Chi era davvero Messalina?
La storia ci ha trasmesso l’immagine di una donna perversa e dissipata, definita la “meretrice augustea”, icona di perversione, al punto che il suo nome è diventato un epiteto per designare una donna dissoluta e depravata. Una donna che oltre ad avere avuto innumerevoli amanti, si prostituiva nei bordelli dell’epoca, nei quartieri più malfamati e pericolosi di Roma. Secondo Plinio il Vecchio arrivò addirittura a sfidare la più celebre prostituta dell’epoca e vinse, consumando 25 concubitus (rapporti) in 24 ore. Fu proclamata invicta e, a detta di Giovenale, “lassata, viris nondum satiata, recessit” (“stanca, ma non sazia di uomini, smise”). Diventata imperatrice al fianco di Claudio, dopo la congiura che detronizzò e uccise Caligola, fu uccisa per ordine del marito dopo aver inscenato un matrimonio con l’amante.
Antonella Prenner, docente di Letteratura Latina all’Università Federico II di Napoli, tramite un ricco e sapiente uso delle fonti letterarie e storiche, immerge il lettore in un affresco vivido di un mondo eterno e lontano, la Roma imperiale del I secolo d. C., dove gli intrighi di corte dominano la scena, i sospetti sono sempre presenti e l’ombra della congiura è tangibile, ridando spessore non solo a Messalina, ma anche agli imperatori Caligola e Claudio, ad Agrippina, al giovanissimo Nerone, al filosofo Seneca.
In questo romanzo crepuscolare, ci restituisce il ritratto di una ragazza bellissima, orfana troppo presto di un padre idealizzato fino all’eccesso; con una madre ambiziosa e totalmente disinteressata della figlia; un patrigno arrivista che non perde occasione per usare la sua bellezza e freschezza per salire la scala sociale. Sposa, per ordine di Caligola, a quattordici anni, un uomo di ben trent’anni più anziano di lei, Claudio, che oltre all’età, era balbuziente e zoppo, e considerato dalla sua stessa famiglia impresentabile. L’uomo non riuscirà mai a farsi amare né a creare un legame affettivo con la moglie, nonostante l’amore sincero che nutre per lei.
L’autrice pone l’accento sulla giovinezza e fragilità di Messalina, una ragazza abbandonata a se stessa, schifata dall’ambiente di corte, dalla follia di Caligola, dall’ambizione smodata della sua stessa madre, gelosa di Agrippina e di suo figlio Nerone, desiderosa di trovare un ruolo e di essere considerata non solo per la propria bellezza. Irrequieta e insoddisfatta, profondamente infelice, alla disperata ricerca d’amore e di autoaffermazione, trova, però, proprio nella bellezza uno strumento di potere, ed arriva ad usare il proprio corpo per ricavare piacere, non tanto dall’atto in se, ma per il potere che si sprigiona nell’assoggettare un uomo alla propria volontà. Un mezzo anche per umiliare il marito, come si è sentita umiliata da lui attraverso quelle nozze indesiderate. Tutta la sua breve vita diventa, allora, una furiosa e cieca lotta per far sentire il suo risentimento, vendicarsi di chi non soddisfa i suoi capricci o i suoi desideri e lasciare un’impronta nell’eternità. E il modo di farlo, la crudeltà con cui esercita il potere dissennato la fa a poco a poco precipitare nella follia. Da ragazza che lotta per affermare la propria identità a donna sanguinaria e vendicativa che decide di esercitare il potere a modo suo.
Una donna fragile, soprattutto nel senso di incapace di adattarsi alle circostanze, di prendere il meglio da quello che la sua situazione poteva offrire, terribilmente infelice, schiacciata da un fato disegnato dagli altri, desiderosa di indipendenza, incapace di piegarsi alla volontà degli altri, desiderosa di provare agli altri e a se stessa il proprio potere e di sentirsi padrona del proprio destino. Il suo destino è simile a quello che ha inghiottito Giulia, figlia dell’Imperatore Augusto e della sua prima moglie, Scribonia: donne ribelli e mai remissive, che non si piegano ad un destino disegnato per loro.
Antonella Prenner ha la grande capacità di ridare umanità ad una figura che è stata consegnata alla storia come una delle peggiori donne mai nate. Condannata – probabilmente per gelosia dalla scaltra Agrippina, che diventerà la seconda moglie di Claudio e permetterà così al figlio Nerone di essere successore di quest’ultimo – alla “damnatio memoriae”, cioè ad essere cancellata dalla storia. E non bisogna dimenticare che l’oblio era per i Romani la pena peggiore a cui essere sottoposti, perché volevano lasciare traccia di sé e volevano che la grandezza dell’Urbe risplendesse per sempre.
Ho avuto modo di ascoltare la presentazione dell’autrice e mi ha colpito, oltre che la grande cultura e preparazione della professoressa Prenner, l’entusiasmo, la passione con cui ha parlato di questo libro, dei suoi studi. La voglia di rimanere fedele alle fonti e restituire al lettore moderno un’immagine il più possibile reale della donna Messalina, restituendo alla stessa la sua umanità calpestata da coloro che ne scrissero dopo la sua morte.
Un’ultima curiosità sul titolo. Il canto di Messalina non è tanto legato ad una canzone, come potremmo pensare, perché “cantus” in latino significa incantamento, incantesimo, un termine legato alle formule magiche delle streghe, quello che serve per uscire da se stessi. E l’autrice, nelle ultime pagine, ha voluto immaginare la morte di Messalina come uscita da se stessa verso un futuro migliore.
Gli occhi spalancati risplendevano, e lei volò dagli inferi della sua vita verso gli astri, eccomi padre!, aspettami accanto alla luna, e raccontò alle stelle del firmamento la sua infelicissima storia, l’amore anelato e perduto, e l’universo intero pianse con lei.
E in tutte le notti d’autunno, quando il plenilunio è diamante, dal cielo alla città, all’arco di Augusto e all’inferno dei tuguri, al Palazzo e alla famiglia che perisce di potere, ai colli, al Tevere, e alle ali dei candidi gabbiani e degli uccelli neri che dormono tra le chiome dei pini, stanchi delle danze del tramonto, e infine al mare, che invece come lei non dorme mai, Messalina sorride, e intona il suo canto.
Il canto di Messalina di Antonella Prenner – Rizzoli (2022) – pag. 447