Ed eccoci arrivati all’ultima moglie di Enrico VIII. L’unica che gli sia sopravvissuta.
Una donna di cui sinceramente prima di leggere questo romanzo sapevo davvero ben poco, ma che ho trovato, forse per età, preparazione e cultura la più intelligente. Senza la maestosità della prima Caterina, i guizzi della Bolena, la pacatezza di Jane, la trasparenza di Anna di Kleve, la giovinezza irresponsabile di Caterina Howard, Caterina Parr seppe agire con lungimiranza, cercando di far valere il suo pensiero quando possibile, ma anche tirandosi indietro quando necessario.
Una donna non più giovane, già vedova due volte, senza figli, che sposa un Enrico malato, ormai in fondo alla sua vita e cerca di dargli una sorta di conforto sia spirituale che materiale, occupandosi nel frattempo anche dei suoi figli, Maria, Elisabetta e Edoardo, e cercando di portare il regno verso una più decisa svolta protestante.
Caterina rimane orfana quando ha solo cinque anni, la madre, donna moderna e lungimirante che dà un’istruzione alle figlie, è dama di compagnia della regina Caterina d’Aragona, vive a corte e fa il possibile perché la figlia possa fare un buon matrimonio. Caterina, a sedici anni è una ragazza dotata di straordinaria personalità, buona cultura e scarsissima dote. La scelta cade su Edward Burgh di Gainsborough, un giovane buono ma totalmente soggiogato dalla personalità dominante e dispotica del padre, che governa l’intera famiglia con pugno di ferro. Il ragazzo muore dopo pochi anni lasciando Caterina vedova giovanissima. Si risposa con un maturo Lord, a cui l’accomuna una grande curiosità intellettuale. Il matrimonio con John Neville, barone di Latimer, durerà una decina d’anni contraddistinti anche dal sempre più violento scontro tra cattolici e protestanti. Lord Latimer viene coinvolto, probabilmente suo malgrado, nel “Pellegrinaggio di Grazia“, rivolta religiosa scoppiata nell’Inghilterra settentrionale alla fine del 1536, e riesce a discolparsi dall’accusa di tradimento a fatica.
Caterina, in questi anni, dimostra di essere un’ottima amministratrice, gestisce il castello del marito ed instaura un ottimo rapporto con i figli di lui. E’ diplomatica, accorta, ha idee sempre più nette in merito alla religione, ma sa anche non esporsi. Proprio al fine di riabilitare il suo nome Lord Latimer inizia a frequentare la corte e Caterina conosce sia il re, alle prese con l’esuberante quinta moglie, che Thomas Seymour, fratello di Jane, che la corteggia con sempre più insistenza. La malattia e successiva morte del marito sembrano spianare la strada a questa relazione. Caterina non è indenne al fascino di Thomas, la cui bellezza e fascino la sovrastano. Ma la sua grazia, educazione, il suo modo di porsi hanno colpito anche il re. Enrico distrutto per il tradimento di Caterina Howard è attratto dal comportamento della donna, la sua attenzione nei confronti del marito malato e la cura che gli prodiga nell’assisterlo fanno breccia nel cuore del sovrano che lotta con gli innumerevoli problemi di salute che lo affliggono: obeso, con una gamba putrescente vede nella compagnia di Caterina, colta, interessante, amorevole la compagna e di conseguenza sesta moglie ideale. Lei è combattuta tra la passione che nutre verso il bel Seymour e il fascino che malgrado tutto promana dal re. E comunque al re non si può dire di no! Così si ritrova sposata ad Enrico. Un Enrico che alterna momenti di grande energia, che ha guizzi in cui pare ancora colui che può tutto, ad altri in cui si rinchiude nei suoi appartamenti, in preda a terribili febbri, senza voler vedere nessuno.
Il matrimonio tra Caterina ed Enrico sarà un matrimonio tutto sommato felice, basato non tanto sull’amore o sulla passione ma su una comunione di intenti, di compagnia e fiducia. Caterina ha una certa ascendenza sul re, che è interessato alle sue idee e spesso segue i suggerimenti della moglie. L’attenzione che quest’ultima prodiga anche nei confronti dei figli del re, il modo in cui accoglie Maria ed Elisabetta a corte, la rendono preziosa agli occhi del sovrano. E Lei intravede la possibilità di portare il regno verso una svolta protestante e soprattutto di poter ottenere la reggenza in caso di decesso del sovrano prima che Edoardo abbia l’età giusta per governare.
Ma, come ben avevano appurato le altre consorti di Enrico, la corte è un covo di vipere, le continue tensioni tra le varie fazioni che vogliono accaparrarsi più potere possibile, le mire di chi vorrebbe ripristinata l’antica religione e il ritorno nel seno di Roma si contrappongono a chi invece vorrebbe una più decisa spinta vero “l’eresia” luterana, e Caterina che ha una decisa simpatia verso i protestanti, studia le Scritture, fa pubblicare libri di preghiere tradotte, e rischia, più di una volta, di finire come la Bolena. E’ solo grazie alla sua capacità di dissimulare, di mediare, di capire quando è il momento di soprassedere che riesce a sopravvivere fino al sopraggiungere della morte di Enrico, che però la priva dell’agognata reggenza e della possibilità di esercitare quell’influenza e quel potere a cui aveva ambito. La fazione dei Seymour, legati al nuovo re Edoardo, hanno la meglio. Caterina però rimarrà fino alla morte la regina vedova, facendo in tempo a risposarsi con il suo grande amore Thomas Seymour, che però, più che gioie le darà terribili preoccupazioni e grattacapi, primo tra tutti quello di fare avance non proprio discrete alla giovane Elisabetta, che vive sotto il loro tetto.
Caterina Parr. L’ultima moglie chiude il cerchio della storia di Enrico VIII e delle sue consorti, raccontando, anche, gli ultimi anni di regno del re, l’ascesa al trono del suo unico figlio Edoardo, la giovinezza della principessa Elisabetta, la scelta di instaurare una religione terza rispetto al cattolicesimo e la protestantesimo. Nel libro, infatti, c’è ampio spazio proprio sulla questione religiosa, la sotterranea “guerra civile” tra fautori delle due religioni, tra persecuzioni, chiusura dei monasteri, trattati e discussioni.
Come detto in apertura Caterina Parr fu una donna intelligente, posata, matura, capace di destreggiarsi tra pettegolezzi e intrighi, di sopravvivere a tre mariti, di fare scelte ponderate andando anche contro i propri sentimenti. Sicuramente fu piuttosto scaltra, non sarebbe riuscita a sopravvivere se non lo fosse stata. Sfortunata, anche, nonostante il lato accudente e materno della sua personalità non riuscì ad avere figli e morì subito dopo aver dato alla luce la sua unica creatura.
E Alison Weir è riuscita nell’intento di dare spessore ad ognuna delle mogli di Enrico, celebrandole con accuratezza storica e impeccabile forza narrativa, dando ad ognuna il giusto taglio e restituendoci luci ed ombre di ciascuna.
Caterina Parr. L’ultima moglie di Alison Weir [Katharine Parr. The Sixth Wife 2021]- Superbeat (2022) – traduzione di Chiara Brovelli- pag. 557