Dopo aver conosciuto la storia di Caterina la regina, colei che mantenne per tutto il corso della sua vita la dignità e la regalità che il ruolo richiedeva e aver incontrato Anna, donna di tutt’altra pasta, fiera e determinata anche nella morte, è il turno di Jane. La moglie giudicata a posteriori la più amata, forse perché diede ad Enrico l’agognato erede maschio e la cui morte improvvisa non diede modo al marito di stufarsi di lei e cercare di liberarsene in qualche modo.
Jane appare da subito una ragazza semplice, un po’ scialba, nata in una famiglia numerosa e più che benestante, cresciuta a Wulfhall, una sontuosa tenuta immersa nella campagna del Wiltshire, Jane ha una forte fede che la porterà a tentare anche la via del convento. Fino ai diciotto anni l’unico interesse manifestato dalla ragazza è, infatti, la vocazione religiosa, che tuttavia si infrange con la reale esperienza sperimentata all’interno di un’abbazia. La giovane si rende conto che non è quello il posto per lei, e probabilmente non lo sarebbe nemmeno la Corte ma le consuetudini, le aspettative altrui, le pressioni familiari, la spingono verso quella strada. Infondo il fratello vi è già e là sarà più semplice trovare marito. Jane entra, quindi, nel seguito di Caterina d’Aragona. La regina la colpisce per la sua bontà, per la costante ed irreprensibile attenzione agli altri. La ragazza soffre i suoi infiniti dolori per i tradimenti del marito, per il lento allontanamento dalla vita di corte, per l’atteggiamento che il re ha nei confronti della figlia Maria. Mal sopporta l’atteggiamento sfacciato ed irriverente di Anna, che diventa sempre più presente ed importante, relegando sullo sfondo Caterina. Per Jane, Anna è indegna persino di osare atteggiarsi a regina.
E nonostante venga costretta a lasciare Caterina e ad entrare nel seguito di Anna, per Jane di regina c’è ne una sola ed è Caterina.
Per Jane gli anni trascorsi come dama di compagnia di Anna non sono facili. Con la riforma e la scissione dalla Chiesa di Roma, Jane vede il suo piccolo mondo sconvolgersi e, pur di non essere tacciata di tradimento, deve nascondere la propria fede.
Il suo carattere tranquillo, l’indole riservata, la dolcezza che emana, l’atteggiamento di comprensione verso tutto e tutti non cambiano nemmeno quando il re comincia a corteggiarla, conquistato proprio dal lato più dolce, umano, comprensivo, non entrante di Jane. Dopo i furori di Anna, le sue pretese, il suo continuo intromettersi, Jane appare come un oasi nel deserto.
Oltretutto Enrico è affascinato dalla famiglia di Jane proprio perché così numerosa: il suo sogno di tanti eredi, tanti figli maschi che possano garantire la successione lo avvicina alla ragazza. Crede che lei possa finalmente dargli l’agognato erede e che con lei possa formare quella famiglia che per non è ancora riuscito a realizzare.
«Avete una bella famiglia» disse Enrico a Lady Seymour con aria assorta.
«Ne ho partoriti dieci, signore, e seppelliti quattro, che Dio li protegga. Possiamo considerarci fortunati».
«Oh poter essere un gentiluomo di campagna e avere una casa oiena di bambini e una buona tavola!» sospirò il re.
«Vostra Grazia è destinata a imprese più grandi» gli fece notare Sir John.
«Sì è vero» replicò Enrico. «Ma sono uomini come voi, gentiluomini di campagna, a costituire la spina dorsale del regno: uomini nuovi che mi servono fedelmente e appoggiano le mie riforme»
Anna sorrise di nuovo. Accanto a lei, Jane sentì padre James irrigidirsi. Capì che il re, pur essendo un ospite allegro, capace di far sentire a suo agio gli altri, sotto la bonomia che mostrava non era un uomo felice. Lo aveva visto guardare i suoi fratelli, dicendosi forse che , alla sua età, anche lui avrebbe dovuto avere figli sani come quelli. Se la buona regina fosse riuscita a darglieli, lei sarebbe stata seduta al suo fianco, oggi, invece di languire nel castello di Kimbolton.
Nonostante Jane non brilli per determinazione o audacia, ha le sue idee: non ama la riforma della chiesa, la chiusura dei monasteri e delle abbazie, il rinnegare il Papa e di conseguenza la vera religione.
Aborrisce la condanna di Anna e dei gentiluomini coinvolti nelle presunte relazioni della regina e poi quella di Margareth Douglas, figlia della sorella di Enrico VIII Margherita Tudor, imprigionata nella Torre per la sua relazione segreta con Thomas Howard, duca di Norfolk, rimane sconvolta anche della condanna e uccisione di Master Aske e soprattutto non capisce l’atteggiamento di Enrico verso la figlia Maria.
Alison Weir sceglie di raccontare una una Jane familiare ma anche inedita. Dopo gli anni passati con Caterina e la sua affezione alla regina e lo sgomento dell’allontanamento della stessa e la presenza sempre più arrogante e totalizzante di Anna, Jane, quando il re inizia a rivolgerle attenzioni, inizia a pregustare la caduta di Anna Bolena, a fare calcoli, a capire che lei e solo lei potrà ridare a Maria, figlia di Caterina, non solo una famiglia ma un ruolo sullo scacchiere europeo e che solo lei potrà riportare la vera fede in Inghilterra.
Jane Seymour è una figura storica, la cui vita sembra essere avvolta quasi nel mistero, dal momento che non ha lasciato dietro di sé scritti, lettere, diari o prove tangibili in grado in qualche modo di svelare la sua vera personalità.
Alison Weir, nonostante lo studio puntiglioso e la ricerca metodica, nel tratteggiare il ritratto della terza moglie di Enrico VIII deve ricostruisce la vita di una donna di cui si sa ben poco, colmando le lacune con le impressioni di coloro che la circondarono o tramite la fantasia dell’autrice stessa (come spiegato dalla stessa Weir in una nota al termine del volume). Questo lascia spazio a domande su come fosse in realtà: ingenua o prevaricatrice? Innamorata o spinta dal potere come altre prima di lei? Jane Seymour è stata davvero la regina più amata da Enrico VIII? Probabilmente un balsamo dopo il burrascoso passaggio di Anna Bolena. La giovane Seymour aveva un carattere modesto, tranquillo, fedele, non prevaricatore, priva della maestosità di Caterina e senza l’audace sicurezza della Bolena, una figura femminile diversa, più mansueta e docile, capace di portare un po’ di pace nel cuore e nel regno del tribolato Tudor.
Alison Weir comunque fa un ritratto verosimile di Jane, cercando di non strafare e non snaturare la sua natura. Pagina dopo pagina seguiamo l’evoluzione di Jane da ragazza giovane, ingenua e indecisa a donna passionale ma pudica, una regina moralmente attenta e con uno scopo preciso, ma anche una moglie timorosa, costretta a calcolare parole e atteggiamenti pur di non perdere l’amore di Enrico, e infine un’eroina morta troppo presto, con la consapevolezza di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per Enrico, per Maria, per l’Inghilterra.
Jane Seymour La regina più amata di Alison Weir [Jane Seymour. The Haunted Queen 2018] – Superbeat ( 2020) – traduzione di Maddalena Togliani – pag. 541