Avevo una gran voglia di leggere un romanzo lieve ma profondo, quei libri che dietro un apparente leggerezza ti spingono a riflettere sulla vita o su cose che in quel momento nemmeno sai bene perché si agitano dentro di te.
Con questo spirito, in una piacevole giornata d’estate, la prima degna di questo nome, stesa sul lettino, con la brezza che muoveva l’ombrellone e il rumore del mare in sottofondo, mi sono immersa nella lettura de I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino.
E non ne sono rimasta minimamente delusa, anzi.
L’autrice mi ha trasportato nel sud della Sardegna, sull’isola di San Pietro ed esattamente a Carloforte, a seguire la fuga della protagonista, Violetta detta Vetta, giornalista di viaggi, che, terrorizzata da dover affrontare una dichiarazione di matrimonio “dall’uomo con cui divideva il fardello dell’esistenza” dopo aver scoperto nella tasca di un suo abito un’inequivocabile scatoletta quadrata, ha pensato bene di farsi mandare dal suo capo, nonché amico, a fare un reportage sulle tonnare proprio a Carloforte, nell’isola della sua infanzia, per scrivere e al contempo godersi qualche giorno da sola immersa in quelle meraviglie della natura.
Carloforte per Vetta è un luogo del cuore, dove ha trascorso molte estati da bambina, di cui conserva preziosi ricordi . Il luogo dell’altrove, dove rifugiarsi ora che il suo mondo sembra andare in pezzi.
Ero più propensa a pensare che appartenesse proprio a noi ragazzi alla soglia dei quarant’anni, questo bisogno di altrove. Questa necessità di lasciare tutto e andare via, il più lontano possibile. Dove non era poi così importante. L’altrove era qualcosa che somigliava a una spiaggia esotica con un giovane muscoloso che sventolava una foglia di banano, per certi; una distesa di neve bianca e setosa come schiuma da barba appena spruzzata, per altri: una metropoli piena di luci e opportunità, per altri ancora. Per me, l’altrove assumeva colori e sapori sempre diversi. L’altrove era un’altra vita in un altro mondo con altre persone e talvolta anche con un’altra me stessa.
Perché Vetta nonostante sia felice della sua relazione con Federico, e partecipi più spesso di quanto desidererebbe a matrimoni di ogni genere, non intende mettersi un anello al dito e l’uomo che le sta accanto la pensa, o almeno così le ha sempre detto, come lei. Perché ha cambiato idea, allora? E’ questa la domanda che la tormenta. Perché per lei l’unico modo per non soccombere alla quotidianità, per mantenere intatto lo stupore del primo incontro, è quello non solo di non darsi per scontati, ma anche di non dormire ogni notte nello stesso letto e non accettare le regole imposte dalla società che la vorrebbero “felicemente” sposata.
Scesa sull’isola, dopo aver casualmente diviso un piatto di “cascà” con Pietro, sommozzatore silenzioso e affascinante, che pare celare nei suoi profondi occhi scuri un doloroso segreto, lo convince a portala con sé durante la mattanza. Ma sulla barca, tra i tonni che si dimenano Vetta è convinta di aver visto ben altro e un innocuo reportage si trasforma in un’indagine piena di misteri.
Indagine tutt’altro che facile, visto che in paese o la tacciano da visionaria, perché il mare è il padrone dell’isola e fa come meglio crede, o cercano in tutti i modi di distoglierla dall’indagare maggiormente. Come le dice la burbera Caterinetta, l’anziana proprietaria della casa in cui alloggia, il paese tutto sa ma se vuole nasconde. Vetta si trova così con la testa sempre più piena di domande senza risposte, a lottare con l’omertà degli abitanti, e i misteri che l’isola nella sua selvaggia bellezza cela.
Tra il fascino di Pietro, la presenza costante e quasi ultraterrena di Tango – lo spinone di Pietro – che sembra quasi pedinarla e altri personaggi tratteggiati a tutto tondo come lo Zio Guru, Vetta porterà alla luce ben più di un segreto.
Carla Fiorentino ambienta nella sua Sardegna una storia coinvolgente, piena di colori e odori che diventa a tratti quasi un giallo. L’autrice riesce a mescolare abilmente i vari ingredienti del romanzo e con acuta ironia descrive l’animo degli abitanti dell’isola con tutte le loro imperfezioni ma anche il loro immenso calore, nonché quello della sua protagonista Vetta, che, con la sua immaginazione fuori dal comune, la sua incredibile capacità di creare storie e di vedere misteri anche dove apparentemente non ci sono, mi ha conquistata. L’autrice, poi grazie al meccanismo del segreto che a poco a poco si disvela, punta i riflettori sui misteri interiori, su quei segreti profondi che ognuno cela e preferisce tenere nell’ombra.
E lo fa, esplorando un territorio magico per le sue bellezze: il mare cristallino, il silenzio, il vento, il volo dei falchi ma anche attraverso le tradizioni, culinarie e non, di questa meravigliosa isola. Un romanzo misterioso e affascinante con una galleria di personaggi che restano nel cuore e una riflessione sull’altrove, sulla necessità, a volte addirittura l’urgenza di andare, di partire, di lasciare il solito tran tran tran, la solita vita, i soliti riti, per un luogo diverso, estraneo, ma allo stesso tempo pieno di tutti quei richiami di cui la nostra anima è colma, dove pare di trovare finalmente requie, dove tutti i problemi, tutta la frenesia e turbolenza che ci lascia spossati lascia posto solo ad immensa pace.
I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino Fandango Libri (2020)