Impossibile dimenticare Candy

Candy! Candy Candy o Dolce Candy…

Questo nome evoca subito ricordi d’infanzia, almeno per chi, come me ha una cinquantina d’anni. Impossibile infatti dimenticare la bambina dagli spumosi capelli biondi e le lentiggini, piena di entusiasmo e gioia di vivere nonostante le infinite tribolazioni e tragedie che le capitano.

Candy infatti è stata protagonista della serie animata andata in onda in Italia dal 1980 e ritrasmessa a cadenza più o meno regolare per molti anni.

Nata originariamente come un manga scritto da Kyoko Mizuki (pseudonimo di Keiko Nagita) e disegnato da Yumiko Igarashi, è stata trasposta in un anime televisivo di 115 episodi che le ha dato imperitura fama, almeno in Italia.

L’autrice del manga ha poi deciso di condensare e raccontare la storia della sua eroina anche in un romanzo che è proprio quello di cui vi parlo.

Immergermi tra queste pagine è stato fare un vero e proprio tuffo nel passato.

Candy cresce nella Casa di Pony, un orfanotrofio gestito da Miss Pony e da Suor Lane, in un ambiente sereno ed accogliente, in compagnia della timida Annie lasciata sulle soglia della struttura lo stesso giorno di Candy. Negli anni vari bambini trovano una famiglia pronta ad accoglierli e vengono adottati e lo stesso capita ad Annie, ma non a Candy che, diventata grandicella, si dà da fare ad aiutare le due amministratrici ad accudire i bambini. L’addio ad Annie, che per lei è più di una sorella, sarà straziante per la bambina e riuscirà ad affrontarlo solo per l’improvvisa apparizione di un bellissimo giovane, da lei ribattezzato Principe della Collina.

«Proprio come pensavo. Sei più carina quando ridi che quando piangi.»

Alla soglia dell’adolescenza verrà presa dalla famiglia Lagan come dama di compagnia della figlia Eliza ed entrerà nel grande clan dei Ardlay, incontrando e diventando amica dei tre cugini l’aristocratico Archie, il geniale inventore Stear e il bellissimo Anthony, appassionato di rose, che tanto le ricorda il Principe della Collina.

Ma le tragedie e le disavventure non sono finite, l’incontro con lo stravagante Albert, l’adozione da parte del misterioso prozio William, a capo della famiglia Ardlay, la morte improvvisa di Anthony per una caduta da cavallo, la partenza per l’Inghilterra per frequentare una prestigiosa scuola e ancora l’incontro con Terence, il ritorno negli Stati Uniti, lo scoppio della prima guerra mondiale, la decisione di diventare infermiera… Non c’è respiro per la nostra eroina. Mille rovesci della sorte: ogni volta che si creda abbia finalmente raggiunto un po’ di felicità o per lo meno di quiete capita qualcosa che sovverte ancora una volta le cose.

Il suo animo gentile e la sua predisposizione a cacciarsi nei guai la rendono irresistibile e il suo inguaribile ed incredibile ottimismo le fanno affrontare qualsiasi prova: non c’è mai nulla che la abbatta, trova sempre il modo per sorridere e andare avanti.

Candy, per certi versi, ancor più di Pollyanna, riesce a vedere il positivo in ogni caso. Il bicchiere è sempre mezzo pieno.

I genitori l’hanno abbandonata? Sì, però l’hanno lasciata davanti all’orfanotrofio migliore del mondo…

L’amica Annie fa finta di non conoscerla e si vergogna di lei perché non vuole si sappia che anche lei è stata adottata? Non importa, farà finta di non averla mai incontrata e le vorrà comunque bene…

I terribili fratelli Lagan, Eliza e Neal, la tiranneggiano, facendole ogni genere di dispetti e accusandola di qualsiasi cosa? Subisce tutto, consapevole di essere innocente, di non avere colpa ad essere orfana, pronta a dormire nella stalla, andare in Messico, abbandonare la scuola…

Per non parlare dei tanti lutti e addii e abbandoni che costellano la vicenda e da cui lei si riprende sempre con grande determinazione ad affrontare le cose brutte e conservare i ricordi più preziosi.

Insomma traumi a non finire, atteggiamento buonista in tutto e un finale che ancora oggi fa arricciare il naso e drizzare i capelli. Un finale che nel romanzo e nel manga rimane aperto, mentre nell’anime, almeno in Italia, per una scelta di montaggio e doppiaggio rimaneggiato e stravolto, ha una sorta di lieto fine, per certi versi atteso e desiderato dai fan della serie.

Il romanzo ovviamente è una sorta di riassunto abbastanza dettagliato nelle prime due parti, assolutamente sbrigativo nella terza, dove la narrazione è sostituita da una serie di lettere che condensano fin troppo la vicenda e ricordano non poco il decisamente migliore Papà Gambalunga di Jean Webster.

Nella postfazione è la stessa autrice ad ammettere che non è stato facile concentrare più di duemila pagine e rendere coerente il tutto.

L’autrice ha uno stile semplice, a volte addirittura imbarazzante, privo di grandi descrizioni e con nessuna introspezione psicologica, ma nonostante il minimo valore letterario del romanzo, ritrovare Candy è stato come rincontrare una vecchia amica.

Leggerlo rivedendo scorrere nella propria testa i personaggi del cartone, riascoltare le voci, riguardare quei look assurdi fatti da miliardi di fiocchi della protagonista e risentirsi ad un tratto la ragazzina pronta a sospirare per le delusioni e i dolori che deve affrontare la sua eroina, e fare il tifo per la sua storia d’amore con Terence, il bello e dannato.

Tra le mie coetanee si dice che l’idea di essere tutte un po’ crocerossine e soprattutto di essersi ritrovate almeno una volta più o meno incastrate in amori impossibili nasca proprio da qui. Siamo rimaste condizionate, forse persino nostro malgrado, dalle vicende e dall’atteggiamento di Candy.

Insomma almeno per me leggere Candy Candy è stato entrare in una macchina del tempo e tornare indietro…

Candy Candy Il romanzo completo di Keiko Nagita [Shosetsu Candy Candy Final Story 2010] – traduzione dio Silvia Ricci Nakashima – Novel 2022 – pag. 497

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