, in serenità? Perché rimanere ancorati a visioni del mondo tanto miopi? Perché l’universo non ha infuso nelle nostre menti un po’ della sua vastità?

Non conosciamo le convenzioni di un secolo fa, di tre generazioni addietro. Né possiamo immaginare quali saranno quelle dei nostri pronipoti, tra cento anni. Ma vivere nell’odio, respingendo e facendo guerra ai nostri simili, nell’idea che ciò di cui siamo convinti oggi sia qualcosa di intramontabile, può davvero essere considerato vivere? Come possono le nostre certezze essere intramontabili, se noi, in primo luogo, non lo siamo? Quanto è terrificante vivere così? Come siamo arrivati a questo punto?

Come si può provare tanto odio nei confronti di un sentimento puro come l’amore? Perché l’odio deve sempre prevalere sull’amore? Si può ripudiare un figlio solo perché ha sposato la ragazza “sbagliata”? E cosa c’è di sbagliato nell’essere nata in una famiglia di estrazione sociale diversa, o dal colore, religione, lingua diversa dalla propria? Eppure ancora oggi quanti conflitti e quanto dolore nascono dall’incapacità di accettare la diversità dell’altro. Nel non riconoscere lo stesso valore ad una persona solo perché non uguale a noi… ma il sangue che scorre nelle vene, le ossa, i muscoli, gli organi non sono per tutti uguali?

Perumal Murugan ci trasporta nella storia, anche grazie a descrizioni dettagliate dei paesaggi e della vita quotidiana, ci fa sentire sotto pelle tutte le sensazioni che vivono i due protagonisti, alternando i loro punti di vista con i ricordi della loro vita precedente, del loro incontro e della nascita del sentimento che li lega e in questo modo ci regala una storia davvero indimenticabile.

L’autore è nato nel 1966 nel sud dell’India da una famiglia di contadini, è oggi uno dei principali rappresentanti della letteratura in lingua tamil. I suoi romanzi, nonostante siano stati accolti con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, hanno sollevato le ire di gruppi religiosi e politici. Un’accusa di blasfemia gli ha imposto, dopo il 2015, un lungo periodo di silenzio e ritiro dalla scena pubblica. E questo dice quanto ancora il problema delle caste sia sentito e non risolto.

Rogo [2013] di Perumal Murugan – Utopia Editore, (2024) – traduzione dal tamil di Dorotea Operato – pag. 170

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