La ferrovia sotterranea

Cora è una randagia, una giovane senza famiglia, senza legami, vista con sospetto anche dagli altri schiavi della piantagione. Sua madre Mabel è l’unica ad essere riuscita a fuggire senza essere stata più riacchiappata, diventando così una sorta di mito vivente. Scapperà anche lei per sfuggire alla violenza cieca non solo del padrone, ma anche dei suoi compagni di sventura. Inizierà un viaggio che la porterà di stato in stato, venendo a contatto con società diverse in cui la diffidenza verso il diverso assumerà nuove forme di discriminazione.

Un romanzo strano, stratificato, in cui reale e verosimile si mescolano – ad esempio la ferrovia sotterranea, come gruppo che aiutava i fuggiaschi a raggiungere gli stati dove la schiavitù era stata abolita, è realmente esistita, ma non la ferrovia fisica con binari e treni.

Ci sono momenti drammatici, scene di indicibile violenza, passaggi particolari, elementi distopici, punti pregni di significato su cui ragionare per capire il perché ci sia ancora chi considera le persone di colore diverse, inferiori, di serie B e trova tale inferiorità confermata dalla Bibbia e dall’affermazione che i figli di Cam erano maledetti, con la pelle nera e la coda.
Eppure è difficile empatizzare con Cora, seppure la sua sofferenza, il suo dolore di donna sola, con un’atavica paura e continui incubi, ci faccia capire perfettamente lo stato d’animo della protagonista.

Alla fine della lettura e dopo la discussione con le altre ragazze del gruppo, la sensazione è che Whitehead non sia interessato a raccontare la storia di Cora, ma a fare di Cora un archetipo, una sorta di guida in un allegorico viaggio negli inferi, un monito anche su quanto la libertà non sia di facile apprendimento.

Un romanzo che è metafora, nonché denuncia del sistema, che sottolinea l’ipocrisia imperante negli Stati Uniti ed evidenzia come il razzismo esista, spesso, in forme subdole e mascherato da qualcos’altro.

I bianchi erano arrivati in quella terra per ricominciare da zero e sfuggire alla tirannia dei loro padroni proprio come gli schiavi si erano liberati sfuggendo da loro. Ma gli ideali che avevano sostenuto per se’ li negavano agli altri.

Un libro imperdibile soprattutto per la valenza delle questioni che solleva.
Proprio per questo è un romanzo che meriterebbe una rilettura per capire meglio tutte le metafore e i sottotesti ivi racchiusi.

La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead – Big Sur edizioni (2017) – pag. 376

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *