L’imprudente Caterina Howard

Dopo aver incontrato, tramite la penna sempre affascinante di Alison Weir le prime quattro mogli di Enrico VIII, mi sono lanciata tra le sue pagine per conoscerne la quinta.

Caterina Howard moglie per poco più di anno, ragazza affascinante per cui il sovrano inglese, ormai malandato e anziano, perse letteralmente la testa, ma che subì la stessa sorte della cugina Anna Bolena.

Caterina, nonostante l’alto lignaggio della sua famiglia, cresce in condizioni di semipovertà. La madre muore quando lei è solo una bambina di sette anni, il padre, pieno di debiti, la affida alla zia materna. E lì la bambina proverà, forse per l’unica volta nella sua vita, il calore di una famiglia, l’affetto, l’attenzione che poi le sarà sempre negato. Il destino sembra accanirsi contro di lei, anche la zia muore, la sorella Isabel, sebbene molto più grande di lei, unico elemento di stabilità, si sposa, e il padre, dopo essersi risposato con una ricca possidente mandato a Calais. Per lei è l’ennesimo abbandono deve lasciare la sua casa, le sue abitudini, i suoi affetti e riabituarsi nuovamente ad un ambiente nuovo, nuove facce, nuove regole. Le si aprono, infatti, le porte di Lambeth, sfarzosa dimora dei duchi di Norfolk, ospite della duchessa vedova. Caterina ha l’età giusta per acquisire le abilità, la grazia e l’eleganza necessarie e la casa della duchessa sembra il luogo giusto per affinare quelle doti che le saranno utili per contrarre un buon matrimonio, o addirittura per ottenere un posto a corte. In quella grande casa oltre a lei vi sono altre giovani di origine aristocratica, che come è consuetudine, vengono ospitate e educate presso famiglie importanti.

Ma a Norfolk House, Caterina scopre che durante la notte i corridoi si riempiono di sussurri e risate soffocate, perché di nascosto dalla “vecchia Agnes”, come viene chiamata la duchessa vedova, le giovani ospiti si dilettano in banchetti clandestini e incontri segreti, a cui dapprima farà solo da spettatrice, ma di cui col passare degli anni diverrà anche intraprendente attrice.

Caterina infatti si invaghisce dapprima del suo maestro di musica, Mr Harry Manox, poi di Francis Dereham, uno spavaldo nobile, imparentato con la duchessa, con il quale instaura una relazione sentimentale e sessuale arrivando a scambiare con lui una promessa di matrimonio.

Caterina è graziosa, ha un buon portamento, è leggiadra nella danza e abile nella musica ma assolutamente negata per la scrittura, la lettura e il francese. E’ frivola, superficiale e volubile, si invaghisce, si appassiona, poi si stufa, senza curarsi delle promesse e dei rischi che corre con il suo atteggiamento sventato.

Viene introdotta a corte e diventa damigella d’onore di Anna di Kleve, la nuova moglie del re. Qui, grazie alla scaltra regia del Duca di Norfolk, del vescovo Gardimer e della duchessa vedova, Caterina si fa notare. E’ bella, ben educata, sa stuzzicare la fantasia del re, ma senza concedere nulla. E il re malridotto e stanco è immediatamente colpito dalla giovane. Le sue nozze con Anna sono una farsa, a lui lei non piace, trova ogni scusa per non consumare il matrimonio e per farlo annullare e Caterina è lì pronta per essere la prossima moglie.

Ovviamente la giovane deve essere illibata e casta. Lei decide di non dire nulla del suo passato, di fingere un’ingenuità e un’illibatezza che non possiede, di credere che, nonostante le sue relazioni fossero state sotto gli occhi di tutti, nessuno avrebbe proferito parola, infondo non si può dire di no ad un re! E poi l’idea di essere regina, di riportare in auge la famiglia Howard, la solletica non poco. I vestiti sfarzosi, i gioielli, i regali, le residenze lussuose, il potere sono potenti afrodisiaci. Ed Enrico comunque nonostante la mole, il peso eccessivo, la vecchiaia, la ferita alla gamba, è ancora un uomo affascinante che riesce almeno all’inizio a conquistare la sua giovanissima sposa. Ma l’ingranaggio che la schiaccerà è già in moto, la presenza di Thomas Culpeper, giovane e avvenente, Gentiluomo della Camera Privata del Re, a cui Caterina aveva fatto gli occhi dolci al suo arrivo a corte, la presenza di Lady Rochford, serpente tentatore, che in molti modi la spinge tra le braccia del bel Tom, il ritorno a corte di Francis Dereham, che cerca in ogni modo di far valere il proprio ascendente sulla regina e ricordarle i loro accordi matrimoniali la condurranno diritta all’accusa di adulterio (e quindi di tradimento), alla reclusione nella Torre e al patibolo.

Alison Weir riesce come sempre a mettere passione nel racconto delle vicende storiche. Qui più che mai, soprattutto nella prima parte lo stile dei resoconti dei continui festini e divertimenti che animano le notti di Norfolk House assume un sapore un po’ da Harmony, ma mano a mano le vicende di Caterina appassionano. E’ imprudente, scriteriata, leggera, ma è anche una ragazzina senza famiglia, che viene lanciata nelle braccia di Enrico da uno zio privo di scrupoli, solo per i propri tornaconti personali. Mal consigliata, lasciata sola salirà sul patibolo a soli 21 anni, tradita dalla sua eccessiva esuberanza e avventatezza. E’ ovvio che mentre si legge ci si domandi più volte perché non abbia saputo essere più furba, più scaltra. Perché non abbia aspettato la morte del re, che data l’età, gli acciacchi, i tanti problemi fisici poteva non essere lontana. Perché non abbia allontanato Lady Rochford e le sue continue ed assillanti proposte di vedere Tom Culpeper. Perché non abbia messo un freno immediato all’atteggiamento pericoloso di Francis Dereham. Perché non abbia poi dichiarato che il “matrimonio” con Francis era valido, in modo da essere sì bigama ma non sposata col Re e di conseguenza non punibile con la vita. Ma la tragedia di questa ragazza sta proprio nelle sue mancanze di acume, che conosceva la fine fatta da Anna Bolena, sapeva quanto il re potesse essere sospettoso e per certi veri manipolabile, di quanto fossero furiose le sue rabbie, eppure… ha agito con totale dabbenaggine.

Alla fine quello che resta in ombra in questo romanzo, forse più che negli altri, è proprio Enrico, uomo ormai al declino che probabilmente amò moltissimo la sua giovane sposa e rimase schiacciato dal tradimento e dalla necessaria, almeno dal suo punto di vista, punizione.

Caterina Howard. La regina scandalosa di Alison Weir [Katheryn Howard. The Tainted Queen 2020]- Superbeat (2022) – traduzione di Chiara Brovelli- pag. 506

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