La nascita di una nazione

Ah Boon nasce in un villaggio di pescatori e il suo destino, come quello del padre e del fratello, è già segnato: deve montare su una barca e gettare le reti perché il mare e la pesca sono la loro unica fonte di sopravvivenza.

Peccato che il bambino tema il mare, l’oscurità delle acque profonde che celano chissà quali pericoli, le ombre che vede muoversi sotto la barca. Ah Boon cela in sé però un dono incredibile: quello di captare la presenza di isola, più o meno grandi, piatte, sabbiose, rocciose, con scogliere a picco sul mare o piene di vegetazione. Isole che nessuna carta nautica né memoria dei pescatori ha mai visto o conosciuto. E quando queste isole “appaiono” il mare brulica di pesci e le reti si tendono nel contenerne così tanti.

Inizia con un evento che ha quasi del misterioso Il pescatore di isole di Rachel Heng nata e cresciuta a Singapore che con questo intenso romanzo intreccia la storia di un ragazzo pieno di sogni che dovrà scontrasi con la dura realtà con quella della indipendenza e la crescita della isola che le ha dato i natali.

Ah Boon infatti sfuggirà ad un destino già scritto per frequentare la scuola, dove conoscerà Siok Mei, la ragazza che rappresenterà per tutta la vita il suo centro, la sua pace e il suo tormento.

Con le altre femmine però, Ah Boon non aveva mai provato questo misto di desiderio e paura; non aveva mai avuto la sensazione che aprissero una finestra su quale altro vasto mondo. Le ragazze che conosceva rispondevano perfettamente ai canoni del villaggio. Come lui smistava nel pesce, giocavano a campana e con le biglie, con un sorriso spigliato alludevano a un futuro che le vedeva sposate insieme a pescatori come i loro padri. Siok Mei, invece, non giocava. Il più delle volte si sedeva all’ombra di un cocco, a leggere uno dei volantini che si faceva dare dal maestro Chia.

Nel frattempo la Storia incombe, l’avanzata dei giapponesi, la dominazione su gran parte della Malesia e Thailandia, la fame, gli orrori nei confronti della popolazione.

E alla fine della guerra la voglia di indipendenza dagli inglesi, ma anche la sempre maggiore influenza della Cina, gli scontri per l’indipendenza, l’annessione alla Malesya e la successiva indipendenza.

E nel vorticare di questi avvenimenti Ah Boon e Siok Mei saranno uniti da un’amicizia speciale, da un legame fortissimo che però non reggerà agli urti della vita e alle divergenze di pensiero e di idee.

L’immagine che serbò fu questa: Siok Mei che, ancora lontana dall’essere una rivoluzionaria, dal subire minacce di morte e di incarcerazione, dal guidare gruppi di lavoratori rabbiosi o di spie sovversive, bambina come lui nel cuore di una foresta incontaminata di un’isola misteriosa, gli porgeva la mano. Siok Mei che gli offriva qualcosa. Sul palmo aperto, un seme dell’albero della gomma. Piccolo, rotondo, così simile a un minuscolo uovo.

Rachel Heng è brava a fondere la storia di Ah Boon e della sua famiglia con la serie di avvenimenti che coinvolsero Singapore dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1965 anno dell’indipendenza. E a raccontare gli enormi cambiamenti che coinvolsero e soprattutto stravolsero l’isola: dai villaggi di pescatori fatti da capanne con il pavimento in terra e il tetto di lamiera ai grattacieli che toccano il cielo in una delle più incredibili metropoli avveniristiche che esistano; da una vita scandita dai riti della natura, a una società quasi avveniristica; da un’economia basata sulla fruttuosità della pesca ad una sviluppata economia di mercato. Cambiamenti enormi avvenuti nel giro di poche manciate di anni che spezzano la società tra coloro che non riconoscono in tutta quella frenesia e modernità i loro vecchi usi, la loro vita di un tempo e chi invece crede in tutte le opportunità che la ricchezza e il progresso comporta.

Il pescatore di isole mi ha permesso di conoscere un pezzo di storia che sinceramente non conoscevo. Ciò nonostante devo dire che ho trovato la storia di Ah Boon altalenante, a parti davvero appassionanti e commoventi, la descrizione della famiglia, il legame con il padre, la figura dello zio strettamente legata alle tradizioni e al modo di vivere dei propri avi, si alternano momenti in cui l’autrice tende a perdersi in lunghissime descrizioni sulla situazione politica, che però, rimane agli occhi di uno che è totalmente digiuno della materia, sempre piuttosto fumosa e contorta. Ho fatto fatica a stare dietro a tutti i rivolgimenti politici, le proteste, le repressioni, alla fine avrei voluto saperne di più anche per capire meglio l’evoluzione del protagonista, desideroso di lasciarsi alle spalle una vita dura e faticosa e approfittare di quanto il progresso possa offrire.

Il pescatore di isole di Rachel Heng [The Great Reclamation 2023] – Piemme (2023) traduzione di Federica Merani pag. 477

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